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L’apprendista stregone dell’economia italiana e i suoi consigli al Pd

Un trader, non certo compagno vista la professione, ma di quelli utili da seguire ha definito “deliranti” le affermazioni di Giavazzi e, per sostenere questo giudizio, ha scritto su monetazione.it le seguenti frasi (difficili da non condividere) proprio per definire il profilo dell’economista:

“Il 15 settembre del 2008 il governo USA decise di lasciar fallire Lehman Brothers. In marzo aveva evitato il fallimento di Bear Sterns, che era molto simile a Lehman, arrangiando la sua fusione ecc.., come si fa di solito, ma nel caso di Lehman Hank Paulson decise di non dare garanzie pubbliche e di mostrare che non si salvano sempre le banche perchè “è il capitalismo bellezza” e il mercato assorbe i fallimenti e poi funziona tutto meglio (o forse Paulson, che era di Goldman Sachs, voleva regolare i conti con Lehman…)

Il giorno dopo Francesco Giavazzi scrisse sulla Voce, il 16 sett 2008:

Come tutti sanno, nel giro di qualche giorno il fallimento di Lehman fece crollare tutti i mercati finanziari del mondo e costrinse le banche centrali a stampare secchiate di miliardi (700 miliardi come prima botta) per tamponare il crac.

AIG è stata salvata poi anche lei nel giro di qualche giorno con più di 100 miliardi di soldi stampati dalla FED e ancora adesso dopo sette anni è controllata dallo Stato”.

http://www.monetazione.it/blog/defaultEconomia.php?topic_id=5744&reply_id=123589787#123589787

Insomma, il fenomeno della previsione economica tricolore aveva salutato, proprio il giorno del superbotto di Lehman Brothers, l’avvento di fallimento quasi indolore, che avrebbe reso pià forte e sana la finanza americana e con lei l’economia globale. E’ andata esattamente al contrario, con le banche europee che hanno avuto talmente tante perdite dal botto americano dallo scatenare la crisi del debito sovrano nel continente. Diciamo che nel migliore dei casi i mercati dei derivati –e i loro intrecci con il mondo bancario e l’economia globali- erano stati un attimo trascurato da Giavazzi. Il quale, da allora, non ha mai smesso di essere intervistato come l’oracolo della crescita robusta e sostenibile.

Ma sono cose che capitano, anche se non dovrebbero certo accadere. Basta mettersi a studiare e capire perchè i fenomeni sono andati nella direzione contraria a quanto auspicato. Ma, pare proprio, che a Giavazzi le previsioni non riescano. Vedi il giudizio sulla “austerità espansiva”, contenuta nelle misure Monti-Fornero: avrebbe, in colpo solo, risanato il bilancio pubblico e fatto crescere l’economia.

E’ andata a finire che, dopo Monti, l’Italia ha vissuto tre anni consecutivi di recessione. Il debito pubblico? E’ salito, naturalmente. A riprova che l’austerità serve solo ai sacerdoti della moneta ma non all’economia.

Insomma, il nostro Giavazzi, invece di non farsi vedere più in giro, o di darsi alla botanica (visto che anche l’ippica, complice l’economia che piace a Giavazzi, chiude gli ippodromi), ha continuato a consigliare sulle scelte politiche da intraprendere da tv e grande stampa. Le ultime due perle: il decreto sulle popolari e l’appoggio a Felice Casson. Nel primo caso ha spinto Renzi ad una approvazione muscolare del decreto che regola la vita delle banche popolari italiane. Le quali, pur partendo da uno stato di clientelismo e di inefficienza prevalenti, da quest’inverno dipenderanno (toh..) molto meno dalle esigenze dei territori e molto più da quelle della finanza globale. Ovviamente, pochi giorni dopo l’endorsement di Giavazzi, un appassionato inno alla concorrenza disinteressata, al decreto renziano sulle popolari si scoprirono un paio. La prima è che ad averci guadagnato, sapendo una serie di particolari in anticipo e investendo grazie alle notizie di prima mano, era stato il padre della ministro Boschi. La seconda che averci, ovviamente, guadaganto era stato lo sponsor del mondo finanziario di Renzi, Davide Serra, presente a tutte le Leopolde. Insomma, non proprio il mondo della concorrenza che spazza via il familismo e il clientelismo secondo la visione di Giavazzi & amici. Non contento di non averne platealmente azzeccata una, Giavazzi si è dato all’endorsement politico diretto. Alle ultime amministrative ha infatti pubblicamente appoggiato Felice Casson, candidato del PD, alle amministrative a Venezia. E’ andata, ma non sarebbe nemmeno da aggiungerlo, che Casson ha perso.

Restano così un mistero e una speranza. Il mistero è come Giavazzi riesca ancora a fare sermoni economici dai pulpiti più importanti del paese. Deve davvero essere dentro una rete di rapporti e di relazioni praticamente inattaccabile. La speranza è che si impegni, dopo Casson, ancora di più nell’appoggio a Renzi e al PD. Visti gli esiti delle sue prese di posizione, se Giavazzi si impegna, il PD potrebbe non vedere gli anni ’20. Vai Francesco, segui l’apprendista stregone che è in te.

 

da senzasoste

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