Nazisti sull’orlo del potere. Il caso Alba Dorata
È la sera del 10 settembre 2013. Il monumento di Leonida alle Termopili è illuminato dalle fiaccole e sommerso dai canti e dagli slogan dei militanti di Alba Dorata. I giovani neonazisti si dispongono ordinatamente e formano un enorme meandro (il simbolo del partito neonazista) umano, accendono le torce, le alzano al cielo e intonano all’unisono l’inno del partito, in un tripudio di fumogeni rossi e fuochi d’artificio: «Noi, i giovani, noi siamo gli Spartani». L’atmosfera ricorda terribilmente i raduni del Ku Klux Klan, o le parate paramilitari delle camice brune durante le fasi agonizzanti della Repubblica di Weimar.
Il Führer di Alba Dorata, Nikolaos Michaloliakos, aveva aperto la cerimonia con il solito comizio incendiario. Secondo il leader neonazista, la Grecia si è ormai trasformata nel «Grekilistan», ed è diventato un Paese di «traditori e ladri» dove «comandano gli incubi e i fiancheggiatori del nemico sono rispettati». Un simile «staterello miserabile» deve essere abbattuto senza esitazioni affinché possa vedere la luce «la nuova Grecia dei nazionalisti, la nuova Grecia di Alba Dorata». E quando sarà il momento opportuno, ha concluso Michaloliakos, «diremo a tutti quelli che hanno ceduto la sovranità della nostra patria: “Non ho dimenticato”. Verrà un giorno in cui il tribunale della Storia giudicherà e, si spera, quel giorno sarà il giorno di Alba Dorata. Facciamogli capire che non si libereranno facilmente di noi».
Due giorni dopo la celebrazione i neonazisti decidono di impartire una lezione ai «traditori della patria». Il 12 settembre una gang di 50 estremisti tende un’imboscata ad alcuni comunisti del KKE (Partito Comunista greco) che stanno attaccando dei manifesti nel quartiere ateniese di Perama. Gli albadorati – rigorosamente a volto coperto – sbucano dai vicoli e attaccano i comunisti con spranghe, piedi di porco e bastoni. Il bilancio finale della mattanza è di nove militanti comunisti ricoverati in ospedale, tra i quali c’è anche Sotiris Poulikògiannis, il presidente del sindacato dei metalmeccanici del Pireo.
Dimitris Psarras – giornalista, autore del saggio La bibbia nera di Alba Dorata e massimo esperto della formazione neonazista – ha posto l’accento sulla perfetta organizzazione dell’attacco e sul fatto che questo sia il «più serio incidente» di violenza politica avvenuto negli ultimi anni. «Non si limitano più ad aggredire gli immigrati di notte – ha spiegato al Guardian – Ora stanno deliberatamente alzando la tensione e ampliando la loro strategia dell’odio, colpendo anche i militanti di sinistra». L’obiettivo dei neonazisti è piuttosto chiaro: «Stanno chiaramente tentando di creare un clima da guerra civile. Un clima dove le persone sono costrette a schierarsi a destra o a sinistra».
Lo stesso giorno dell’aggressione a Perama sono stati rilasciati due sondaggi d’opinione che fotografano la situazione elettorale del paese. In entrambi i sondaggi SYRIZA, partito di sinistra guidato da Alexis Tsipras, ha un punto percentuale di vantaggio sui conservatori di Nea Dimokratia (attualmente al governo); e Alba Dorata è saldamente il terzo partito greco, con il 13-13.5% dei voti. Nel sondaggio dell’istituto di statistica Pulse, inoltre, Alba Dorata risulta addirittura il secondo partito nella fascia d’età giovanile (18-29) e in quella tra i 30-44 anni.
Commentando questi dati, Babis Papadimitriou – giornalista dell’emittente privato Skai TV decisamente pro-austerità – si è chiesto se non fosse il caso, per la destra greca “rispettabile”, di pensare ad un’alleanza con Alba Dorata: «Se SYRIZA può discutere la possibilità di fare una coalizione con il Partito Comunista, perché Nea Dimokratia non può fare altrettanto con un’Alba Dorata più seria?»
Ma com’è possibile che un partito come Alba Dorata, che fino a qualche anno fa era assolutamente sconosciuto e si trovava agli estremi margini della vita politica greca, sia ormai considerato un interlocutore affidabile per la formazione di un nuovo governo? I greci si sono improvvisamente risvegliati nazisti da un giorno all’altro? Oppure si tratta semplicemente della furia contestatrice di un elettorato piegato da sei anni di durissima recessione? Di una rivolta ai limiti dell’irrazionalità che sta per travolgere le stesse istituzioni democratiche?
Dimitri Deliolanes – storico corrispondente dall’Italia per la televisione pubblica ERT (recentemente chiusa dal governo di Antonis Samaras) – ha cercato di rispondere a tutte queste domande in Alba Dorata. La Grecia nazista minaccia l’Europa (2013, pp. 208), saggio da pochi giorni uscito nelle librerie italiane per i tipi di Fandango Libri e che ripercorre integralmente la vicenda politica dell’unico partito esplicitamente nazista presente in un parlamento nazionale dell’Unione Europea.
