#Chile. El pueblo unido marcha sin partido!
[Infoaut da Santiago de Chile] Si chiudono le giornate di sciopero generale in Cile, con un primo bilancio che nella notte tra mercoledì e giovedì non ha fatto dormire sonni tranquilli a coloro che fino al giorno prima speravano che tutto sarebbe proseguito nella normalità. Anzi, forse proprio i due giorni appena conclusi sono stati i più significativi in questi mesi di lotta
Due giorni ininterrotti di scontri, barricate e blocchi stradali: da mattino a notte fonda. Lo sciopero è stato indetto per 48 ore, e nessuno ha voglia di sprecare un minuto a vedere la metropoli che prosegue imperterrita nei suoi affari: l’intera città deve essere bloccata in ogni momento, che i carabineros si tengano pronti.
Nulla a che vedere con gli scioperi farsa che siamo abituati a vedere alle nostre latitudini. Qua non si tratta di giocare ad organizzare pallidi cortei festosi a dimostrare che ancora un’opposizione esiste. Qui si tratta di mandare un messaggio al governo Piñera: se non fate ciò che chiediamo, noi mettiamo il lucchetto al vostro portafogli.
Da parte sua presidente e soci sembrano chiedere a gran voce nuove prove di forza, perchè anche questa sembra non essere bastata… Di fronte alle 600.000 persone che riconquistano le strade di tutto il paese, Chadwick, portavoce del governo, non sa dire altro che lo sciopero non è riuscito. Si aspettava di vedere delle mancanze dai posti di lavoro che non ci sono state, e accusa la Central Unitaria de los Trabajadores di esser causa dei disordini per il fatto di aver indetto lo sciopero. Da parte sua la CUT accetta il gioco delle parti e rilancia, affermando che lo sciopero è invece riuscito, ma che “quelli che stanno sulle barricate non sono dei nostri, e non fanno nessun bene allo sciopero”.
Per fortuna gli encapuchados/as non se la prendono troppo, loro credono che la direzione delle iniziative non sia affare di burocrazie sindacali, e continuano dritti sulla loro strada, scandendo duri: “El pueblo unido marcha sin partido!” (Il popolo unito cammina senza partiti).
I media nazionali intanto continuano con forza la loro battaglia contro il movimento. Non si può far finta di niente, e allora è meglio dare il più spazio possibile alle bravate di questi “exaltados” e ai sapidi attimi eroici di quei cittadini coraggiosi che tentano di porvi fine. Magari aggiungendo come contorno qualche intervista a chi, non riuscendo a prendere il pullman, si incazza con gli scioperanti; o a chi tenta di giustificare l’inspiegabile violenza di questi “antisociales”, accusando l’alta percentuale di divorzi tra le famiglie cilene.
Puoi fermare un “capucha” (cappuccio) e chiedergli di raccontarti le azioni di oggi. Non saprebbe dirle tutte. Dalle 15 fino a oltre le 23 la città è un unico campo di battaglia. Da nord a sud di Santiago circa tremila carabineros sono tenuti in scacco da una folla di giovani, che nemmeno da lontano possono ricordare delle “piccole bande di teppisti”. Si incendiano barricate per chiudere le strade principali; con pietre e bastoni si difendono le università occupate; si bruciano i mezzi delle forze dell’ordine; Mac Donald’s vengono sfondati, banche e supermercati assaltati. Da Santiago a Valparaiso.
Felpe adidas e scarpe nike si alternano ininterrotamente tra le nubi dei lacrimogeni e le ondate degli idranti. In soli tre mesi di lotta l’attitudine di strada si è riscoperta tattica di guerriglia urbana. E se ancora una frattura tutta politica tra incappucciati e società civile pesa sulle spalle del movimento, questi due giorni di sciopero ci lasciano lo spaccato di una popolazione che sempre con maggior rabbia e coscienza sceglie la strada del conflitto. Obiettivi praticati e numeri in evidente crescita non possono che far sperare in questo fine inverno andino, e di certo questa notte le sirene dei carabineros non hanno nulla da invidiare a quelle dei bobbies londinesi.
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