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Guatemala. Eterna impunità?

Tra le imputazioni a carico degli accusati c’é lo sterminio di almeno 1.771 persone del popolo Maya Ixil, nella regione del Quiché; l’aver costretto migliaia di persone ixil a rifugiarsi sulle montagne, dove per anni hanno dovuto sopravvivere in condizioni di vita spaventose; e altri crimini di genocidio e di lesa umanitá contro la popolazione Maya Ixil, azioni che si sono concentrate nella loro brutalitá nel 1982 e 1983, ormai piu di trenta anni fa. Questa strategia – definita di tierra arrasada (terra bruciata) per eliminare il presunto sostegno popolare alla guerriglia – rispondeva ai Piani militari Victoria e Sofia, pensati e implementati dall’esercito comandato dall’ex generale e capo di stato Ríos Montt. Se tutto questo costituisce crimine di genocidio3, lo deciderá il Tribunale presieduto dalla giudice Yasmín Barrios, la quale é giá esperta di processi ad alto rischio essendo stata giudice nel caso Gerardi4 e successivamente nel caso del massacro de Las Dos Erres5, casi che hanno marcato precedenti fondamentali per la lotta all’impunitá in Guatemala.

Tra le prove raccolte dall’accusa, oltre alle dichiarazioni di circa 130 testimoni oculari dell’accaduto, spiccano vari documenti – tra cui i Piani Militari giá menzionati – perizie di esperti e materiali audiovisuali dell’epoca. Secondo conoscitori del sistema giudiziario nazionale, si prevede che nel giro di due o tre mesi si arriverá a una prima sentenza.
Mentre si cerca di stabilire la veritá e contribuire alla giustizia storica per le popolazioni guatemalteche rispetto alle atrocitá commesse durante gli anni del conflitto armato, nell’attualitá la situazione continua ad essere molto preoccupante, tanto che l’Ufficio dell’Alto Commissionato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani nel suo report sulla situazione dei diritti umani nel Paese – presentato il 18 marzo – richiama urgentemente lo Stato ad assumere la propria responsabilità di protezione delle persone che sono in prima linea nella difesa del diritto alla terra e al territorio, dei diritti economici, sociali, culturali e dei popoli originari, tra altri6. È allarmante infatti notare come nelle ultime settimane le aggressioni contro rappresentanti di movimenti sociali e le organizzazioni locali siano aumentate drammaticamente, così come si sia acuito il clima di criminalizzazione contro i difensori dei diritti umani -e in particolare contro quante e quanti difendono il proprio territorio dalle infiltrazioni delle transnazionali-. Lo stesso Presidente guatemalteco, l’ex generale Otto Pérez Molina, durante una visita in Spagna lo scorso 13 Febbraio ha affermato che il Governo ha identificato e mantiene sotto osservazione e controllo i membri di organizzazioni ambientaliste7.

Poche settimane dopo tali dichiarazioni, viene arrestato a Huehuetenango Rubén Artemio Herrera, dirigente del Consejo de Pueblos de Occidente e riconosciuto leader dei movimenti di difesa del territorio, particolarmente attivo nella resistenza pacifica della popolazione di Santa Cruz Barrillas contro Hidralya, transnazionale spagnola. L’8 marzo viene assassinato Carlos Hernandez, dirigente della protesta a Chiquimula contro un’impresa mineraria, e il 17 Marzo vengono sequestrati quattro dirigenti del popolo Xinca, anche loro in prima linea per i diritti dei popoli originari e per la difesa del territorio: Rigoberto Aguilar, Rodolfo González e Roberto González, che successivamente sono riusciti a scappare dai loro sequestratori, e Exaltación Marcos, il cui corpo privo di vita e torturato è stato ritrovato il giorno seguente.

A livello nazionale e internazionale i movimenti e le organizzazioni impegnate nella difesa del territorio e per i diritti sociali economici e politici dei popoli originari stanno rafforzando il coordinamento e continuano a denunciare con forza questi crimini, sapendo che la lotta sará lunga e faticosa. In questo contesto di violenza politica, che segue le stesse dinamiche di oppressione giá vissute dalla popolazione durante il conflitto armato8, l’inizio del processo per genocidio contro Ríos Montt e Rodriguez Sánchez e una eventuale condanna degli imputati, se non risolverá la situazione attuale di violazione dei diritti umani nel Paese, rappresenta sicuramente, nelle parole di Alberto Fuentes, tra i coordinatori dell’Archivio Storico della Polizia Nazionale9: “un’ulteriore frattura nel sistema una volta considerato granitico dell’impunitá in Guatemala”10.

 

Kolocho

Cittá del Guatemala, 19 marzo 2013

 

1 Le Pattuglie di AutoDifesa Civile, creazione dell’allora governo del generale Ríos Montt, erano gruppi di civili organizzati in maniera coercitiva dall’Esercito come forza paramilitare complementare.

2 Si veda http://www.prensalibre.com/opinion/Perez-Molina-genocidio_0_885511472.html

3 A tal proposito é molto interessante l’analisi dell’antropologo gesuita guatemalteco Ricardo Falla, in spagnolo: http://www.plazapublica.com.gt/content/como-que-no-hubo-genocidio

4 Monsignor Juan Gerardi, vescovo guatemalteco, fu assassinato nel 1998 all’indomani della presentazione dello storico documento “Guatemala: Nunca Más”, prodotto del progetto REMHI (Recuperación de la Memoria Historica), dove si sono documentate piu di 54.000 violazioni ai diritti umani commesse durante il conflitto armato nel Paese, perpetrate delle Forze Armate dello Stato in più del 90% dei casi.

5 Nel dicembre del 1982 l’esercito guatemalteco fu responsabile del massacro di almeno 162 persone civil, tra cui donne e bambini, in questa comunitá della regione del Petén.

6 Dal sito dell’istituzione: http://www.oacnudh.org.gt/

7 Articolo in spagnolo dal sito online del Observatorio de Multinacionales en America Latina: http://omal.info/spip.php?article5061

8 A tale proposito, risulta molto interessante questo articolo uscito su Plaza Pública, giornale online guatemalteco, sui fatti successi nel Municipio di Santa Cruz Barillas a maggio 2012, quando il governo decretó lo Stato di Emergenza (Estado de Sitio) e invió un contingente di militari per controllare la situazione di conflitto sociale generato dalla presenza di un’impresa spagnola nel territorio. Secondo le persone intervistate, le dinamiche messe in atto dai militari erano le stesse vissute durante gli anni di terrore del conflitto armato interno (http://www.plazapublica.com.gt/content/santa-cruz-barillas-el-pasado-en-el-presente).

9 Si veda il sito dell’istituzione: http://archivohistoricopn.org/

10 Intervistato ai fini del presente articolo nel mese di marzo 2013.

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