II. Dai Colonnelli a piazza Syntagma: la lunga strada verso il Parlamento
Alba Dorata nasce il 16 dicembre del 1980, giorno del compleanno di Nikolaos Michaloliakos, e inizialmente è una «rivista dalla grafica scadente, con una periodicità incerta a diffusione militante». Il nome è un esplicito riferimento alla società segreta omonima dell’esoterista britannico Aleister Crowley.
Prima di fondare Alba Dorata, Michaloliakos era entrato giovanissimo nel Movimento 4 Agosto di Kostantinos Plevris, autore di capolavori letterari quali Ebrei. La vera storia (il libro gli è costato un processo per istigazione al razzismo) nonché una delle figure più influenti del neofascismo greco. Il gruppo di Plevris era uno dei pochissimi gruppi politici tollerati dai colonnelli, anche perché era esplicitamente filo-dittatura.
Nel 1976 Michaloliakos è arrestato una prima volta per aver aggredito alcuni giornalisti che avevano seguito il funerale di Evangelos Mallios, il noto torturatore della Junta assassinato dal gruppo terrorista di estrema sinistra “17 Novembre”. Il secondo arresto, avvenuto nel 1978, è dovuto a ragioni ben più gravi: Michaloliakos è accusato di far parte di un’organizzazione terroristica di estrema destra. Interrogato subito dopo l’arresto, il futuro leader si comporta da «vero combattente nazionalsocialista», come ama ripetere davanti agli inquirenti: consegna una lunga serie di nomi di militanti fascisti che vengono subito catturati.
La delazione gli vale una pena ridotta (11 mesi e 10 giorni di reclusione) e l’uscita anticipata dal carcere. In seguito, Michaloliakos verrà anche accusato di essere stato un informatore a libro paga (120mila dracme al mese) del KYP, il servizio segreto greco. «In parole povere – scrive Deliolanes – Michaloliakos ha consegnato i suoi vecchi camerati alla giustizia, ottenendo non solo un trattamento di favore, ma anche la possibilità di proseguire la sua attività con un gruppo tutto suo».
La costruzione politico-ideologica (se così si può chiamare) di Alba Dorata risale proprio all’inizio degli anni ’80. In un editoriale del numero 5 (maggio-giugno 1981) si legge:
Siamo nazisti, se ciò non disturba a livello espressivo (ci disturba) perché nel miracolo della Rivoluzione Tedesca del 1933 abbiamo visto la Potenza che libererà l’umanità dal marciume ebraico, abbiamo visto la Potenza che ci condurrà in un nuovo rinascimento europeo, abbiamo visto la splendida rinascita degli istinti ancestrali della razza, abbiamo visto una fuga possente dall’incubo dell’uomo massa industriale verso una nuova e nello stesso tempo antica ed eterna specie d’uomo, l’uomo degli dèi e dei semidei, il puro, ingenuo e violento uomo del mito e degli istinti.
Nel settembre del 1982 Michaloliakos firma un articolo involontariamente satirico che s’intitola: «Il grande dio Pan è morto? L’anima razziale risponde: NO». In un altro articolo, il leader di Alba Dorata afferma che «il Rinascimento dell’Ellenismo comporta il ritorno ai Modelli degli Dei Olimpici, attraverso i quali i nostri avi avevano raggiunto la grandezza». Nella rivista non mancano “scoperte” improbabili (come le radici greche di Rudolf Hess), deliri complottisti (la storia di Hitler risorto che vaga per Berlino 40 giorni dopo la fine della II Guerra Mondiale) e imbarazzanti panegirici ai nazisti sconfitti: «i veri vincitori della guerra sono i giovani combattenti della Hitlerjugend, caduti per difendere una Berlino devastata, e i soldati della Wehrmacht e delle Waffen SS, che hanno combattuto contro le forze della natura e quelle del nemico».
Insomma, come dice Deliolanes,
Il gruppo di Michaloliakos è sempre stato interessato a importare integralmente abiette teorie naziste, senza neanche preoccuparsi di adattarle all’ambiente locale. Solo il nazionalsocialismo tedesco conta, con tutti i suoi miti e i suoi orrori. La storia e la civiltà greca sono usate strumentalmente e se si incontrano difficoltà, allora si stravolge impunemente la storia.
Nel 1984 Michaloliakos diventa il leader dell’organizzazione giovanile EPEN (Unione Politica Nazionale), un partito fascista fondato direttamente dal carcere dal colonnello Giorgos Papadopoulos, condannato all’ergastolo dopo il crollo della dittatura. Le differenze politiche all’interno dell’EPEN, tuttavia, lo allontanano dal progetto e lo convincono a riprendere in mano la sua creatura.
All’inizio degli anni ’90 Alba Dorata intensifica le attività politiche, sfruttando in chiave nazionalista la guerra nell’ex Jugoslavia e la “rinnovata” questione macedone. Nel giugno del 1994, dopo aver a lungo definito il Parlamento greco una «fogna ebreo-massonica» che andava «bruciata con i deputati dentro», Michaloliakos decide improvvisamente di candidare Alba Dorata alle elezioni europee. La lista neonazista ottiene un misero 0,11% (7242 voti), e alle nazionali dello stesso anno fa ancora peggio (4487 voti). I fallimenti alle urne, tuttavia, non scoraggiano il Führer. Quattro anni più tardi, alle europee del 1999, Alba Dorata scende in campo insieme alla lista Prima Linea di Plevris. Anche questa volta, però, i risultati sono catastrofici: appena lo 0,75% dei voti.
