Storie di ordinaria globalizzazione
di DAVIDE GALLO LASSERE e MARTA LOTTO (Commonware – Effimera)
Da giorni si susseguono i tentativi di superamento del confine sul litorale italo-francese, tra Ventimiglia e Mentone. Centinaia di migranti, accampati nell’ultima stazione ligure, cercano di oltrepassare la frontiera singolarmente o alla spicciolata, col treno o a piedi, sotto lo sguardo di residenti e turisti. In pochi ci riescono, gli altri, invece, sono bloccati e rispediti indietro. Un gioco sfibrante, nel vuoto istituzionale e organizzativo, che produce vicende laceranti: lui qui, lei a Nizza, il figlio a Parigi. Le autorità italiane chiudono tutti e due gli occhi, mentre quelle francesi rimangono allertate giorno e notte: pattugliano il lungomare e il centro città e si danno il cambio-guardia a ripetizione sui due ponti di collegamento con l’Italia.
Una storia che va avanti almeno dal 2011, con picchi periodici, come in questo momento. Dopo 5/6 giorni di tentativi sostanzialmente fallimentari, giovedì sera verso le 19h, presi dallo sfinimento, in circa 40 hanno deciso di piazzarsi a ridosso di uno dei due ponti che delinea il confine, in mezzo a uno schieramento di gendarmes e Crs da una parte e a qualche pattuglia di poliziotti e carabinieri dall’altra. Croce Rossa e camperisti a fare da contorno. Nella giornata di venerdì sono in quasi 200.
Tutti giovani, di età media tra i 20 e i 25 anni. Una quindicina le donne, alcune incinte. Si rifocillano quando capita, grazie anche agli aiuti di turisti e passanti. La maggior parte di loro è giunta da meno di un mese. Provengono da tutta l’Africa sub-sahariana: dai campi profughi tra Uganda e Kenya, dalla guerra in Darfour, dall’Etiopia, dal Mali, dal Senegal… Passati per la Libia, hanno proseguito oltre il Mediterraneo. L’Italia l’hanno percorsa in treno, perlopiù autonomamente e individualmente, con la volontà di raggiungere i paesi del Nord attraverso la Francia. Rifiutano di lasciarsi prendere le impronte digitali, al fine di poter domandare i documenti altrove.
Non si immaginano i vincoli di circolazione all’interno dell’Europa e non capiscono come mai la Francia ostacoli il loro passaggio in modo tanto accanito, dal momento che non vogliono soffermarvisi. Hanno scarsi riferimenti del contesto in cui si trovano e chiedono indicazioni sulle strategie da adottare e sul funzionamento delle normative vigenti. Ma sono decisi a non tornare indietro: né a Ventimiglia, né nel resto d’Italia, né alla vita precedente.
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