Lombardia: musei chiusi per sciopero contro il nuovo contratto del personale in appalto
Un importante sciopero sta coinvolgendo il personale in appalto di alcuni musei della regione Lombardia dopo che la nuova cooperativa subentrante ha proposto un contratto di 5€ lordi l’ora (con il 33% di ribasso sull’appalto). Di seguito riprendiamo due interessanti comunicati di Mi riconosci? sulle mobilitazioni.
Quattro musei statali chiusi perché il personale in appalto si rifiuta di firmare il nuovo contratto. È accaduto in Lombardia, oggi.
Sono rimasti chiusi il Museo della Certosa di Pavia; il Museo Archeologico Nazionale della Lomellina a Vigevano; il Museo Nazionale di Preistoria e Protostoria e il Parco Nazionale delle incisioni rupestri della Valle Camonica, entrambi siti Unesco. Mentre il Museo Archeologico Nazionale di Cividate Camuno, sempre in Val Camonica, ha aperto oggi grazie all’aiuto di personale interno al MiC, perché anche lì i lavoratori in appalto non c’erano.
Il quadro che vi descriviamo lascia stupefatti, conoscendo la bassa sindacalizzazione e bassa conflittualità del settore in cui operiamo. Ma le cose cambiano, perché a forza di tirare, a volte le corde si spezzano.
Vi raccontiamo cosa sta accadendo, partendo dalle parole dei lavoratori della Valle Camonica che ci hanno contattato mercoledì.
“Domani 1 dicembre dovrebbe subentrare una nuova cooperativa, vincitrice del Bando per l’affidamento del servizio di vigilanza e accoglienza a supporto del personale interno MiBACT presso 10 musei afferenti alla Direzione Regionale Musei Lombardia, valido per un anno, e noi ad oggi non sappiamo NULLA. Dopo sei anni che siamo in servizio negli stessi siti, che abbiamo collaborato a tenerli aperti e abbiamo accolto i visitatori, non sappiamo che contratto avremo dopodomani, quando potremo vedere il contratto, quanto tempo avremo per leggerlo prima di firmarlo (se ne avremo). E nella stessa situazione sono i nostri colleghi degli altri siti lombardi, con cui siamo in contatto. Ci mettono in condizioni talmente precarie da dover sperare di essere riassunti nella nuova cooperativa, perché nemmeno quello è dato per scontato, dopo sei anni, senza porci domande sulla paga oraria, i diritti, la dignità del nostro lavoro. Secondo la Direzione dovremo considerare un miracolo continuare a lavorare e non farci domande su tutto il resto?”
Sono stati convocati poi a leggere il contratto, presso il parcheggio di un centro commerciale, ma non si è presentato nessuno, e il contratto è arrivato via mail alle 21.15. Era peggio del già pessimo CCNL precedente: da un contratto da 6 euro lordi l’ora al contratto servizi fiduciari, 5 euro l’ora. Gli hanno chiesto di firmarlo, subito. Alcuni hanno accettato, come purtroppo accade sempre. Ma altri, decine di altri, no.
E così da due giorni i 4 musei sono senza il personale necessario a tenerli aperti: personale esternalizzato, che neppure dovrebbe e potrebbe occuparsi di aprire, ma la situazione disperata del Ministero lo rende sempre più vitale. Sono chiusi a tempo indeterminato.
Non sappiamo come finirà, loro hanno paura di essere sostituiti, è ovvio, la cooperativa ha buon gioco a chiedere di farla subito finita, non sappiamo ancora quanto otterranno. Ma questi lavoratori ci hanno mostrato cosa sia la dignità, e per la Direzione regionale Musei Lombardia sarà piuttosto difficile salvare la faccia, nonostante abbiano avuto cura di non fare nessun comunicato stampa per comunicare le chiusure (due dei musei chiusi sono patrimonio Unesco, peraltro). Siamo al fianco di queste lavoratrici e lavoratori, al fianco di chiunque non abbassa la testa, e continuiamo a chiedere al Ministero della Cultura e al Ministro Sangiuliano un semplice, banale, necessario regolamento che imponga il contratto Federculture per tutti gli appalti ministeriali: è una questione di decenza, è questione di dignità umana.
Anche oggi tre musei statali lombardi sono rimasti chiusi, e probabilmente lo saranno anche domani, domenica gratuita, perché il personale in appalto si rifiuta di firmare il contratto proposto dalla cooperativa subentrante (5 euro lordi l’ora).
Domani sarà il quarto giorno consecutivo di chiusure e disagi, ma dal Ministero neppure mezza parola per comunicare quanto sta accadendo. Non hanno problemi ad aggiudicare appalti con ribassi ributtanti (questo è stato assegnato col 33% di ribasso) e far lavorare il personale a 5 o 4 euro l’ora. Ma quando qualcuno si rifiuta e ne parla con la stampa, s’imbarazzano, si vergognano, non hanno parole.
“Abbiamo bisogno di fare qualcosa per migliorare una situazione delirante e distorta, in cui lo Stato si appropria di una fetta di patrimonio, la chiude e apre quando meglio crede, e sfrutta i lavoratori attraverso appalti con contratti collettivi inaccettabili.
Più che custodire il patrimonio, l’hanno preso in ostaggio”.
Ce lo scriveva il 30 novembre, poche ore prima che scoppiasse questo sciopero con pochi eguali nel nostro settore, una delle lavoratrici coinvolte. Dopo 3 giorni in cui, invece di ammettere un errore e concedere un salario umano a questa gente, la Direzione regionale Musei Lombardia ha optato per chiusure e silenzi, quella frase si rivela quasi profetica.
Quanto abbandono, quante chiusure, quanto sfruttamento, quanta violenza dovremo sopportare, prima che il Ministero decida di farla finita col sistema degli appalti al ribasso? Quanto?
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