Nel 1998, intanto, un caso di violenza selvaggia perpetrato dall’allora numero due di Alba Dorata – Antonis Androutsopoulos detto “Periandros” – sale agli onori delle cronache nazionali. Il 6 giugno di quell’anno un gruppo di neonazisti si raduna di fronte al tribunale di Atene per supportare altri militanti finiti sotto processo. In quel momento passano davanti al palazzo di giustizia alcuni sindacalisti e studenti di sinistra. I due schieramenti cominciano a insultarsi pesantemente, ma lo scontro rimane verbale. Poco dopo, i neonazisti riconoscono tre studenti seduti in un bar nei dintorni del tribunale e si avventano su di loro armati di bastoni. Dimistris Kousouris, questo il nome di una delle tre vittime, sopravvive per puro miracolo.
All’indomani dell’aggressione, Alba Dorata «sospende a sorpresa le attività e le pubblicazioni del periodico», che tuttavia riprendono piuttosto in fretta denunciando un complotto giudiziario «bolscevico» nei confronti di Androutsopoulos. Quando viene emesso il mandato d’arresto per duplice omicidio, “Periandros” è già scappato: rimarrà latitante per ben sette anni, e si consegnerà alla polizia il 13 settembre 2005. Il militante neonazista è infine condannato a 21 anni di reclusione in primo grado, e 12 in appello. Quello che stupisce in questa vicenda, rileva Deliolanes, è il comportamento di Alba Dorata: al sostegno iniziale, infatti, subentra un’indifferenza totale («nessun militante si è recato al processo, nessuna manifestazione di solidarietà»). Dopo aver scontato la pena ed essere stato emarginato dal partito, “Periandros” si sfoga su Internet nel 2011. Parla di «ingratitudine dei subumani che fanno finta di essere nostri camerati» e si scaglia contro gli «omuncoli complessati, pavidi e inesistenti, che si nascondono dietro a un’idea titanica» e che sostanzialmente l’hanno abbandonato al suo destino.
Alle elezioni comunali del 2002 Alba Dorata si presenta in un raggruppamento di estrema destra capeggiato dal LAOS (Adunata Popolare Ortodossa) di Georgios Karatzaferis. Sebbene la lista prenda il 13,6%, alla fine nessun membro neonazista viene eletto. Infuriato, Michaloliakos rompe con Karatzaferis e torna dai suoi vecchi camerati. In vista delle elezioni europee del 2004 crea insieme a Plevris l’Alleanza Patriottica, ma anche questa volta i risultati alle urne sono disastrosi (0,17%).
Nel 2005 un altro ex dirigente di Alba Dorata, Haris Kousoumvris, pubblica un libro che contiene critiche feroci contro Alba Dorata e, soprattutto, la smania di potere di Michaloliakos. Secondo Kousoumvris, il leader neonazista «era in perenne collaborazione con le forze di polizia, alle quali forniva informazioni su quanto succedeva nell’area dell’estrema destra ma anche sostegno operativo quando si trattava di reprimere manifestazioni della sinistra». Kousoumvris mette nero su bianco una dolorosa – e spietata – confessione:
Confesso di essere anch’io caduto nella trappola di un ridicolo Führer, di un essere che se la società avesse un minimo di sensibilità lo avrebbe già rinchiuso in una gabbia e portato in giro per i rioni per far divertire anche i più indebitati. […] Mi dicevo: per avere presa su tutta questa gente vuol dire che vale. Così ubbidivo ai suoi ordini senza giudicare. Ero un soldato e i soldati non giudicano, ubbidiscono. Forse ho sempre visto nel suo volto la bruttezza, la follia, l’immoralità e l’asocialità. Ma ero un soldato.
Dalla seconda metà degli anni 2000 Alba Dorata si presenta da sola a tutti gli appuntamenti elettorali. Alle elezioni politiche ed europee del 2009 il partito neonazista non riesce ad andare oltre lo zero-virgola-qualcosa. Il primo successo elettorale arriva alle elezioni comunali di Atene del 2010. Alba Dorata ottiene il 5,29% (in alcune aree ad alta densità d’immigrazione, come Aghios Panteleimon, la percentuale schizza all’8,38%) e manda in consiglio comunale proprio Michaloliakos. Il capo si fa subito riconoscere: durante la prima seduta del consiglio conclude il suo intervento con un saluto nazista.
Mentre il governo socialista di George Papandreou collassa rovinosamente, travolto dai debiti e dall’ira della popolazione nei confronti delle politiche di austerità, i sondaggi danno Alba Dorata all’1% (novembre 2011). Nonostante ciò, la strada per la penetrazione nelle istituzioni è ormai tracciata.
Secondo il politologo Efthymis Papavlassopoulos il primo punto di svolta per Alba Dorata arriva nella primavera del 2011, quando i media si concentrano sull’immigrazione clandestina (problema dolosamente ignorato per anni) e la ritraggono come una piaga che minaccia l’esistenza della Grecia.
