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Foggia: non ci pieghiamo ai ricatti della Prefettura; le lotte ci danno ragione!

 

Con le mobilitazioni i lavoratori e le lavoratrici hanno dimostrato di non voler cedere fino a quando non otterranno ciò che gli spetta. Dopo più di un anno di denunce, a Foggia come in altre province, il Ministero dell’Interno lo scorso venerdì 27 novembre ha dato loro ragione. Nella persona del suo sottosegretario, sollecitato da un’interpellanza basata proprio sulle rivendicazioni dei lavoratori a Foggia, il ministero ha confermato davanti al parlamento che per il rinnovo dei permessi di soggiorno non è necessaria la residenza, come pretende invece la questura – la quale si dovrà adeguare alle direttive dall’alto. Per ora solo parole, che hanno però un peso rispetto ad una situazione di abuso, diffusa anche in altri territori e già al centro di mobilitazioni a Roma e Caserta lo scorso 20 luglio, con i lavoratori della logistica e il movimento di lotta per la casa, e di nuovo a Roma il 12 ottobre. Quanto strappato al governo dai lavoratori braccianti è quindi strumento di rivendicazione per i migranti in tutta Italia, per chi si è visto togliere il diritto alla residenza dall’art. 5 del ‘Piano casa’ come per chiunque non abbia accesso ad un contratto d’affitto. Quel che vale a Foggia sui rinnovi e la residenza vale ovunque in Italia, bisogna adesso affermarlo e salvaguardarlo con le lotte di fronte alle istituzioni locali.

 

E certo quello della residenza per il rinnovo del permesso di soggiorno non è che un tassello in un sistema di negazione sistematica di accesso a diritti e servizi, contro cui continueremo a lottare. In primo luogo perché chi non ha il permesso di soggiorno lo ottenga: chiediamo che la Commissione Territoriale per l’asilo e la Questura di Foggia riconoscano ai lavoratori una protezione sulla base del grave sfruttamento subìto, come già avvenne per i braccianti africani protagonisti della ribellione di Rosarno del 2010. Inoltre, per la maggioranza degli stagionali stranieri (come molte altre categorie su cui si accaniscono crisi e discriminazione) la residenza rimane impossibile da ottenere nonostante le rassicurazioni del Prefetto. Secondo i comuni – nella provincia di Foggia come del resto d’Italia – chi è sfruttato non è nemmeno degno di avere riconosciuto il proprio indirizzo per l’iscrizione all’anagrafe, proprio perché è costretto a vivere in insediamenti ‘impropri’. Un circolo vizioso che va spezzato con la lotta!

 

Senza dimenticare che privare i lavoratori di qualsiasi diritto è funzionale ad un sistema economico in cui lo sfruttamento è pervasivo anche per chi ha i documenti, e va quindi contrastato anche su altri fronti. Incalzata dal dibattito parlamentare seguito alle mobilitazioni di settembre, la Prefettura di Foggia si è affrettata a dimostrare di prendere provvedimenti anche rispetto alla tutela dei diritti sul lavoro. Il tavolo ottenuto dai lavoratori a settembre riguardo i contratti (e in particolare sulla necessità di avere garantito il trasporto gratuito sul lavoro, come vorrebbero gli accordi collettivi) è stato citato come risposta concreta da parte della Prefettura. Peccato che agli impegni presi al tavolo non sia seguito nulla se non nuovi incontri, a porte chiuse e inconcludenti, di cui l’ultimo proprio in questi giorni. Incontri che, per volere di sindacati complici e timorosi di perdere qualsiasi legittimità sia loro rimasta, hanno esplicitamente estromesso i lavoratori che con la mobilitazione li hanno promossi, in totale autonomia da ogni forma di rappresentanza.

 

È ora che dalle parole si passi ai fatti, e che ai lavoratori venga riconosciuto ciò che gli spetta! Basta promesse, we need yes!

 

Corteo Venerdì 4 dicembre alle h. 15.30, davanti alla Prefettura di Foggia

 

COMITATO LAVORATORI DELLE CAMPAGNE
RETE CAMPAGNE IN LOTTA

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