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Il traffico d’armi non va toccato: portuali del Calp indagati per associazione a delinquere

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Ieri a Genova cinque lavoratori del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali hanno subito una perquisizione da parte delle questura nel solco di un’inchiesta per associazione a delinquere.

L’inchiesta prenderebbe le mosse dalle attività, alla luce del sole, del Calp di contrasto al traffico d’armi con l’Arabia Saudita, di sindacalizzazione ed antifascismo.

Due le tipologie di condotte contestate, da un lato quella antimilitarista in particolare con le manifestazioni e i presidi contro le navi della flotta Bahri, che trasporta armi per rifornire l’Arabia Saudita nella guerra in Yemen, dall’altra quella antifascista con blitz davanti alle sedi di Casapound, Forza Nuova e Lealtà azione, che di fatto sono consistiti in scritte e portoni sigillati con la colla.

E’ evidente che in tempi in cui noti esponenti politici fanno tour in Arabia Saudita per sponsorizzare il regime come un “nuovo rinascimento” la condotta dei lavoratori portuali getta imbarazzo sottolineando la complicità dell’Italia nelle guerre in Yemen e Siria. Dei reati che come dice l’avvocata dei lavoratori coinvolti nell’inchiesta Laura Tartarini solitamente si risolverebbero in contravvenzioni e multe vengono esasperati ad hoc per provare a farli rientrare nell’associazione a delinquere.

“La Procura di Genova sostiene che il Calp si è reso colpevole di avere strumentalizzato la protesta con ‘dispositivi modificati in modo da renderli micidiali’ – spiegano gli attivisti – I bengala e i fumogeni utilizzati dai portuali per attirare l’attenzione sulle navi dalle stive e i ponti piene di armi e esplosivi diretti a fare stragi sarebbero “micidiali”, non le armi e gli esplosivi caricati sulle navi. In realtà il Calp ha usato un’arma “micidiale”, ossia lo sciopero. Questo ha fatto tremare gli armatori e i terminalisti: non i razzi luminosi e i fumi colorati, ma che il traffico criminale di armi non sia solo criticato idealmente ma sia bloccato materialmente dai lavoratori”.

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