È proprio in quei mesi che Alba Dorata prima scatena un’impressionante ondata di violenza di strada contro i migranti (inizialmente attraverso fantomatiche associazioni di «cittadini indignati»), poi organizza dei veri e propri pogrom ad Atene e altre città – due attività che diventeranno il marchio di fabbrica dei neonazisti greci. Nel maggio 2011 tre migranti afghani assassinano un uomo nel centro di Atene per rubargli una telecamera. La sera stessa dell’omicidio, Alba Dorata inaugura una caccia all’uomo che durerà qualche giorno e finirà con l’accoltellamento mortale di due migranti, uno del Bangladesh e l’altro del Pakistan.
Il 22 maggio 2012, dopo un altro omicidio di un cittadino greco commesso da alcuni migranti a Patrasso, centinaia di militanti di Alba Dorata cercano di assaltare un ex fabbrica tessile occupata di centinaia di immigrati. La polizia contiene a stento l’assalto dei neonazisti, che cercano di forzare il blocco con un bulldozer. Il bilancio finale della giornata è di 5 arresti, 22 fermi e 8 poliziotti feriti.
Il secondo punto di svolta si verifica all’inizio del 2012, quando nei media comincia a farsi largo la teoria degli «opposti estremismi» – ossia SYRIZA a sinistra, e Alba Dorata all’estrema destra. Il partito di Michaloliakos sfrutta abilmente l’esposizione mediatica e inonda i canali privati televisivi con la sua raccapricciante retorica anti-immigrazione.
Il terzo, e probabilmente più importante, punto di svolta è il crollo del LAOS – che nel frattempo era entrato nel governo tecnico di Lucas Papademos – e il successivo travaso di voti a Alba Dorata. Si arriva così alle elezioni del maggio 2012, che sanciscono l’ingresso di Alba Dorata nel parlamento ellenico con quasi il 7% dei voti – ingresso confermato nelle successive elezioni del giugno 2012.
Finalmente gli «omuncoli complessati, pavidi e inesistenti» sono entrati nelle istituzioni. E sono entrati per restarci.
III. Ritratto di famiglia con neonazisti
La Grecia e l’Europa intera fanno conoscenza della pattuglia neonazista approdata in Parlamento piuttosto in fretta.
Ilias Kasidiaris – 32 anni, portavoce del partito, fedelissimo di Michaloliakos e perfetto prototipo del militante di Alba Dorata – è sicuramente uno dei deputati più in vista. Durante la campagna elettorale, Kasidiaris prende a pugni in diretta televisiva la deputata del KKE Liana Kalelli – un avvenimento che fa il giro del mondo ma che evidentemente non ha turbato più di tanto gli elettori. Anzi. Come mi ha detto all’epoca un giornalista greco: «Tu hai idea di quante persone, in questo momento, vorrebbero prendere a pugni in faccia un politico?»
Kasidiaris ha fatto da modello alla campagna pubblicitaria di Alba Dorata per la vendita della «moda nazista» ed è anche l’autore di una raccolta di “racconti”, intitolato Settore X. Il titolo, spiega Deliolanes, «è un tributo all’organizzazione collaborazionista X, armata dalle SS per combattere contro i partigiani, alle cui gesta è dedicato un racconto». Prima di scoprire la narrativa, Kasidiaris vergava sulla rivista ufficiale del partito inni in onore di Adolf Hitler («grande riformatore sociale») e della Junta militare: «Oggi che il popolo ha compreso perfettamente l’imbroglio della loro falsa democrazia, sono sempre più numerosi coloro che rimpiangono il regime del 21 aprile 1967».
Kasidiaris è anche stato accusato di aver preso parte al pestaggio di uno studente universitario avvenuto nel 2007. Il 7 marzo 2013 il deputato neonazista è stato assolto, in un clima tutt’altro che disteso. Il giorno della sentenza, come ha riportato la versione inglese del quotidiano Eleftherotypia, l’aula era gremita di fascisti già dalle 7.30 di mattina. Thanis Kourkoulas, membro dell’associazione Deportare il razzismo, ha descritto così quella mattinata:
Alba Dorata ha occupato l’aula per creare un clima favorevole a Kasidiaris e influenzare testimoni e giudici. Potrebbero certamente cambiare il corso del processo perché sono tutti ben piazzati, alti due metri, con il casco della moto sotto un braccio. Mettetevi nei panni del Presidente della corte: non sareste spaventati a morte, sia dentro l’aula che mentre tornate a casa?
Uscendo all’aula, Kasidiaris si è piazzato di fronte alle telecamere e si è «autoassolto in un incredibile peana»:
Fino a oggi i vostri canali pornografici vi raccontavano che ero un rapinatore e un criminale dal coltello facile. Io fin dal primo momento vi ho detto che ero innocente. Oggi la giustizia ha sancito la mia innocenza. Vi sbatto in faccia questa sentenza, di fronte ai vostri padroni, ai vostri appaltatori, ai vostri signori dei canali e ai nostri tristi avversari politici, che vorrebbero Alba Dorata al margine della scena politica. Ma noi siamo qua. Siamo potentissimi e presto domineremo.
