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“Goodbye CGIL!”

Ancora una volta il marchio indelebile di una sonora sconfitta lo infligge il conflitto sociale: dopo mesi di occupazioni, scioperi e presidi permanenti decine di lavoratrici delle pulizie hanno deciso insieme di revocare l’iscrizione alla CGIL. Una decisione collettiva comunicata nella giornata di mercoledì 6 marzo con un presidio e volantinaggio all’interno del proprio luogo di lavoro, nell’ospedale di Cisanello, e con la diffusione di un comunicato (che riportiamo in fondo all’articolo).

Ricordiamo quanto la città di Pisa sia stata positivamente scossa dal coraggio di centinaia di donne che da quest’autunno hanno posto al centro dell’attenzione pubblica la questione della Sanità, partendo da un’opposizione senza mediazioni a 78 provvedimenti di licenziamento per i servizi  in appalto all’ospedale di Cisanello. Lotta che ha vinto nel mese di gennaio la propria vertenza, ma che continua a produrre una reale e potente trasformazione nei soggetti che l’hanno condotta e degli equilibri di potere in città. Il primo a farne le spese è stata proprio “mamma CGIL”, che ha pagato la compromissione con i vertici di Sodexo ed Azienda Ospedaliera; ha influito l’atteggiamento iniziale remissivo e rassegnato nei confronti del licenziamento;  il discredito derivati dall’incapacità e dalla non volontà di essersi mai opposta a tutte le misure che negli anni avevano già pesantemente precarizzato il lavoro; la scarsa qualità dei quadri sindacali referenti del settore e soprattutto la manifesta e palese opposizione alla propria delegata Marzia Ricoveri, bersaglio di vessazioni di ogni tipo solo perchè ha osato interpretare correttamente la propria funzione. Un RSU non ubbidiente, non devota alle “gerarchie” nè agli “ordini”, mai pecora nei confronti dei propri superiori; bensì capace di stimolare e di indirizzare al meglio la volontà di riscatto e di partecipazione di tutti i lavoratori e le lavoratrici (testimonianza ne è lo schiacciante risultato nelle elezioni rsu). Il comportamento dei più alti funzionari Provinciali  CGIL nei confronti della delegata più attiva ha toccato il limite del ridicolo: tentativi di agguato al presidio permanente per tentare di convincere a “smobilitare” tende e gazebo; mancate comunicazioni dell’orario e del luogo della trattativa; vere e proprie minaccie di ritorsione, e la solita immancabile dose di falsità e calunnie messe in giro per provare a denigrare la lotta (memorabile fu la “voce” che calunniava il presidio di essere diventato luogo di festini hard e sbronze colossali). A contribuire all’ostilità operaia nei confronti della CGIL è stata anche la sua identificazione con il Partito Democratico, laddove quest’ultimo è presente come nemico e diretta controparte delle lavoratrici: 1)come Funzionari del Sindacato (provinciale, regionale e nazionale) manifestatamente Pd; 2)come politici che hanno votato la spending review (origine dei licenziamenti), 3) come Istituzioni locali che si sono – nella pratica – dimostrate avverse a schierarsi dalla parte di chi manifesta (vedi porte del comune sbarrate da polizia il 14N), 4) come corpo baronale e feudale che amministra i “livelli alti” dell’azienda ospedaliera (dai primari fino ai dirigenti – sono tutti del Partito).

Scrivevamo a novembre a proposito del potenziale di rottura di questa lotta: “che colpisce in primo luogo il legame tra lavoratori e delegati con le segreterie del sindacato confederale, riconosciuto dapprima come “passivo”, e con il procedere delle iniziative ritenuto un vero e proprio ostacolo alla costruzione di un movimento capace di incidere positivamente sulle proprie condizioni di vita e di lavoro. Rottura nei confronti di un atteggiamento comune incline alla rassegnazione, all’isolamento ed alla paura riguardo le possibilità di soddisfazione dei propri bisogni. Rottura delle tradizionali forme di delega e di organizzazione verticale delle vertenze, con l’irruzione della dimensione sociale che la fa da padrone nel determinare scelte, decisioni, incontri ed esperienze di lotta.”  

