Imprese criminali
«Speravo in una pena più giusta. Non ho parole, mi aspettavo più rispetto. Sono molto delusa».
Di Alfredo Facchini da Diogene
Sono le parole sconsolate di Emma Marrazzo, madre di Luana D’Orazio, morta stritolata sul lavoro, all’uscita dall’udienza preliminare dove il giudice ha accolto il patteggiamento dei datori di lavoro della ragazza.
Due anni di reclusione per Luana Coppini, titolare della ditta e un anno e sei mesi per il marito Daniele Faggi, titolare di fatto. La pena sospesa.
Se la sono cavata così – la morte di un lavoratore si può patteggiare – i due principali imputati per la morte di Luana, la giovane poco più che ventenne che morì stritolata dal macchinario dell’orditura in una ditta tessile di Montemurlo, in provincia di Prato, il 3 maggio 2021.
In 14 anni: 15 mila morti. Tutti caduti sul posto di lavoro. Una strage senza fine.
10 milioni gli infortuni. 600 mila all’anno, che sono in media uno ogni 50 secondi.
Spaventoso.
Sono 569 i lavoratori che hanno perso la vita da gennaio a luglio 2022, con una media di 81 morti sul lavoro ogni mese. Purtroppo in questi ultimi mesi sono morti anche alcuni studenti durante l’alternanza scuola-lavoro.
Anche nei primi sette mesi del 2022 il settore “Trasporti e Magazzinaggio” fa registrare il maggior numero di decessi: sono 63. Seguono: Costruzioni (62) e Attività manifatturiere (41).
In Italia gli incidenti mortali sul lavoro sono più numerosi che in altri paesi: circa 2,5 ogni 100 mila lavoratori per anno, contro 1,9 in media nella Ue.
Sempre peggio.
Serve la certezza dei controlli. Più ispettori, turni umani, formazione continua, apprendistato con tutor.
Si chiama legalità del lavoro.
Oggi abbiamo in Italia poco più di 4 mila ispettori del lavoro, tra ex dipendenti del ministero e di Inps e Inail, compreso un corpo ad hoc di carabinieri.
Ogni azienda italiana ha la probabilità di essere controllata dagli ispettori del lavoro una volta ogni undici anni e mezzo.
Una barzelletta.
Va sottolineato che la vigilanza si concentra prevalentemente sulla regolarità dei contratti di lavoro, il pagamento dei contributi e delle assicurazioni obbligatorie.
Su 84.679 ispezioni definite complessivamente da Inl-Inps-Inail, il 69% è risultato complessivamente irregolare, con un incremento in materia previdenziale (+17%) e assicurativa (+42%). Gli indici di irregolarità più elevati si riscontrano nell’edilizia e nel terziario.
Secondo le ultime stime riferite al 2021, il “giro d’affari” dell’economia sommersa, in Italia, vale almeno 203 miliardi di euro. Di questi, oltre 70 miliardi, è nel mondo del lavoro, sotto forma di “vizio del rapporto contrattuale”, e “senza diritti individuali e sindacali” per gli occupati.
Da anni c’è chi rivendica la richiesta della “Patente a punti” per le imprese: chi non rispetta le regole non può partecipare agli appalti, premiando chi invece investe in sicurezza.
Gli organi di vigilanza dovrebbero vedere rafforzato il potere di sospensione delle attività di impresa quando rilevano reati o una quota di lavoratori a nero.
Sarebbe auspicabile una anagrafe nazionale per sapere con certezza quante aziende vengono controllate, quando e – soprattutto – da chi.
Quando una persona muore sul luogo di lavoro l’aggettivo più usato è tragico: una tragica fatalità.
No. È solo l’ultima vittima di imprese criminali che oltre a spezzare vite, lasciano madri, padri, mogli, mariti, orfani troppo spesso soli in balia di una giustizia ingiusta o di una burocrazia malvagia.
«Un’ingiustizia fatta a uno è una minaccia per tutti». [Montesquieu]
Alfredo Facchini
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