La fulminea ascesa di Kasidiaris nel partito può essere spiegata con il fatto che il deputato è un parente alla lontana del capo di Alba Dorata. Michaloliakos, infatti, ha distribuito seggi e ruoli di rilievo a quasi tutta la famiglia. La moglie, Eleni Zaroulia, è stata eletta in Parlamento e qualche mese fa era stata scelta dal governo come rappresentante della Grecia presso l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, organismo preposto alla difesa dei diritti dell’uomo. La decisione aveva sollevato parecchie polemiche, viste anche le posizioni di Zaroulia in tema di diritti umani: «Con i drastici tagli dei finanziamenti alle comunità greche all’estero il governo sta riducendo i greci della diaspora allo stesso livello di un subumano qualunque che ha invaso il nostro paese e ha portato ogni tipo di malattie».
Subito dopo le elezioni, il capo di Alba Dorata ha fatto dimettere un deputato per far subentrare il primo dei non eletti, Artemis Mattheopoulos, che incidentalmente è il fidanzato della figlia. Mattheopoulos, oltre a essere membro del Consiglio Politico di Alba Dorata, è stato il bassista dei Pogrom, gruppo nazirock legato a Alba Dorata. Questo il testo di uno dei loro migliori componimenti, “Auschwitz”:
Mi fotto Wiesenthal / mi fotto Anna Frank / mi fotto tutta la tribù di Abramo / la stella di Davide mi fa vomitare / oh ma quanto amo Auschwitz! / Ebrei di merda non vi lascio stare / Verrò a pisciare sul muro del pianto / Juden raus! Brucio ad Auschwitz.
Mattheopoulos non è l’unico deputato di Alba Dorata con la passione per il black metal: c’è anche Giorgios Germenis, bassista della band Naer Mataron. Nella primavera del 2013 Germenis ha cercato di aggredire fisicamente il sindaco di Atene, il socialista Giorgos Kaminis, colpevole di aver impedito la distribuzione di cibo «solo per greci», un’iniziativa razzista e propagandista che Alba Dorata organizza periodicamente nella capitale.
Nonostante il divieto del sindaco, i neonazisti si erano comunque presentati in piazza Syntagma per distribuire tonnellate di patate, carne e altri alimenti. Dopo alcuni momenti di tensione, la polizia antisommossa ha usato spray al peperoncino e lacrimogeni per disperdere l’assembramento. Qualche ora dopo Germenis ha provato a vendicarsi dell’affronto subito e si è presentato nei pressi della stazione dei treni di Larissis, dove il sindaco stava partecipando a un evento di beneficienza. Il deputato neonazista, accompagnato da altri militanti, si è scagliato contro il sindaco, ha estratto la pistola ed è stato fermato dalle guardie del corpo di Kaminis, che hanno evitato che la situazione degenerasse ulteriormente. Nella concitazione generale Germenis ha tirato un pugno che ha ferito lievemente una ragazzina di 12 anni.
Un altro fedelissimo del Führer è il deputato Ilias Panagiotaros, fondatore del gruppo di ultras nazisti Armata Azzurra e titolare di un negozio di paccottiglia militare ad Atene. Panagiotaros ha partecipato alle furiose proteste organizzate nell’ottobre del 2012 contro lo spettacolo teatrale Corpus Christi, considerato blasfemo da ortodossi ed estremisti.
Mentre i neonazisti aggrediscono un giornalista della rivista Lifo e i poliziotti contengono gli antifascisti, Panagiotaros approfitta della confusione per insultare pesantemente il regista e gli attori:
Brutti segaioli, levate le tende. Avete capito? Levate le tende, finocchi. Rotti pigliainculo, attori dei miei coglioni. Sì, continua pure a fissarmi, piccola troia. Il vostro tempo è finito. Avanti, riprendimi. Vi fate fottere dai pakistani. Fottuti coglioni albanesi, eh, voi siete dei fottuti coglioni albanesi!
Nonostante le violenze generalizzate di quella sera, i poliziotti rimangono a guardare la scena senza alzare un dito. Christos Pappas, un deputato di Alba Dorata, addirittura sottrae agli agenti antisommossa un militante di Alba Dorata che era stato fermato. Alla fine, naturalmente, Corpus Christi non va in scena. Il regista Laertis Vasiliou ha descritto a VICE quei momenti di puro terrore: «Era come la Kristallnacht, hai presente? Come durante il Terzo Reich in Germania». Alla BBC, invece, ha rivelato cos’è successo dopo quella serata: «Quelli di Alba Dorata hanno chiamato mia madre. Le hanno detto: “consegneremo il corpo di tuo figlio in una scatola, a pezzetti”».
Panagiotaros ha rilasciato un’intervista agghiacciante al giornalista della BBC Paul Mason in cui incitava apertamente alla guerra civile. «La società greca – ha detto il deputato – è pronta a combattere un nuovo tipo di guerra civile»: da una parte «ci saranno i nazionalisti come noi» e i greci che vogliono veder tornare il Paese all’antico splendore; dall’altra si schiereranno «i clandestini, gli anarchici e tutti quelli che hanno distrutto Atene svariate volte». E se SYRIZA, come sembra dai sondaggi, vincerà le prossime elezioni? Nessun problema. «Vinceremo quelle dopo – conclude Panagiotaros – Non è un sogno che entro uno, due o tre anni saremo il primo partito politico».
