Argentina: la polizia sgombera i senza casa, 4 morti
Quattro morti e 60 feriti, questo il bilancio dello sgombero effettuato dalla polizia argentina giovedì 28-luglio nel comune di Libertador General San Martin, provincia di Jujuy, nel nord del paese. Circa 700 famiglie organizzate dalla Corriente Clasista y Combativa(CCC), una organizzazione di base dei lavoratori e disoccupati argentini vicina al Partito Comunista Rivoluzionario*, occupavano da una settimana terre ed edifici appartenenti a Ingenio Ledesma, una delle più grandi aziende argentine, e principale proprietario terriero della regione, reclamando l’applicazione della legge approvata 3 anni fa, che permette l’espropriazione di terre all’azienda a favore dell’emergenza abitativa e al bisogno di terra per il sostentamento della popolazione. La legge era stata ottenuta dopo anni di lotte, ma non è mai stata applicata.
Da giorni erano in corso trattative fra la CCC e le autorità locali, ma queste ultime hanno chiuso il tavolo di trattativa e optato per lo sgombero che si è poi trasformato in una battaglia, a cui secondo le accuse dei dirigenti sindacali hanno partecipato al fianco della polizia agenti armati privati al soldo dell’azienda che insieme alle forze dell’ordine avrebbero aperto il fuoco contro i manifestanti. Oltre ai 4 morti infatti molti dei feriti presentano lesioni causate da armi da fuoco.
L’azienda, che produce zucchero, carta, alcool, energia elettrica, frutta e altri prodotti alimentari, possiede nella regione più di 170000 ettari di terra di cui solamente 35000 vengono utilizzate. Il nome dell’azienda si lega tra l’altro nel ’76 al terribile episodio dell’”apagon”(black-out), in cui durante la notte di concerto con gli apparati della dittatura, causava dei black-out in diverse località della zona per permettere ai militari(supportati da personale privato armato dall’azienda stessa) di sequestrare e uccidere gli oppositori politici e gli attivisti sociali.
Di fronte ai gravissimi fatti del 28 luglio, figure istituzionali delle più diverse cariche e gradi si sono rinfacciate le responsabilità dell’accaduto. Il ministro di Governo della provincia di Jujuy La Villa, e il capo della polizia hanno rassegnato le dimissioni, altri agenti sono stati trasferiti ad altre località, ma questo non è bastato alla CCC che accusa le istituzioni di aver “aver fatto un patto per mettere in piedi una commissione d’inchiesta che salvi dalle responsabilità l’Ingenio Ledesma, che come sappiamo, modifica e influisce sul potere costituito a proprio piacimento. Vogliono ancora una volta garantire l’impunità”, e annuncia che “di fronte a queste condizioni non ci presteremo ne daremo avvallo a questa farsa. Per fare chiarezza esigiamo che siano incorporati alla commissione gli organismi di diritti umani di Jujuy e nazionali, come anche gli avvocati delle famiglie che hanno fatto querela e che la commissione abbia sede in Libertador”.
Il governatore della provincia, Walter Basilio Barrionuevo e il suo predecessore Eduardo Fellner(entrambi della coalizione di governo) intanto dichiaravano che “i fatti hanno chiaramente un fondo politico, mediatico, per cui qualcuno ha usato e utilizzato le necessità delle persone di avere un terreno e una casa propria, col chiaro obiettivo, che sono le future elezioni di agosto e ottobre”.
Nei giorni scorsi si sono susseguite le manifestazioni in varie città del paese, con l’appoggio di varie forze politiche e sindacali. In un comunicato il Partito Comunista Rivoluzionario Argentino, animatore della CCC insieme alla CTA (Centrale dei lavoratori dell’argentina) e ad altri gruppi politici e sindacali replica alle accuse: “solo delle menti malate possono vincolare richieste genuine e perdite di vite umane a interessi elettorali. L’unica cosa che viene in mente all’ex governatore(Fellner) in questo momento è pensare ai voti? Ne uno, ne mille voti valgono una vita”, e rilancia “Lei deve ancora rispondere alle accuse e pagare per le morti di Cuellar e Ibañez avvenute nel 2003; omicidi avvenuti durante una repressione a Libertador, portata avanti dal suo capo di polizia, attualmente imputato e in carcere per tortura e sparizioni di persone nel ’76”.
Il comunicato afferma infine che “per il governo provinciale e nazionale al primo posto ci sono gli affari. Come a Formosa, a Villa Soldati e oggi a Libertador, il governo “nazionale e popolare” non da risposte alle necessità del popolo e difende a spada tratta gli interessi dei potenti che dice combattere. È questo l’approfondimento del nuovo modello che da tanto tempo sentiamo proclamare?”
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