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Razzismo e violenza: l’effetto di Alba Dorata nelle scuole greche

Prendono la discriminazione degli stranieri come un gioco e Alba Dorata come una moda e un mezzo per far paura. Gli studenti del ginnasio e del liceo parlano dei pestaggi dei migranti e dell’approccio dell’organizzazione nei loro confronti.
Si dichiara nazionalista e sostenitore attivo di Alba Dorata. Dimitris è uno studente di IV Liceo, alto quasi 1,80, con un viso infantile e una forte stretta di mano. Membro fondamentale, come dice, del gruppo Unione Nazionalista del Quadrante Periferico Settentrionale, a cui partecipano adolescenti e trentenni. “Avevamo nostri adesivi, scrivevamo slogan. Ma c’era anche qualcuno che andava a pestare gli stranieri ai semafori”, dice.
Nella sua scuola la popolarità di Alba Dorata è aumentata dopo l’ingresso del partito in Parlamento: “una volta andava di moda l’anarchia. Solo ed esclusivamente per andare contro il sistema. E così anche oggi ci sono molti giovani che sono nazionalisti. Arrivano vestiti con le felpe dell’esercito o le magliette di Alba Dorata. Forse lo fanno per le ragazze”. Questa tendenza ha iniziato a verificarsi nella sua zona dopo le elezioni comunali del 2010: da allora, spiega, in ogni classe ci sono almeno tre o quattro ragazzi di estrema destra.
L’espansione di Alba Dorata nelle scuole non si ferma al suo quartiere. Dall’altra parte di Atene, nell’Attica Occidentale, mi aspetta a dieci passi dal portone della sua scuola Apostolis con i suoi amici. Qui ha partecipato al suo primo attacco. Mani in tasca e barba da adolescente, a 15 anni se ne va in giro a pestare i migranti: “qualsiasi pakistano vediamo gli corriamo dietro” dice “a farlo ci spingono gli stessi motivi di Alba Dorata”. Qui la caccia inizia all’uscita da scuola.
“L’avevo visto laggiù. Gli siamo corsi incontro io e un altro ragazzo e lo abbiamo pestato” racconta Apostolis. “Ne ho picchiati molti. Dieci, quindici. Qualcosa del genere. Se i professori lo vengono a sapere gli dico che sono stato provocato”. Ai pestaggi partecipano anche altri ragazzi, ancora più giovani: “non siamo di Alba Dorata. È una specie di hobby. Chi non ha i documenti le deve prendere”, dichiara il quattordicenne Ghiorgos.
“Prima o poi anche questi ragazzi saranno di Alba Dorata” osserva il diciassettenne Dimitris quando gli racconto questi dialoghi. Casi simili si registrano anche in altre scuole del paese. “Usano il nome di Alba Dorata per spaventare. Lo sfruttano. Vogliono avere il controllo, vigilare sulla scuola. Ad alcuni professori hanno anche detto ‘ti aspettiamo fuori se non ci metti un bel voto”, dichiara un membro della Direzione dell’Istruzione Primaria dell’Attica.
L’avvicinamento – Ufficialmente Alba Dorata nega il suo interesse verso il mondo della scuola. Lo scorso ottobre, dopo uno scontro tra studenti greci e stranieri in una scuola di Iràklion a Creta, la sezione locale del partito ha dichiarato in un comunicato che “non era coinvolta in nessuna azione in alcuna scuola, né accettava minorenni non accompagnati dai genitori nelle proprie sedi”. Ciò nonostante nel settembre del 2008 un articolo sul blog “Contrattacco” (del Fronte della Gioventù di Alba Dorata) spronava alla “lotta nelle scuole, nelle palestre, ovunque vi siano giovani e ragazzi”. Sullo stesso sito sono presenti fotografie di volantinaggi ai cancelli di alcune scuole di Alba Dorata, in  particolare a Drama l’11 ottobre 2010, a Ioànnina il 19 febbraio 2009 e a Ksanthi il 13 aprile 2006.
Due anni fa Dimitris ha visitato la sede centrale di Alba Dorata, dove ogni sabato si incontrano i membri del Fronte della Gioventù. Segue l’organizzazione dal 2008, quando ha visto in televisione gli scontri di Alba Dorata, supportata dai MAT [reparti mobili della polizia greca, n.d.t.], contro gli anarchici. Gli sono sembrati forti, dice. E aggiunge: “forse ha svolto un ruolo importante anche il fatto che sono cresciuto con sentimenti patriottici. Nelle sedi sono amichevoli con te, vogliono attirarti. Mi hanno chiesto il numero di telefono per informarmi degli incontri”. Lo statuto dell’organizzazione dice che possono diventarne membri solo i maggiorenni. Ma Dimitris spiega che in pratica non c’è nessun limite di età, conta come ti presenti: “ti invitano a concentramenti o cortei. Poi valutano se vali abbastanza quando succede qualche casino. E così diventi un membro. Il contributo di 20 euro è per i semplici sostenitori, lo può fare chiunque” dice.