Il riferimento alla guerra civile, spiega Deliolanes, è molto importante poiché si tratta di «un messaggio esplicito al suo elettorato». Analizzando i collegi elettorali nei quali Alba Dorata ha raccolto più consensi si scopre che, «oltre alle zone delle grandi città e della campagna con i gravi problemi di immigrazione […], Alba Dorata ottiene consensi anche nelle tradizionali roccaforti della destra, là dove la guerra civile è stata particolarmente feroce».
Il messaggio, dunque, è quello di un ritorno al passato, quello del «confronto violento con la sinistra, con esito, ora come allora, vittorioso». Per arrivare a schiacciare definitivamente i “nemici della Nazione”, Alba Dorata deve però soppiantare le istituzioni democratiche e sostituirsi allo Stato. In tutto e per tutto.
E sostituirsi allo Stato è esattamente «il piano perseguito dai nazisti greci fin dall’indomani del loro successo elettorale».
IV. «Siamo pronti ad aprire i forni»
La campagna propagandista di Alba Dorata si svolge nel più puro stile «goebbelsiano»: menzogne, invenzioni, distorsioni e falsificazioni.
Prima delle elezioni, ad esempio, il partito aveva annunciato che avrebbe rinunciato al finanziamento pubblico e le auto blu riservate ai deputati. Ovviamente, nulla di tutto ciò è successo: «dei 4500 euro che incassano i deputati, i parlamentari [neonazisti] ne intascano 2000 e si sono ampiamente tenuti le macchine».
Alba Dorata è stata abile a disseminare una serie di «leggende metropolitane» che hanno accreditato il partito come il difensore di cittadini assediati dalla criminalità straniera e dalle misure imposte dalla Troika. Un caso in particolare, tuttavia, dimostra come anche in questo caso si tratti di storie inventate ad arte. Poco prima delle elezioni, il quotidiano Proto Thema aveva pubblicato un lungo reportage intitolato «Consegna la nonna ad Alba Dorata per i contanti e la pensione». L’articolo era corredato da una foto che ritraeva un’anziana signora che prelevava soldi dal bancomat sotto lo sguardo vigile di un nerboruto militante. La pensionata, Erofili Plomaritou, dichiarava angosciata: «Lo Stato non ci difende. Negli ultimi giorni sono stata aggredita due volte. Quando esco di casa, non mi metto né catenine né orecchini. Porto solo la fede e temo che me la rubino. Ogni volta che devo andare in banca chiamo qualcuno dei ragazzi di Alba Dorata e loro mi accompagnano. Così siamo ridotti. Minoranza nel nostro stesso paese».
Peccato che fosse tutto falso. Il giornalista Dimitris Psarras ha scoperto che la signora in questione è la madre di Alekos Plomatiris, membro di Alba Dorata candidato alle elezioni locali del 2012 e alle politiche del 2012. Plomatiris è il neonazista che ha esposto al canale britannico Channel 4 la sua soluzione finale per gli immigrati: «Siamo pronti ad aprire i forni e farci il sapone. Ma non per lavarci le mani […]. Sapone per lavare le macchine e i marciapiedi. Ci faremo le lampade con la loro pelle e con i denti i komboloi [tipico rosario greco, nda] da vendere ai turisti a Monastiraki».
Alcuni fatti di cronaca, invece, sono molto più concreti e sollevano inquietanti interrogativi sulle azioni che Alba Dorata è disposta a intraprendere per conquistare ancora più potere. Il 31 agosto 2012, a Sparta, una bomba è esplosa nelle mani di un uomo di 38 anni. L’obiettivo è sempre rimasto ignoto. Qualche giorno dopo il complice dell’attentatore è stato arrestato e poi rilasciato, malgrado la polizia gli avesse trovato in casa un arsenale di 60 bombe, fucili e maschere. C’è un fortissimo sospetto che i due mancati attentatori siano due membri del gruppo locale di Alba Dorata. Il caso è stato però insabbiato piuttosto in fretta.
Il 28 marzo, mentre la crisi cipriota raggiungeva il suo apice, una sede della Banca di Cipro a Volos è stata assaltata con delle bombe incendiarie. La polizia ha seguito gli attentatori e ha trovato nelle loro case pistole, coltelli, mazze, tirapugni e oggetti vari di Alba Dorata.
Analizzando il caso su VICE, Dimitris Psarras ha parlato esplicitamente di una «strategia della tensione» portata avanti da Alba Dorata: «Vogliono costringere l’altra parte a commettere atti violenti, proprio come la strategia della tensione usata in Italia negli anni Settanta. […] Non dimentichiamo che sia Alba Dorata che Michaloliakos hanno trascorsi in quell’ambiente».
Le intimidazioni di Alba Dorata sono arrivate anche dentro gli ospedali. Le ronde nelle strutture sanitarie sono iniziate alcuni mesi fa. Il 6 febbraio 2013 una trentina di membri di Alba Dorata, grazie alla complicità della direttrice della struttura, aveva invaso l’ospedale di Tripoli presentandosi con divise militari e bastoni. L’obiettivo era quello di identificare e cacciare dall’ospedale i migranti irregolari che lavoravano come infermieri privati. Durante l’irruzione, i neonazisti hanno cominciato a interrogare chiunque si trovasse nelle stanze dei pazienti, e non appena s’imbattevano in un immigrato lo costringevano a esibire i documenti. Il blitz si è concluso con «l’espulsione» violenta di quattro persone.
