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Ancora sul #15N, ancora sul #19O

Sarebbe stato già abbastanza che fungesse in qualche modo da moltiplicatore delle lotte che si incontrano valorizzandosi vicendevolmente. Ci sarebbe bastato perché rappresentava la posta in palio di una scommessa politica che proprio in tale obiettivo andava ben oltre l’effimero e la contingenza. Ma ciò che era una bella e appassionante scommessa oggi va forse oltre e si è rivelata una tendenza. Questa, senza voler cadere in facili entusiasmi, è almeno la nostra ipotesi.

Aldilà dell’eco mediatica raggiunta dal corteo nazionale – ma guardando soprattutto all’effetto moltiplicatore da esso avuto nel costruire una densa agenda di movimento – il #19O sta forse andando oltre anche l’altra immagine algebrica che ritorna spesso nei nostri discorsi: forse quel percorso non sta semplicemente limitandosi all’idea della “moltiplicazione delle lotte”. Guardiamo alla giornata di ieri di cui, per comodità e reale conoscenza, analizzeremo la mobilitazione nella nostra città, Palermo. La spinta che solo l’idea dell’assedio necessario e permanente sa dare alle mobilitazioni, tanto per iniziare. Ieri, il corteo studentesco ha raggiunto numeri che da un po’ non si registravano: ventimila presenze ad una manifestazione che, arrivata sotto il palazzo della Regione, conosceva solo l’urlo dell'”assedio!” rappresentano un dato di generalizzazione importante. La trasversalità di una piazza in cui, oltre ai lanciatissimi studenti delle scuole, ha visto anche le significative presenze di operai Gesip e lavoratori del pubblico impiego dalle varie sigle del sindacalismo di base. Un elemento questo che ripropone il nodo del metodo di costruzione di percorsi che diventano reali nel momento in cui una lotta si “presta” all’altra aprendo così il campo delle “possibilità” di iniziativa. Quando la cornice si delinea e gli schieramenti si chiarificano, si radicalizza la contrapposizione amico-nemico e l’unico campo che si restringe è quello della mediazione.

Non c’è più spazio per un gioco al ribasso di pratiche e rivendicazioni e va ad esaurirsi la funzione stessa del ceto politico, di movimento e non. I soggetti scendono direttamente in campo, il discorso si fa autonomo.

E poi c’è la rabbia. Rabbia e determinazione che, nel momento in cui trovano casa nella pratica dell’obiettivo, diventano passioni affermative, potenti. Fateci dire in tranquillità quanto stridente fosse il confronto tra la tristezza rituale di piazze (vuote) come quella di ieri dei confederali e la voglia, l’attesa – e anche un po’ di adrenalina – incarnata in soggetti che sentono la necessità di occupare (case, assessorati, scuole), assediare (i nemici oltreché i palazzi), sollevarsi in prima persona e “camminare insieme per affermare sogni comuni”. Il territorio in cui operiamo si solleva perché ricettivo; i soggetti sociali vivono ormai fuori dalla naftalina a cui la promessa politica e l’ideologia dell’eterna attesa di un futuro migliore li avevano relegati.

Nel corteo studentesco (principalmente studentesco), nelle iniziative di riappropriazione degli universitari, nelle occupazioni degli assessorati da parte dei NoMuos e dei senzacasa, noi iscriviamo le potenzialità del #19O. E ancora, le piazze meticce, la chiarezza dei linguaggi; il protagonismo epurato da rappresentanze e finte rappresentazioni e la sostanza, la carne, delle lotte reali.

Un potente discorso di parte. Ecco, quel #19O è allora, forse, una potenza, ha forse messo l’esponente alle lotte, quel numerino che non moltiplica semplicemente – tanto meno somma! – le cifre: le eleva! Tradurre quel tipo di percorso, cogliere quell’indicazione: così ci siamo spesso detti in queste settimane. E siccome non possiamo permetterci traduzioni meccaniche, interpretiamo, ri-adattiamo e…scommettiamo, organizziamo. Per noi questo è stato il #15N a Palermo: una reinterpretazione, crediamo, ben riuscita.

Il percorso si dimostra costruttivo, la giornata un bell’inizio. È questo il principio di potenza!

Redazione Infoaut Palermo

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