BOLOGNA; SCIOPERO E PRESIDIO IN ATTESA DEL RIESAME PER I SINDACALISTI ARRESTATI
Il 19 luglio 2022 la Procura di Piacenza ha richiesto e ottenuto l’applicazione di alcune misure cautelari che hanno portato agli arresti domiciliari di 6 esponenti nazionali e locali delle due organizzazioni sindacali Sicobas e Usb. Oggi (ieri ndr) il Tribunale del Riesame di Bologna si esprimerà sulla richiesta di revoca delle pesantissime misure “cautelativamente imposte” ai due sindacati. Per le ragioni il SI Cobas ha proclamato da ieri (martedì ndr) uno sciopero di 36 ore, questa mattina, fino all’esito, il presidio in solidarietà ai sindacalisti arrestati sotto il Tribunale di Bologna.
Da Bologna Tiziano dei Si Cobas Ascolta o scarica
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COMUNICATO SI COBAS
Il 19 luglio 2022 la Procura di Piacenza ha richiesto e ottenuto l’applicazione di alcune misure cautelari che hanno portato agli arresti domiciliari 6 esponenti nazionali e locali delle due organizzazioni sindacali Sicobas e Usb. Il giorno 03 Agosto 2022 il Tribunale del Riesame di Bologna si esprimerà sulla richiesta di revoca delle pesantissime misure “cautelativamente imposte” ai due sindacati.
Gli arresti sono stati richiesti dalla procura piacentina nell’ambito di un’inchiesta iniziata nel 2016 che contesta diversi reati e ipotizza due diverse “associazioni a delinquere” per le due organizzazioni sindacali che negli anni hanno avuto l’ardire non solo di far rispettare lo stesso CCNL firmato dai sindacati confederalima addirittura di porre in essere una “non necessaria contrattazione di secondo livello”.
Un teorema giudiziario estremamente pericoloso che si concretizza in un attacco senza precedenti
all’esercizio del diritto di sciopero e ai diritti e alle libertà sindacali nel nostro paese.
Un’ operazione repressiva che intende infangare e screditare il sindacalismo conflittuale nel suo insieme, strumentalizzando singoli episodi, evitando di contestualizzare e narrare le pessime situazioni di lavoro esistenti nel settore logistico. L’ampia rappresentatività sindacale viene letta dalla Procura quale “elemento ricattatorio, gli scioperi e le proteste negli anni poste in atto sono letti come richieste estorsive”.
Assenti dalle 22.000 pagine dell’inchiesta analisi e considerazioni che permettano di ricostruire il contestodelle pessime condizioni di vita e di lavoro precedentemente imposte a migliaia di lavoratori e lavoratrici, dei diritti basilari precedentemnte negati.
Le lotte operaie sviluppatesi nel piacentino, così come in altri importanti luoghi considerati crocevia fondamentali della logistica, hanno portato in centinaia di aziende e magazzini ad un miglioramento di queste condizioni, ripristinando una legalità prima inesistente.
Assente dall’inchiesta qualsiasi forma di approfondimento sugli effetti che la capacità di autorganizzazione dei lavoratori ha saputo produrre permettendo il superamento di un sistema di vero e proprio caporalato attraverso il quale finte cooperative spesso legate alla criminalità organizzata hanno infiltrato i “paradisi non solo fiscali della logistica”.
Assente qualsiasi cenno alle milionarie evasioni fiscali perpetrate per anni a danno dello stato e dei contribuenti , assenti gli omessi contributi previdenziali, assenti le finte buste paga con cui gli stipendi venivano pagati, assenti gli straordinari mai pagati, assenti gli improvvisi e continui
cambi appalto, i programmati fallimenti di cooperative destinate a breve vita e dei loro prestanomi fantasma, assenti le centinaia di denunce presentate da parte dei lavoratori e mai prese seriamente in considerazione dalle istituzioni, assenti le mancate condizioni di sicurezza che hanno prodotto le conseguenze più gravi per la salute e la vita di migliaia di lavoratori e lavoratrici.
Assenti le motivazioni reali che hanno determinato lo sviluppo di questo ciclo di lotte.
Assente la capacità di saper leggere un contesto nel suo complesso.
Assente la conoscenza approfondita di un settore come quello della logistica nato e cresciuto con una velocità impressionante senza essere sottoposto ad alcun controllo e in cui lo sfruttamento di lavoratori perlopiù immigrati è stato non solo tollerato ma ritenuto necessario senza scrupolo alcuno.
Per le ragioni finquì sinteticamente esposte e per molte altre appena accennate il SI Cobas proclama l’apertura di uno stato di agitazione e sciopero e si impegna a fare si che si sviluppi la massima convergenza ed unità d’azione con l’insieme delle forze sindacali, sociali e politiche di classe e antigovernative.
SINDACATO INTERCATEGORIALE COBAS
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