Il 9 aprile Alba Dorata ha tentato un altro raid nell’ospedale di Kalamata, sempre con l’intenzione di espellere i lavoratori stranieri. Il manipolo di estremisti, guidati dal deputato Dimitris Koukoutsis, è arrivato in ospedale verso le 10 di sera imbattendosi in gruppo di rom che aveva portato un ventiduenne al pronto soccorso. Quest’ultimi, terrorizzati dal fatto di trovarsi davanti i neonazisti, aveva subito allertato la polizia. Koukoutsis ha negato ogni intento violento nei confronti dei rom. Al contempo, però, ha dichiarato alla stampa che Alba Dorata «non li tratterà come cittadini normali finché non la smetteranno con la delinquenza» aggiungendo anche di non credere che ciò sia possibile poiché «gli zingari la criminalità ce l’hanno nel Dna».
Il 24 aprile due gruppi di estremisti, con tanto di caschi e mazze, hanno fatto irruzione nell’ospedale di Nikaia (sempre Atene) e cominciato a fotografare le stanze dei pazienti prima di essere cacciati da medici e infermieri. Il dottor Panos Papanicolaou ha dichiarato alla stampa locale che «i dipendenti dell’ospedale hanno reagito prontamente, ma le caratteristiche di questa irruzione sono molto preoccupanti. Stare fuori dall’ospedale e consegnare volantini è diverso dall’entrarci dentro con caschi e mazze».
Le attività palesemente illegali del partito e il dilagare della violenza urbana hanno attirato l’attenzione del Consiglio d’Europa, che tra la fine di gennaio e il primo febbraio ha inviato in Grecia il Commissario per i diritti umani Nils Muiznieks. Nel rapporto pubblicato ad aprile, il Commissario si è detto estremamente preoccupato per il «clima xenofobo» e i numerosi «atti razzisti» effettuati dai neonazisti, ed è arrivato ad auspicare non solo «sanzioni», ma addirittura la «messa al bando» del partito. Le autorità greche, tuttavia, hanno dimostrato un atteggiamento molto più conciliante nei confronti della formazione neonazista.
Secondo la rivista Unfollow, Alba Dorata godrebbe di una «folle tolleranza» giudiziaria nei tribunali del Paese. Basti pensare che la normativa anti-razzista del 2008, che prevede pene piuttosto severe per i «crimini d’odio», non è mai stata applicata. Il motivo di questa riluttanza a perseguire tali reati sarebbe prettamente politica. Scrive il giornalista greco Aris Chatzistefanou: «Un’indagine cautelare e preventiva contro Alba Dorata per reati d’odio a sfondo razzista potrebbe danneggiare la campagna elettorale dei “grandi partiti” che hanno utilizzato a lungo la carta della xenofobia». Emerge insomma «un sistema politico che desidera mantenere Alba Dorata nei limiti della legalità» – una «legalità» piuttosto discutibile che, al contrario delle raccomandazioni del Consiglio d’Europa, «nessun tribunale, fino a ora, sembra disposto a mettere in discussione».
La collusione tra Alba Dorata e polizia, invece, sembra essere ormai acclarata. Del resto, ricorda Deliolanes, l’esiguità numerica del neofascismo greco ha sempre costretto «i vari gruppuscoli di estrema destra a cercare di tessere forti legami con i servizi dello Stato nel nome della lotta al comune nemico comunista». Nel 2008, ad esempio, dei militanti neonazisti avevano accoltellato degli anarchici nell’ambito di una manifestazione anti-razzista e poi si erano rifugiati dietro gli agenti del MAT (la polizia antisommossa greca), gridando ai poliziotti: «Perché anche voi non fate qualcosa?».
Nel 2011 l’ex Ministro per la Protezione dei Cittadini Michalis Chrisochoidis ha detto in un’intervista di aver lanciato, nel 2009, una «purga» all’interno del corpo di polizia per liberarsi degli agenti apertamente collusi con il partito neonazista. «Non sto parlando di cose vecchie. Sto parlando di due anni fa. C’erano membri di Alba Dorata che aiutavano la polizia a svolgere il loro lavoro». Alcune inchieste giornalistiche hanno dimostrato che i neonazisti partecipano attivamente a operazioni di polizia (ad esempio nel contrasto all’immigrazione clandestina), e che la polizia stessa appalta le sue funzioni ai neonazisti.
Un’impiegata statale ha rivelato al Guardian che la madre, intenzionata a denunciare un reato commesso ai suoi danni da immigrati albanesi, è stata invitata a rivolgersi ai neonazisti. «Hanno subito detto che se c’è un problema con gli immigrati bisogna andare da Alba Dorata», ricorda l’impiegata. Un insegnante greco, sempre sotto anonimato, ha raccontato quello che è successo ad una sua amica, vittima di abusi domestici da parte del marito: «La polizia l’ha mandata al partito e in men che non si dica si è ritrovata a dare vestiti e cibo» in cambio di protezione. «Lei è liberale, certamente non razzista, ed è disgustata da quello che è costretta a fare».
