Torino. Arresti e misure restrittive per gli Antifa (aggiornato)
7 le perquisizioni che hanno avuto luogo stamane contro altrettante/i antifascite/i che hanno partecipato alla manifestazione contro Casa Pound del 22/02/2018 “Chi semina odio raccoglie tempesta! Lanciamo la rete staniamo Di Stefano”.
Stamattina perquisizioni e misure cautelari per chi aveva preso parte al corteo antifascista del 22 febbraio scorso. Le persone coinvolte sono sette, tra loro uno studente delle scuole superiori, due studentesse universitarie, un carpentiere e un barista. Alcuni sono militanti del centro sociale Askatasuna impegnati nei comitati anti-sfratto. Per due è stato predisposto l’arresto in carcere, uno ai domiciliari mentre i restanti sono sottomessi a obbligo di firma. Una delle persone sottoposte a misura cautelare è tutt’ora irrintracciabile.
Sfidando freddo e intemperie centinaia di persone si erano riunite per un corteo improvvisato che aveva l’intenzione di contestare il comizio del partitino neo-fascista Casa pound. I neo-fascisti si erano barricati in un hotel a quattro stelle a propagandare la loro guerra tra poveri non potevamo restare in silenzio a pochi giorni dall’attentato neo-fascista di Macerata. Accoltellamento, attentati, finanziamenti occulti, amicizie che contato. Che le istituzioni italiane non vogliano fare nulla contro i neo-fascisti è sotto gli occhi di tutti. Centinaia di agenti in tenuta anti-sommossa si erano allora schierati per difendere il comizio elettorale di Di Stefano e soci. Nessun rimorso, nessuna ipocrisia da parte nostra. Quel comizio era un’indecenza. Abbiamo fatto la sola cosa che era giusta da fare: tentare di raggiungerlo per contestarlo.Il nuovo questore di Torino aveva fatto una figura non proprio brillante e anche i fascisti di Casa pound, a quanto riferisce la stampa, avevano piagnucolato con la polizia sul fatto che gli antifascisti erano arrivati troppo vicini alla sala del convegno. Persino l’ex-premier Matteo Renzi aveva chiesto pene esemplari per i manifestanti. Lamentele che hanno trovato orecchie attente in procura con il PM Rinaudo che fatto scattare in fretta e furia l’operazione contro i giovani che erano scesi in piazza. La legge, insomma, non è poi tanto uguale per tutti, soprattuto se il processo lo fa in diretta televisiva il segretario del Partito democratico.
La guerra tra poveri è l’ultima arma che resta a un sistema marcio per provare a salvarsi. Non ci stiamo e mai ci staremo a restare immobili davanti agli utili idioti che vomitano odio per fini elettorali e per il proprio tornaconto personale.
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Qui l’intervento di Dana del Centro sociale askatasuna ai mocrofoni di Radio onda d’urto
“Il PM, Antonio Rinaudo, ha richiesto l’arresto per tutti i compagni e le compagne dell’Askatasuna, ottenendo la misura del carcere per due di loro, uno dei quali si trova gia in detenzione, l’altro invece non è ancora stato rintracciato, – dice Dana, del Cs Askatasuna – sono state respinte le accuse verso una giovane compagna e verso la maestra Lavinia, che ha perso il lavoro, la questura avrebbe voluto concludere la propria vendetta facendola pure arrestare.”
Il tutto si inserisce in un clima di repressione che da anni viene fatta nella città di Torino.“Dal 2011 in poi, dai fatti della Val Susa e la grande marcia del 3 luglio, c’è stata una sperimentazione, un laboratorio di repressione dettato dalla necessità di piegare quel movimento.” Centinaia sono stati i processi e gli arresti. Parallelamente alla repressione del movimento NoTav la repressione si è spostata anche sulle lotte che vengono svolte nella città di Torino.
“C’è una grossa partita che noi giochiamo consapevoli del nostro ruolo, dei nostri limiti e della nostra forza. Continuando ad avere la volontà di portare contraddizione e provocazione e portare il conflitto dove ha senso che ci sia. E’ l’ennesima operazione per la quale siamo ampiamente preparati e pronti per reagire.”
L’intervista a Dana, compagna del CS Askatasuna. Ascolta o scarica
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