Continua la lunga marcia per portare il modello Marchionne anche alla Maserati di Modena.
Nella fabbrica modenese la casa Torinese vorrebbe dar vita ad un’importante ristrutturazione, oltre all’introduzione del modello Marchionne, con non pochi ripercussioni sull’intero tessuto cittadino.
Non smentisce le sue posizioni il governo italiano che con le parole del ministro del lavoro Sacconi, in occasione di un convegno in commemorazione di Marco Biagi, torna ad alzare il clima di tensione sulla vicenda Fiat. Secondo il ministro si deve continuare con la logica del confronto e dello scambio perché il modello non è inteso come un accordo formale, ma come uno scambio fra la piena utilizzazione per gli impianti, condizione per attrarre investimenti da una parte, e dall’altro la crescita dei salari e dell’occupazione. Ed è con questa logica che,secondo il ministro, il modello Marchionne è esportabile all’interno degli stabilimenti della Maserati.
Queste parole dimostrano le intenzioni che questo governo ha verso le politiche industriali. Il confronto è solo tra chi vuole partecipare al tavolo di spartizione delle ricchezze del mondo del lavoro, mettendo sul tavolo sacrificale i diritti e le condizioni di lavoro degli operai. Queste sono le condizioni dello scambio, industriali più ricchi e lavoratori più poveri.
Di tutta questa vicenda, però dobbiamo constatare due grandi verità: da una parte il grande silenzio delle istituzioni modenesi a partire dalla giunta comunale, interessata solamente a fare bella figura con confindustria e le forze produttive della città, disposta a sacrificare l’ennesima polisportiva, che ha la sola sfortuna di essere posizionata di fianco allo stabilimento pur di non perdere la Maserati, e dall’altra la più completa solitudine della Fiom di Modena che lamentando la mancanza da anni di un piano industriale da parte di Maserati, deve subire forti ritorsioni all’interno dello stabilimento verso i propri iscritti e un isolamento nella lotta forte solo della voglia dei lavoratori di mantenere intatto il proprio posto di lavoro senza perdere i propri diritti.
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