La Garanzia Giovani è una fregatura
Questo è il caso della Garanzia giovani, dove, in realtà, di garanzia (per i giovani) non c’è nemmeno l’ombra. I numeri parlano chiaro. Questo programma è stato un completo fallimento per le prospettive di lavoro dei giovani, ma ha ingrassato le tasche delle agenzie interinali e di formazione (tra cui la ManPower, già nota per le vicende legate ad Expo2015) che hanno partecipato al progetto. Infatti queste agenzie, insieme alle aziende che hanno assunto dei giovani anche per pochi mesi, si sono spartite il grosso dei 1,5 miliardi di euro stanziati dall’Unione Europea per il progetto Youth Guarantee (maggiori dettagli qua). In questo modo ad un anno dell’inizio del progetto già più della metà delle risorse sono state consumate. Ma solo la metà dei giovani iscritti è stata contattata per il primo colloquio, quello per la presa in carico da parte dei centri per l’impiego (mica per un lavoro!). Di questi solo 69.811 (il 13,9%) è stato effettivamente contattato stage, tirocini o contratti.
Oltre al fallimento certificato dalle statistiche e dai soldi già intascati dai signori del business dell’avviamento al lavoro, c’è un altro aspetto della Garanzia Giovani che indica quale futuro è riservato ad i giovani in Italia (e non solo). Le uniche proposte di lavoro concrete riguardano il settore del terziario arretrato (uscieri, camerieri, disossatori di prociutti…). Non è un caso, ma un processo che da anni sta ridefinendo la richiesta di forza lavoro verso occupazioni ripetitive, poco qualificate e precarie. Come se non bastasse tutte queste offerte avvengono tramite la forma dello stage o del tirocinio; questo espediente è figlio della retorica della formazione permanente, ma nella realtà è utile solo per pagare i giovani ancora meno (con dei semplici rimborsi…). Infatti nella maggior parte dei casi i tirocinanti/stagisti vengono poi impiegati per coprire le mansioni come dei lavoratori assunti a tutti gli effetti.
Secondo un dirigente del gruppo ManPower l’azienda dovrebbe aver diritto ai soldi anche se non trovano il lavoro per i giovani: per questi avvoltoi i soldi pubblici sono una carogna su cui gettarsi senza guardare in faccia nessuno, i giovani disoccupati non sono che comparse da utilizzare in qualche colloquio per giustificare i rimborsi. Quello che diventa ogni giorno più chiaro è che la meritocrazia, il raggiungimento dei risultati, il sacrificio è merce buona solo per mettere diversi pezzi di società l’uno contro l’altro, farci digerire un modello basato sul mangiare merda e far fuori i nostri simili perché nostri concorrenti per la sopravvivenza.
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