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Assemblea nazionale Non Una Di Meno a Pisa

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Oggi si è svolta in piazza XX settembre a Pisa la conferenza stampa di lancio dell’assemblea nazionale di Non una di Meno che si terrà nella cittadina toscana il 14 e 15 ottobre presso il Polo universitario Porta Nuova. Di seguito riportiamo l’appello di convocazione dell’assemblea che ben riassume il percorso cittadino della rete e invitiamo tutte e tutti a partecipare.

Appello per l’assemblea nazionale di Non Una Di meno a Pisa

Un anno di non una di meno a Pisa, in Italia e nel mondo
È passato un anno da quando Non una di Meno ha iniziato a vedersi, confrontarsi e redigere il Piano Femminista contro la violenza. Nel corso di quest’anno Non Una Di Meno ha costruito tre date di mobilitazione internazionale, 4 assemblee nazionali con migliaia di partecipanti, assemblee territoriali attive in tutta Italia. La stesura del piano femminista dal basso attraverso gli 8 tavoli tematici contro la violenza e la costruzione dello sciopero dal lavoro produttivo e riproduttivo dai generi e dei generi sono stati i vettori trainanti dell’attivazione di migliaia di donne.
Anche a Pisa a partire da quest’autunno abbiamo iniziato a confrontarci sui temi del Piano Nazionale contro la violenza. La nostra rete è composta da tante anime differenti che hanno imparato a conoscersi e unirsi per un obiettivo comune. Nell’invitare tutt* all’assemblea nazionale di Non Una di Meno nella nostra città, abbiamo deciso di raccontare la nostra esperienza cittadina, per condividere riflessioni, emozioni, e prospettive.

Ni una menos : una marea globale
La marea globale di Ni Una Menos ha scosso profondamente il mondo intero. Da quando nel 2015 in Plaza del Congresso a Buenos Aires e in centinaia di altre piazze argentina, migliaia di donne si sono radunate per organizzarsi ed unirsi contro la violenza sulle donne, le porte si sono aperte per una rivoluzione femminista globale.
Il 26 novembre a Roma, 250.000 persone sfilano in corteo per le strade della capitale. La marea inonda la città e il paese. Non riusciamo ancora a trovare le parole per descrivere l’incredibile potenza collettiva che abbiamo percepito quel giorno. La nostra storia inizia lì, con i nostri passi che procedono decisi lungo le strade di Roma, insieme a quelli di tante che non avevamo mai incontrato, a fianco dei familiari, degli amici, delle amiche delle donne uccise dalla violenza,vicino a tutte quelle che da sempre rendono vivi luoghi di mutualismo e supporto per le donne, per i/le omosessuali, per i/le trans, per tutti i soggetti non conformi.

Lo sciopero globale dell’8 marzo
Tante e complesse assemblee per costruire la giornata di mobilitazione, la rete Non Una di Meno a Pisa sconta ancora molte difficoltà e limiti. Molte di noi si conoscono già da tempo, hanno partecipato insieme ad altri movimenti in città e in Italia, venendo da percorsi politici diversi. Alcune si affacciano per la prima volta su questo composito e complesso panorama di realtà cittadine. Nuovi collettivi transfemministi queer nati in città costruiscono la rete insieme a realtà con più anni alle spalle.
Le cose sono andate avanti: da anni Pisa non vedeva una giornata di mobilitazione come quella dell’otto marzo, dove si sono incrociati percorsi vecchi e nuovi ed altri ne sono stati tracciati. Iniziata con lo sciopero delle lavoratrici delle pulizie dell’ospedale in un continuo di iniziative sino al corteo di migliaia di persone, aperto dai centri antiviolenza attivi da anni sul territorio, seguiti dalle donne che questa città la abitano, che hanno riscontrato sul proprio corpo i mille volti della violenza di cui il movimento tutto ha parlato. Un soggetto chiaro ma con confini labili, dai tanti volti e dall’irriducibile trasversalità.
È stato il riconoscersi in una condizione comune e nella volontà di rifiutare i soprusi che ad essa vengono collegati. E da questa condizione comune siamo partite, incrociando i nostri passi che con nuovo ritmo hanno invaso la città di Pisa, segnalando le farmacie obiettrici di coscienza, luoghi in cui il pink washing è pratica quotidiana, i luoghi della precarietà lavorativa e sociale, i palazzi vuoti tolti alla città e la forte militarizzazione delle strade al grido “le strade sicure le fanno le donne che le attraversano”.
Una giornata di cui il corteo è stato solo il momento finale. Lo sciopero femminista e’ iniziato la mattina con azioni e incontri dislocati in città: sanzionamenti e blocchi degli ospedali, prima dalle lavoratrici in lotta della Sodexo, poi per fare luce sul diffuso fenomeno dell’obiezione; incontri pubblici organizzati dai centri antiviolenza; momenti di educazione alle differenze per bambin*; consultori in piazza; una biciclettata per rinominare le strade e le statue di Pisa, che vedono solo nomi maschili. È cosi che dalle prime luci del giorno, Pisa si e’ tinta di fuxia.

