14 novembre 2012, la Digos romana minaccia e falsifica
Quello attuale continua ad essere un periodo decisamente fecondo di notizie riguardo gli abusi compiuti dalle forze poliziesche del nostro paese. A riportarci alla mente le modalità dell’operato quotidiano del nostrano apparato repressivo, appena svanita dalle prime pagine le polemiche su Diaz e Tortosa, ci pensa un articolo di Fabio Scarpa su Repubblica riguardo ad alcune vicende correlate alla giornata di lotta studentesca del 14 novembre 2012 a Roma.
Sono le parole di Claudia Siciliano, medico che assistette a margine degli scontri i vari feriti a causa poliziesca, a introdurci nella realtà delle minacce subite dalla stessa Siciliano qualche giorno dopo, il 17 novembre, negli uffici della Digos capitolina dove era sottoposta a interrogatorio da due ufficiali: “Mi dissero se non firmi non ti facciamo uscire dalla stanza. Se non firmi ti troviamo per strada e non sappiamo quello che ti potremmo fare”. E ancora, in riferimento al verbale falsificato che il medico dice di essere stata costretta a sottoscrivere:“Io l’ho firmato contro la mia volontà e quindi oggi vi dico che lo disconosco»
Il referto in questione è quello relativo alle condizioni fisiche di uno dei manifestanti feriti, G.C.. Proprio ieri, durante una seduta del processo per i fatti di quella giornata di lotta e di opposizione nei confronti del governo Monti, Claudia Siciliano ha narrato la sua versione dell’accaduto, rendendo noti i motivi per i quali la sua immediata diagnosi, che ravvisava il riscontro in G.C. di lesioni ed escoriazioni multiple, venne smentita a stretto giro di posta.
Nei giorni successivi infatti, dopo il suo interrogatorio da parte della Digos, la diagnosi cambiò radicalmente, descrivendo sul corpo del manifestante” rossori cutanei senza lacerazioni e perdite ematiche”. Un’inversione a U oggi motivata da Siciliano come dovuta alle pressioni poliziesche nei suoi confronti e che pregiudica a questo punto la posizione Alfio Paradiso, l’agente di polizia imputato di lesioni personali aggravate in seguito all’accusa di aver manganellato con eccessiva determinazione e foga il G.C..
Le notizie di oggi sono purtroppo l’ennesima prova del fatto che – aldilà del balletto sterile sui numeri identificativi e delle retoriche sulla polizia come un corpo sano purtroppo colpito dalla presenza di alcune mele marce – le tecniche di depistaggio e di pressione da parte dei vari livelli delle forze dell’ordine continuano ad essere in atto nei confronti dell’opposizione sociale e anche delle figure “neutre” che dovrebbero indagare e fare luce sugli abusi che queste costantemente compiono.
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