“È dall’anno scorso che pestiamo i migranti”
Con l’apertura delle sedi di Alba Dorata nella periferia settentrionale di Atene sparisce anche l’Unione Nazionalista. Ma secondo Dimitris alcuni ex membri hanno organizzato gruppi più piccoli e continuano a picchiare gli stranieri. “Questo mi ha dato fastidio. Aggressioni come quelle non hanno senso. Se li prendevano ci sarei andato di mezzo anch’io. La linea per i membri è quella di non eseguire attacchi” sottolinea.
Casi simili si osservano anche in altre zone. Tre settimane fa tre studenti greci di un liceo del Pireo hanno prima legato a un albero e poi pestato uno studente delle medie originario dell’India. Hanno ammesso il loro errore, hanno detto che non l’hanno fatto per motivi che riguardano il razzismo e sono stati sospesi dalle lezioni. Ma ciò che ha turbato di più la direttrice Evdoksìa Mandalì è stata l’indifferenza della società: “il fatto è avvenuto a mezzogiorno, in una zona frequentata, ma nessun adulto è intervenuto. Qualcuno ha fatto i complimenti ai ragazzi. Ed è stata simile anche la reazione della madre di uno degli studenti puniti”.
Pochi chilometri più lontano, in una scuola dell’Attica occidentale, la situazione non è molto diversa. “È da un anno che pestiamo gli immigrati”, dice Apostolis, “vedevamo i più grandi farlo. Ci dicevamo di andare anche noi per gioco, ma poi è diventata una cosa consueta”. Alla domanda “cosa rappresenta per te Alba Dorata?” un ragazzo della stessa scuola risponde “solo violenza” e un altro dice “Alba Dorata non minaccia, mena. E così facciamo anche noi”.
Il giornale “Ta nea” ha scelto di non riportare il nome del quartiere per proteggere la scuola e gli studenti. Nemmeno i nomi di questi ultimi sono veri. Alcune parti della registrazione dell’intervista con loro sono disponibili sulla pagina del giornale (www.tanea.gr).
Un’insegnante di questi ragazzi spiega che i suoi studenti “hanno sempre avuto la tendenza a dimostrare che fanno anche loro parte della società, e ora se la prendono con i migranti”. In questa zona c’è un disoccupato quasi in ogni famiglia. Il padre di Apostolis ha perso il lavoro cinque mesi fa. Il figlio incolpa i migranti. Una volta la sua era anche una scuola di atletica. Oggi non c’è nemmeno un professore di musica o di arte. L’anno scorso, quando è stato disposto l’utilizzo di un’aula della scuola per lo svolgimento di corsi di lingua greca per stranieri dopo la fine dell’anno scolastico, molti genitori hanno protestato. Quest’anno i corsi non ci sono stati.
La reazione – Presidi e insegnanti provano a far fronte al fenomeno, in maniera a volte stentata, a volte ben organizzati ma in maniera discreta, per paura di stigmatizzazioni, mentre l’Osservatorio per la prevenzione e la lotta alla violenza nelle scuole del  ministero dell’Istruzione studia iniziative per prevenire le discriminazioni.  Al momento la maggior parte dei casi di violenza razzista nelle scuole vengono affrontati dagli insegnanti con le sospensioni. Apostolis è stato punito con cinque giorni di sospensione. Gli adolescenti che hanno partecipato alla rissa con i loro compagni stranieri a Creta nello scorso ottobre sono stati puniti con l’espulsione.
Nella scuola di Apostolis il personale didattico cerca anche altri modi per fronteggiare la violenza razzista. Almeno dieci dei trenta professori l’anno scorso hanno seguito seminari sull’educazione e la diversità. Hanno sottoposto agli studenti dei questionari e con l’aiuto di uno psicologo valuteranno prima di tutto la posizione dei ragazzi che sono contro l’immigrazione e i migranti. Programmano una visita al Museo degli Esiliati Politici ad Atene: sperano che in questo modo, con il tempo, la caccia al migrante smetterà di essere un gioco.
di Ghiannis Papadòpulos da atenecalling

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