Le nuove occupazioni femministe a Pisa
Questo percorso ha inciso così tanto sulla città e sulle persone che la vivono che si è sentito il bisogno di aprire nuovi spazi e di connotare quelli già esistenti in un ottica transfemministaqueer. Una rivoluzione che ha inciso sulle nostre vite personali e suoi luoghi che attraversiamo. Per questo la primavera ha visto l’apertura di due spazi: la Mala Servanen Jin – Casa delle Donne che Combattono l’8 marzo e la Limonaia – Zona Rosa il 7 Aprile. L’autogestione, con la conseguente creazione di servizi dal basso che rispondano ad esigenze reali, è una pratica femminista, così come il riaprire spazi affinché siano attraversati e vissuti da tutt*. Oltre alle due occupazioni in città viene aperto uno spazio d’ascolto curato dal collettivo Quersquilie, dedicato a giovani e adolescenti LGBTQI, un centro dove poter essere ascoltat* riguardo a questioni di genere e di orientamento sessuale.
I due spazi diventano safe, spazi aperti a tutte e tutti. Mentre alla Mala Servanen Jin dopo ingenti lavori di ristrutturazione dello spazio, trovano casa alcune donne in emergenza abitativa, e iniziano percorsi di riflessione e lotta sul terreno del welfare, alla Limonaia viene aperta la consultoria autogestita e lo sportello legale di Obiezione Respinta, entrambi con il supporto di due altre realtà della rete cittadina, il centro anti-violenza “Casa della Donna” e l’AIED.

