18 e 19 ottobre: buona la prima! Avanti tutta!
” Sta nei sogni dei teppisti e nei giochi dei bambini
nel conoscersi del corpo nell’orgasmo della mente
nella voglia più totale nel discorso trasparente.
Ma chi ha detto che non c’è… “
L’ ultima settimana è stata per noi carica di tensione, ma anche di fermento, ritrovata coesione, acquisizione di una consapevolezza: un nuovo movimento sta nascendo e fa tanta paura alla controparte. Lo stesso movimento che ha saputo rispondere in maniera compatta e diffusa all’ attacco repressivo messo in campo con lo scopo di intimidire chi è sceso in piazza a Roma il 19 ottobre. Ad Urbino in questa settimana abbiamo visto assemblee, cortei spontanei, rabbia, presa di coscienza. Il corteo del 24 ottobre, inizialmente chiamato per chiedere la liberazione delle compagne e dei compagni in carcere, è diventato l’ occasione per rivendicare i contenuti politici portati in piazza il 18 e 19 ottobre. Sentiamo, come collettività, l’ esigenza di condividere alcune impressioni sulla due giorni di mobilitazione e ciò che è successo in quest’ ultima settimana.
18 OTTOBRE
Abbiamo partecipato insieme a tante realtà del territorio alla costruzione dello sciopero sociale del 18 ottobre a Pesaro , convocato dalla “Rete Disoccupat* Precar* Student* ” , riuscendo a portare in piazza più di 300 persone. E’ stato il corteo degli studenti che vogliono scuola e università garantite, libere e solidali; è stato il corteo per il diritto alla casa e all’abitare; è stato il corteo di lavorator*, precar*, disoccupar*, per l’abolizione della legge Biagi, per la riduzione delle forme contrattuali e per un reddito che ci tuteli dai ricatti padronali; il corteo della solidaretà ai nostri fratelli e sorelle migranti. Oltre al dato quantitativo, senza dubbio significativo e importante, ci preme sottolineare la dimensione qualitativa del corteo, ovvero la capacità di darsi uno spazio politico e di individuarne percorsi ed obiettivi.
19 OTTOBRE
Abbiamo ritrovato la stessa gente a Roma il giorno dopo, facce nuove ma con la stessa espressione di dignità e rabbia. Eravamo tantissimi, più di 70mila nella capitale, un colpo d’ occhio che non ci aspettavamo, dovevamo essere “15mila teppisti” e invece c’ eravamo tutti: è stato il corteo di chi occupa le case, per la difesa dei nostri territori contro le grandi opere. E’ stato il corteo della rabbia per i tagli e le politiche di austerità, contro il ricatto capitalista sulla testa dei più deboli, contro il bipolarismo socialdemocratico volto solo al mantenimento della pace sociale e dei privilegi acquisiti dalla classe dominante. E’ stato il corteo dei migranti, degli studenti, dei movimenti per l’ acqua, delle individualità incazzate e dei militanti provenienti da tutto il paese. La giornata di Roma del 19 ottobre non è stata la classica data nazionale in cui il movimento scende in piazza per il favore delle telecamere e poi non riesce a trovare la strada per una conflittualità reale e generalizzata. Quella che doveva essere una piazza militante è stato un contenitore politico eterogeneo ma ben schierato, accomunato dall’ incrocio delle pratiche e delle rivendicazioni da cui scaturisce l’ agire conflittuale, capace di rappresentarsi al di là di scadenze sovradeterminate e vertici da contestare.
NON PERDONIAMO, NON DIMENTICHIAMO
Rispetto alla liberazione degli arrestati rivendichiamo quanto accaduto come una vittoria politica ottenuta dal movimento, contro gli abusi di una magistratura che ha tenuto i compagni e le compagne per cinque giorni in galera senza neanche un foglio di convalida per l’ arresto. Ad ogni abuso risponderemo con la solidarietà attiva, se toccano uno toccano tutti, lo abbiamo ribadito a gran voce ieri davanti ad una questura consapevole della propria sconfitta, ad ogni attacco ci moltiplicheremo qui come ovunque e lo abbiamo dimostrato.
ESTENDERE LA SOLIDARIETA’ RILANCIARE LA LOTTA*
La solidarietà attiva e diffusa su tutto il territorio nazionale verso i compagni e le compagne arrestat* a Roma sabato scorso è stato un agire collettivo che ha determinato l’ unione e la determinazione di un movimento rispetto ai prori obiettivi e alle proprie priorità. Si parte e si torna insieme, senza mai lasciare indietro nessuno, così è stato. La liberazione degli arrestati è stata invece una vittoria politica rispetto ai meccanismi repressivi e mediatici che volevano mettere alla gogna il movimento, con l’ intento dichiarato di terrorizzare prima e criminalizzare e dividere poi. Ma in questo caso la vecchia dicotomia dei buoni e dei cattivi non è passata, il movimento ha risposto compatto e li abbiamo riportati a casa. Ora è importante rilanciare la lotta per la liberazione dei compagni e delle compagne ancora in carcere, ostaggio di uno Stato e di una classe politica che esistono soltanto quando devono reprimere chi ne mette in discussione il ruolo e la legittimità. Intanto dopo i primi confronti con i compagni liberati emerge l’ esigenza di un elaborazione collettivo sul carcere come dispositivo totalizzante volto a normalizzare e contenere il disagio e la conflittualità tramite l’ annichilimento della persona.
CASA E REDDITO PER TUTT*
Adesso valorizzare le piazze del 18 e 19 ottobre e le mobilitazioni che sono seguite in quest’ ultima settimana è il passo successivo affinchè quelle piazza non siano che l’ inizio di un percorso di lotta da parte di un blocco sociale antagonista con obiettivi chiari e largamente condivisi. Estendere la solidarietà e rilanciare la lotta è ad oggi la sfida che ci si pone con urgenza, riportare sui territori i contenuti espressi in quelle piazze è l’ obiettivo politico che ci poniamo come prioritario. Un obiettivo che già si fa pratica qua sul territorio, con la prima assemblea sul diritto all’ abitare lanciata dalla rete studenti disoccupati precari e un presidio di solidarietà oggi 26 ottobre sotto la nuova occupazione abitativa a Fano.
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Un tema, quello della casa, che riportiamo qui fra la comunità studentesca con la costruzione di una campagna sul diritto all’ abitare. La campagna chiederà la diminuzione degli affitti, un contratto sociale che tuteli la comunità studentesca rispetto alle speculazioni, contrastare le politiche aziendalistiche dell’ ERSU e per ottenere una struttura abitativa destinata a studentesse e studenti delle fasce più deboli
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Come studentesse e studenti rivendichiamo il diritto ad un reddito che ci permetta di poter costruire autonomamente il nostro percorso di studi e di vita, nonchè il diritto a forme di tutela rispetto ai ricatti padronali, a stage e tirocini gratuiti, la possibilità di poter fare il lavoro che vogliamo e dire no a precarietà e sfruttamento.
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Continueremo a fare rottura, a sbugiardare chi difende l’ operato della classe dirigente e attacca chi lotta per i propri diritti e la propria digità, saremo ovunque e non arretremo di un passo rispetto a ciò che ci spetta e che, ne siamo sicuri, prima o poi ci riprenderemo.
Buona la prima! Avanti tutta!
COLLETTIVO PER L’ AUTOGESTIONE URBINO
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