Nel saggio La bibbia nera di Alba Dorata, Dimitris Psaras sostiene che ci sia una sorta di «osmosi tra i sostenitori di Alba Dorata», ossia tra chi lavora in polizia, le guardie private e i buttafuori. «A volte la stessa persona può fornire tutti e tre i servizi. Di solito queste persone si incontrano nelle palestre e in specifici locali, di proprietà di chi condivide la loro stessa ideologia». L’analisi dei flussi elettorali ad Atene nelle ultime elezioni – effettuata dal giornalista Vasilis Lambropoulos di To Vima e dalla radio collettiva di citizen journalism Radiobubble – ha sancito pubblicamente questa spaventosa «osmosi».
Stando alla legge elettorale greca, poliziotti, pompieri e militari sono iscritti in liste elettorali che permettono loro di votare in un seggio speciale, vicino al luogo in cui svolgono il servizio. Ad Atene, questi seggi si trovano vicino alla Direzione Generale di Polizia dell’Attica. Nell’intera capitale greca Alba Dorata ha raccolto l’8,79% dei voti il 6 maggio, e il 7,82% il 17 giugno. Nei seggi in cui vota la polizia, invece, ha raggiunto percentuali che vanno dal 17,22 al 23,04.
L’analista politico Paschos Mandravelis ha provato a mettere in prospettiva questi dati: «I greci non sono diventati degli estremisti da un giorno all’altro. Larga parte del supporto al partito arriva dalla polizia, principalmente da giovani reclute che sono apolitiche e non sanno nulla né di Hitler né di Stalin. Per loro, i militanti di Alba Dorata sono gli unici alleati quando ci sono gli scontri tra la polizia antisommossa e gli estremisti di sinistra». Ilias Panagiotaros si è spinto ancora più in là, quantificando il sostegno della polizia in un «50-60% del personale, forse anche di più. Il numero cresce ogni giorno».
La penetrazione di Alba Dorata nelle forze dell’ordine è stata confermata anche da un funzionario di polizia, che al Guardian ha raccontato come l’infiltrazione di Alba Dorata ormai operi «su diversi livelli». La colpa, secondo il funzionario, è da addossare ai governi e ai vertici di polizia, che hanno sistematicamente ignorato le «sacche di fascismo» presenti nella polizia – «sacche» che spesso e volentieri tornano utili per reprimere la sinistra greca o i manifestanti.
Il funzionario, inoltre, accusa l’esecutivo di aver abbandonato gli agenti di polizia, indebolendoli e creando le condizioni per l’infiltrazione: «Questi poliziotti si sentono disprezzati e isolati. Sono mal pagati, lavorano in condizioni pessime e cercano del supporto». E finora l’hanno trovato – o hanno voluto trovarlo – solo presso la comunità neonazista. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la compenetrazione tra polizia e Alba Dorata sta letteralmente corrodendo i fondamenti della democrazia greca.
A tutto ciò si deve aggiungere un altro orribile effetto dello sfondamento di Alba Dorata nella sfera pubblica del Paese: l’aumento della violenza nelle scuole ai danni di studenti immigrati o di sinistra, fomentato dall’incessante propaganda razzista del partito.
Questo è un passaggio di un reportage del quotidiano Ta Nea sull’argomento:
Apostolis e i suoi amici mi aspettano vicino all’ingresso della scuola. È qui che hanno fatto la loro prima imboscata. [Apostolis] ha 15 anni e picchia gli immigrati. «Diamo la caccia a ogni pakistano che vediamo», mi dice. «Lo facciamo per gli stessi motivi per cui lo fa Alba Dorata». In questo quartiere la caccia comincia dopo la fine delle lezioni.
«L’ho visto in piedi vicino a quel palo laggiù. Io e i miei amici gli siamo corsi incontro e lo abbiamo pestato», ricorda Apostolis. «Ne ho picchiati un sacco. Dieci, quindici. Qualcosa del genere. Se i professori vengono a saperlo mento e dico che sono stato provocato». Molti ragazzini prendono parte a questi attacchi. Studenti di 13, 14 anni. «Non siamo membri di Alba Dorata. È solamente il nostro passatempo. Chiunque non ha i documenti dovrebbe essere pestato», dice Yorgos, 14 anni.
Deliolanes avverte che «è la prima volta che nella società greca, specialmente tra i giovani, si sta sviluppando un movimento antidemocratico, come forma di reazione alla miseria e all’umiliazione». Una simile reazione si affianca anche alla domanda sempre più crescente della popolazione di «difesa della patria e della propria identità culturale». I neonazisti sono stati i primi a intercettare questa domanda; il problema è che l’hanno completamente stravolta e strumentalizzata, «orientandola verso schemi razziali e nazionali del tutto estranei alla natura della nazione greca».
Ma del resto Alba Dorata non ha mai nascosto le sue vere intenzioni. In un comizio del 2011, Michaloliakos dichiarò: «Loro non capiscono che quando diventeremo davvero forti non mostreremo pietà per nessuno! Se sarà necessario, ci sporcheremo le mani! Se sarà necessario, non saremo democratici!»
E forse, come suggerisce Unfollow, prima che sia troppo tardi è il caso di prendere alla lettera quello che dice il leader di Alba Dorata.
di Leonardo Bianchi
da atenecalling
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