Dagli sgomberi alle rioccupazioni: una rete che cresce
Verso fine mese la Limonaia riceve la notizia dell’ordine di sequestro e si prepara ad uno sgombero. Viene convocata una grande assemblea cittadina dal titolo: “Chi decide ?”. Tutte le realtà della città rispondono alla chiamata, il tema della giornata è quello della decisionalità. Chi decide sui nostri corpi, sui nostri spazi, sulla nostra città? A partire dai percorsi di autodeterminazione nell’ambito della salute, riflettiamo in quanto soggettività i cui corpi sono sempre stati terreno di conquista, sullo stato dell’arte dei servizi che riteniamo carenti nella nostra città e sui quali l’amministrazione ha disinvestito. Prende parte alla giornata anche il neo-nato collettivo Migranti di Pisa, nato dai centri d’accoglienza, che già aveva organizzato alcune iniziative nel giardino della Limonaia Zona Rosa, dentro la mobilitazione femminista, a partire dalla comune condizione di subalternità.
Di lì a poco la Limonaia viene sgomberata ma l’umore non si abbassa. Il percorso Chi Decide, iniziato dentro lo spazio, prosegue fuori, più precisamente in piazza davanti al Comune di Pisa, quando è ormai chiaro a tutt*che è arrivato il momento di chiedere conto al Sindaco, fino ad allora rimasto estremamente silenzioso, del futuro dei nostri e degli altri spazi della città. Arriva anche lo sgombero della Mala Servanen Jin. Ci ritroviamo tutte, proprio tutte, lì davanti, insieme di fronte alla celere. Ancora insieme, dopo le cariche violentissime che tutte e tutti hanno poi visto nei video diffusi quel giorno.Da lì la mobilitazione riparte e la rete Non Una Di Meno torna a crescere in fiducia, in rapporti, in capacità di costruzione collettiva.
Dopo gli sgomberi i vari laboratori, sportelli, eventi, aperitivi si svolgono nelle piazze e negli spazi occupati che hanno offerto una casa temporanea ai progetti. Continuano le lotte femministe sui luoghi di lavoro e per il diritto alla casa e all’autodeterminazione, contro un sistema welfaristico che riproduce sistematicamente subalternità. Altro momento fondamentale per riflettere insieme su come costruire ogni giorno gli spazi safe che attraversiamo e’ stata la due giorni transfemministaqueer de La Collettiva, che è proseguita con riflessioni sul genere e sulla sessualità, sulla pornografia fino alla violenza che le donne subiscono nelle aule di tribunale.
Proseguono intanto le assemblee e le iniziative in piazza davanti al Comune e cresce il bisogno di dare corpo a questo intreccio di lotte,dalle battaglie sul diritto all’abitare, alla questione della salute, a quella degli spazi, alle condizioni di vita nei centri d’accoglienza. Nasce così l’idea di costruire un corteo cittadino il 10 giugno, raccogliendo la data lanciata dal movimento di lotta per la casa cittadino, in cui tutte le vertenze e soggetti potessero camminare insieme. Dieci giorni prima del corteo le compagne della rete Non Una Di Meno riaprono tutte insieme la Mala Servanen Jin. Il 9 giugno le stesse compagne, tutte insieme, riaprono la Limonaia – Zona Rosa. Il 10 giugno alla manifestazione chiamata «Decide la città», un grande striscione fuxia dice: sui nostri corpi e sui nostri spazi decidiamo noi, firmato Limonaia – Zona Rosa e Mala Servanen Jin riaperte.

Non una di meno Pisa riparte
Tra sgomberi, iniziative e cortei i ritmi imposti dagli eventi si fanno frenetici e diviene, in questo periodo, sempre più difficile confrontarsi: riaffiorano tensioni e incomprensioni. A termine del periodo delle rioccupazioni, la rete decide di riunirsi. Sedute in cerchio, esauste alla fine di una anno di mobilitazione permanente,parliamo senza peli sulla lingua: le criticità sono messe a nudo, senza tattiche, perché l’unica cosa che tutte avevamo da perdere era la rete stessa, che però al contempo non avrebbe potuto continuare senza una condivisione più profonda, più intima, più cruda. Quella sera i dubbi che ci avevano divise, insieme alle fragilità che tanto avevamo cercato di nascondere,ci hanno fatto ritrovare vicine, empatiche e complici nella decisione di continuare una lotta comune. É per questo, che anche oggi, mentre scriviamo questo appello non nascondiamo le difficoltà e le tensioni che ci sono state: è anche grazie a queste che oggi siamo qualcosa di molto diverso da quando siamo partite. Oggi crediamo che le nostre debolezze e insicurezze non sono tali se le mettiamo insieme: siamo donne unite dalla forza di voler reagire. Sta in questi gesti, in queste mutazioni radicali del nostro modo di stare insieme e di lottare insieme che Non Una Di meno Pisa ha saputo costruire una rete femminista che è anche rete di solidarietà.
Mentre in queste calde settimane di sgomberi italiani anche i nostri spazi sono a rischio, non riusciamo però a trattenere l’emozione all’idea di ospitare in questa città l’assemblea nazionale di Non Una Di Meno per costruire insieme la giornata di mobilitazione del 25 novembre. Per questo invitiamo tutte e tutti a costruire con noi le giornate dell’assemblea nazionale, il 14-15 ottobre.
Prima di quella data, saremo impegnate come tante della rete Nazionale nella costruzione della giornata del 28 settembre, giornata mondiale per l’aborto sicuro, un tema lungamente affrontato nel tavolo “salute”, un diritto assolutamente non garantito. Perché privare le donne della possibilità di scegliere sul proprio corpo e’ violenza di genere.

Non Una di Meno Pisa

 

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pubblicato il in Intersezionalitàdi redazioneTag correlati:

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