Elezioni Regionali: Rossi presidente. Avanza l’astensione ed emerge la Lega. La nostra analisi sui dati in Toscana e a Livorno
Come di consueto Senza Soste esce il giorno successivo alle elezioni con un articolo che oltre al dato politico cerca di dare anche quello numerico assoluto, perché le percentuali a volte ingannano.
Prima di dare un giudizio politico e numerico delle elezioni bisogna puntare le luci su un prerequisito di tutta l’analisi che andiamo a fare: l’astensione. In Toscana i votanti sono calati in 5 anni dal 60% al 48%, meno 12% che in termini assoluti significa oltre 350.000 elettori in meno.
Il dato nazionale
Ha vinto il Pd di Renzi per 5-2 (che era anche la situazione di partenza) dopo essere passato nel giro di un paio di settimane da pronosticare il 7-0 fino a mettere le mani avanti per un 4-3. L’unica sorpresa è in Liguria dove la destra unita (Forza Italia+Lega) vince contro una candidata Pd debole e senza la stampella sinistra di cui spesso ha goduto il Pd in passato. A livello di partiti invece il Pd è il più votato ma regge bene il Movimento 5 Stelle che è il secondo più votato e che ha retto bene il passaggio interno dalla centralità di Grillo a quello dei deputati televisivi. E questo elemento dà un duplice segnale: il primo è che il Movimento 5 Stelle dipende meno dal suo fondatore, il secondo è che anche in questa tornata elettorale la tv rimane lo strumento egemone nelle elezioni italiane. Un palinsesto tv molto centrato sul dualismo Renzi-Salvini e con i deputati 5 Stelle molto più presenti nei talk show ha sancito che accanto al partito “nazionale” di Renzi siano cresciute solo le altre due forze televisive.
Il dato regionale
In Toscana la vittoria di Rossi non è mai stata in discussione. Ha vinto con 656.000 voti e il 48%. Cinque anni fa di voti ne aveva presi 1.055.000 (59,73%) da cui però sarebbero da togliere i 140.000 della sinistra che era alleata con lui. Regge invece il Pd che passa dai 641.000 voti del 2010 ai 615.000 di ieri. Dal punto di vista politico tutti i poteri forti della regione ed i media erano alleati in un blocco monolitico di una classe dirigente che oggettivamente non aveva una reale alternativa di governo che la potesse impensierire. Dalle banche, alle associazioni datoriali e di categoria fino all’associazionismo diffuso il blocco di potere di Rossi ha retto ed ha poi anche sfondato nella cittadinanza con una campagna fatta di promesse, opere e infrastrutture pompata da giornali e tv.
Al secondo posto la coalizione guidata dalla Lega, con Borghi che si è attestato oltre il 20% (16% Lega e 4% Fratelli d’Italia) con 273.000 voti. La Lega è stata ampiamente sopra il 20% nelle città capoluogo eccetto che a Firenze (16%) e Livorno (14%). Ma il chiaro avanzamento della Lega sia a livello percentuale che mediatico necessita di un approfondimento numerico visto che il partito di Salvini ha cannibalizzato il resto della destra e del vecchio centrodestra. Borghi infatti ha preso il 20% con 273.000 voti, a cui vanno aggiunti i 124.000 e il 9% di Mugnai (Forza Italia). La destra toscana ha quindi preso 400.000 voti quando nel 2010 il solo Popolo delle Libertà (senza Udc) con la candidata Faenzi aveva preso il 34% e 608.000 voti. Quindi con l’avvento della Lega Nord si è estremizzata l’opposizione di destra (conseguenza fisiologica della deriva destrorsa del Pd che con Renzi adotta politiche berlusconiane quindi Salvini deve parlare di rom e immigrazione) ma c’è stata una emorragia di 200.000 voti che si sono sparsi nell’astensione, nel Pd (che infatti in rapporto all’astensione ha perso molto meno degli altri) e nel Movimento 5 Stelle. Lo stesso partito della Lega infatti ha preso 214.000 voti (16%) mentre 5 anni fa ne aveva presi 98.000 (6%). Insomma la Lega avanza pericolosamente ma è sempre lontanissima dai numeri che aveva il PdL di Berlusconi e quindi non è stata ancora in grado di rappresentare tutta quella che era la destra che invece ha trovato sbocco elettorale anche nel Pd renziano e nei 5 Stelle.
Il Movimento 5 Stelle invece si presentava per la prima volta alle elezioni regionali toscane. Il candidato Giannarelli ha preso 200.000 voti e il 15%. Difficile fare raffronti perché l’unico dato regionale esistente è quello delle elezioni politiche del 2013 quando in Toscana presero 532.000 voti e il 24%. Ma in quell’occasione votò il 79% dei toscani. Come dato politico si può dire che i 5 Stelle in Toscana hanno preso sicuramente meno in termini percentuali che in altre regioni come ad esempio nelle Marche (21%) o in Liguria (24%). In Campania ha preso il 18% ma a Napoli è anche il primo partito. Lì però c’è un grosso problema di corruzione e voto di scambio che ha monopolizzato il dibattito politico e in cui giocoforza il M5S riscuote successo.
Infine Sì Toscana a Sinistra e Tommaso Fattori. Sicuramente il risultato a livello regionale è negativo, con 85.000 voti e poco più del 6%. Nel 2010, anche se in coalizione con Rossi, la “sinistra” prese 137.000 voti. La lista è andata in doppia cifra solo in 3 capoluoghi di provincia: Livorno (12%), Pisa e Firenze (10%). In una fase di posizionamento del Pd renziano come partito nazionale alleato di Confindustria, la sinistra toscana non ha saputo guadagnare nemmeno un voto sul Pd, anzi ne ha persi una buona fetta. La cosiddetta sinistra non è andata meglio altrove, anzi. Sia che fosse alleata col Pd che da sola non è andata oltre il 3%. Queste elezioni regionali sanciscono la definitiva sepoltura di una classe dirigente che negli ultimi 10 anni non ha mai saputo guardare oltre “le prossime elezioni”, altro che Syriza o Podemos….
