Riforma Bernini dell’università: la campagna 90%
Ad inizio giugno un fulmine si è abbattuto sull’università italiana.
La ministra Anna Maria Bernini ha annunciato che il governo sta lavorando ad una nuova riforma onnicomprensiva dell’università. Dal reclutamento al precariato, dalla didattica alla governance, il governo Meloni non vuole perdere l’occasione di ridisegnare il funzionamento degli atenei.
Il fatto che la coalizione di governo sia la stessa che portò all’emanazione della riforma Gelmini non lascia chiaramente presagire nulla di buono per le decine di migliaia di precari che mandano avanti gli atenei.
Nonostante latitino informazioni dettagliate, la possibilità di un’ennesima tagliola sulle risorse allocate, l’ultima volta tagliarono circa 8 miliardi, e l’annunciata moltiplicazione dei contratti precari hanno giustamente destato l’allarme.
L’associazione dottorandi italiani (ADI) ha lanciato una campagna dal nome “90%”, al fine di sottolineare come il 90% di coloro che conseguono un dottorato siano presto o tardi espulsi dal sistema universitario.
In attesa di capire entità e portata della riforma, rimandiamo al sito della campagna: https://novantapercento.com/
Tuttavia, ci sembra opportuno avanzare almeno una considerazione.
Il ripristino delle regole di bilancio del fiscal compact dopo la sospensione “pandemica” impone all’Italia di programmare all’interno del documento di economica e finanza (DEF) un rientro di circa 15 miliardi di euro rispetto al bilancio di quest’anno.
In soldoni, significa che servono 15 miliardi solamene per lasciare tutto com’è senza realizzare nessuna delle idiote e inique politiche economiche progettate da Meloni&co. Quindi, sarà necessario trovare 15 miliardi semplicemente per riprodurre il taglio dell’irpef di quest’anno, la flat tax per le partite iva, quota 102 per le pensioni, per citare provvedimenti più noti e costosi.
L’università post-riforma Gelmini è stata talmente dissanguata e chi ci lavora guadagna così poco e precariamente (oltre il 40% della didattica è svolto da personale non di ruolo) che sarà difficile sottrarre troppe risorse in termini assoluti.
Tuttavia nella crisi fiscale italiana, la destra dovrà trovare dei soldi. Quale occasione migliore per distruggere definitivamente l’università pubblica?
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