Il dato di Livorno
Dopo una campagna martellante con un improvviso interesse di Rossi per le sorti della costa toscana e di Livorno in particolare, il Pd e il suo candidato hanno portato a casa facilmente il risultato: 43% e 25.400 voti. Se si confrontano con le regionali di 5 anni fa il Pd è calato rispetto ai 31.700 voti del 2010. Alle ultime amministrative del 2014 invece il Pd aveva preso 29.400 voti. Ma vista la bassissima percentuale di votanti la vittoria è stata ugualmente netta.
Al secondo posto Giannarelli e il Movimento 5 Stelle con il 21% e 12.600 voti che a nostro avviso è una sorpresa. Sono sicuramente meno dei 16.000 presi al primo turno delle scorse amministrative quando era arrivato al 19%, ma oggettivamente viste le difficoltà della città e questo primo anno di governo, pensavamo che l’elettorato punisse chi governa (come avviene spesso in questi casi), invece il dato politico è che il M5S ha tenuto ed è andato ben oltre il dato regionale.
Al terzo posto la Lega alleata con Fratelli d’Italia ed il candidato Borghi: 9.400 voti (16%) di cui 7.600 (14%) portati in dote dal partito di Salvini. Un dato sicuramente nuovo per una città come Livorno che però non può essere immune da una dinamica televisiva come è quella della Lega Nord. A Livorno non esiste infatti un gruppo riconoscibile della Lega, così come nessuno conosceva i candidati. È stato l’unico partito a non attaccare nemmeno un manifesto e a non scrivere nemmeno un comunicato. Infatti Livorno è il capoluogo di provincia dove la Lega ha preso meno di tutti (14%), ma di fronte ad un martellamento mediatico di 18 ore al giorno con Salvini in ogni tg e in ogni talk show è naturale che anche non esistendo, si parta da percentuali in doppia cifra. Come per il dato regionale però c’è da fare il raffronto con la destra berlusconiana. Nel 2010 la Faenzi (PdL) prese a Livorno 25.000 voti e il 25% e la Lega 2.600 voti e il 4%. Se si sommano quindi i 9.400 voti di Borghi (Lega), i 3.100 di Mugnai (Forza Italia) si arriva a 12.500 cioè la metà delle regionali 2010. Il raffronto si può fare anche con le comunali dello scorso anno e lì invece la destra livornese ha tenuto. L’anno scorso infatti la somma tra Forza Italia (6.200), Centrodestra+Lega (4.000) e Nuovo Centrodestra (1.500) il conto è pressoché uguale. C’è da dire che è plausibile che alcuni elettori di questi centrodestra con l’avvento di Renzi siano andati a rifinire nel calderone del Pd mentre la Lega abbia pescato in un elettorato più popolare. Ma in termini numerici l’avanzata della destra non c’è stata.
Infine Sì Toscana a Sinistra e Tommaso Fattori. A Livorno la lista ha fatto quasi il doppio del dato regionale (da 6,2% a 12%) e preso 6.600 voti. Ha anche piazzato ben due candidati nei primi cinque con più preferenze di tutta la Toscana: Lamberto Giannini infatti ha preso a livello provinciale più di 3200 voti mentre Lenny Bottai più di 1800. Per una legge sempre “Firenzecentrica” e complessa che calcola coefficienti tra voti di lista e preferenze, nessun candidato andrà a Firenze a rappresentare la sinistra cittadina perché Livorno è una circoscrizione penalizzata e che ha meno aventi diritto, ad esempio, di Firenze-1 e Pisa. Nel 2010 Sel e Rifondazione (alleati di Rossi) presero 8.300 voti ed il 12,6%. Difficile invece fare un raffronto con i 14.000 voti (16%) presi dalla coalizione che sosteneva Andrea Raspanti alle scorse amministrative o con i 7.000 (8,8%) presi da Buongiorno Livorno. Dopo la vittoria dei 5 Stelle il quadro è cambiato parecchio e molto elettorato è tornato da babbo Pd o si è astenuto. Anche perché Buongiorno Livorno, dopo non aver trovato l’accordo per queste elezioni con Sì Toscana a Sinistra, ha dato indicazione di voto solo per Tommasi Fattori come presidente ma non per la lista e i candidati. Sarebbe da dire, quindi, che la sinistra ha tenuto a Livorno ma per meriti altrui. Il dato politico, infatti, è che ha tenuto perché, a differenza che in altre città, c’erano in lista due candidati non identificabili con i partiti che hanno portato 5.000 preferenze. In particolare Lenny Bottai con l’associazione Repubblica dei Villani ha presentato insieme alla candidatura anche il progetto associativo ed ha fatto una campagna elettorale prevalentemente nei quartieri popolari, autofinanziata e sostenuta dal basso. Giannini invece, già consigliere comunale di Sel e candidato alle scorse elezioni in una lista civica che sosteneva Andrea Raspanti (Buongiorno Livorno), è risultato il più votato di tutta la regione, ma per la cervellotica legge elettorale toscana Firenzecentrica, non andrà in Regione. Se quindi dal punto di vista numerico la sinistra livornese è una delle poche che ha retto nel disastro toscano (e ancora di più rispetto a quello di altre regioni), dal punto di vista politico anche queste elezioni hanno ribadito che senza un progetto di lungo periodo e diffuso realmente nel tessuto sociale, la sinistra “elettorale” è destinata all’estinzione.
Redazione – 1 giugno 2015
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