Dopo 4 mesi lo sviluppo di questa lotta ha coinvolto differenti forme di organizzazione, protesta e coinvolgimento, ed ha maturato una propria autonomia che prende distanze e marca differenze sostanziali da un Sindacato incapace di riprodurre in questa crisi la funzione di corpo intermedio e di tappo all’emergere di rivendicazioni. Con l’avanzare della “crisi”, dei tagli, dell’austerità, il carattere “clientelare” del Sindacato  (la sua capacità di associare alla “tessera” un posto di lavoro per sè o i propri familiari) ha perso via via la sua tinta di “normalità”: nella lotta contro i licenziamenti Sodexo, la scelta di “parteggiare” dalla parte del Sindacato era sintomo di “cercare di sistemare” o migliorare la propria collocazione lavorativa o la possibilità di far entrare qualche parente… viceversa le lavoratrici più attive nella lotta, hanno visto, da parte delll’azienda, revocare “accordi” già presi, tentando di osteggiare e peggiorare le condizioni di lavoro.

Significativo è il fatto che la fuga dal Sindacato sia stato un elemento tendenziale che, in modo più o meno evidente, è stato sempre presente nella materialità di questa composizione del lavoro. Proprio il primo giorno del presidio permanente – il 26 ottobre – con queste parole veniva descritta la situazione da parte dei lavoratori che avevano occupato il piazzale di fronte al pronto Soccorso:

“78 persone a casa! Nessuno si è preoccupato dell’appalto, nessuno ci ha detto niente. E dove siete voi sindacati, dove siete,  in questo momento di crisi? E siamo noi lavoratori perchè lo viviamo sulle nostre spalle.  E loro vivono con i nostri stessi stipendi, ci hanno rotto i coglioni anche loro. SIAMO ALLA FAME E SI DEVE DARE DA MANGIARE ANCHE A LORO …PER NIENTE, VERGOGNA!”  (guarda il video)

Riepilogando: lavoratrici iscritte in massa alla CGIL decidono con i delegati più attivi CGIL di non seguire le linee “attendiste” del sindacato e iniziano a lottare sperimentando modalità inedite ed autonome su “come organizzarsi”. Il potere di decidere si trasferisce direttamente tra le lavoratrici, e si forma il Comitato Lavoratori e Cittadini per il Diritto alla Salute, assieme alle assemblee delle Sodexo in Lotta. Diventano epicentro dei momenti cittadini di mobilitazione – come il 14N con l’occupazione della torre di Pisa; ed iniziano a contestare i Partiti (Bersani a Livorno) per la complicità con un sistema economico che le vuole licenziare ed impoverire. In questo processo si formano nuovi legami, esperienze, si corrono rischi forzando il campo della legalità perchè “ci si sente dalla parte della ragione”. In tutto questo la frattura con la CGIL aumenta sempre di più. Ad un mese dalla “vittoria” contro i licenziamenti, più di 70 tra le protagoniste del presidio, abbandonano il loro Sindacato. E ora? Hanno scelto di costruire una nuova organizzazione per consolidare e estendere i principi, lo spirito ed i risultati della loro lotta. Nasce A.L.D.: Associazione Lavoro e Dignità, che si propone di sviluppare quella forza, basata su una differente pratica di partecipazione e soprattutto nella giusta direzione verso cui tante hanno già iniziato a marciare: quella di combattere per decidere insieme sulle proprie vite, non accettando soprusi nè ricatti, mettendosi in gioco per far rispettare una dignità che chi comanda ed i suoi sgherri vorrebbero sempre più calpestare dentro e fuori i posti di lavoro.

Infoaut Pisa come al solito seguirà da dentro lo sviluppo di questi nuovi percorsi autonomi…

 

Di seguito il comunicato delle Lavoratrici del Presidio Permanente di Cisanello:

 


VOLTIAMO PAGINA, E VI SPIEGHIAMO PERCHE’…

Prendiamo parola come lavoratrici delle pulizie Sodexo per comunicare che da oggi saremo in tante a lasciare i sindacati CGIL e CISL. Abbiamo fatto questa scelta, che è maturata giorno dopo giorno affrontando avversità e ostacoli che questo Sindacato ci ha messo davanti.

Dal 26 ottobre abbiamo condotto una vera e propria battaglia contro i licenziamenti che la multinazionale Sodexo voleva applicare per continuare a sfruttarci ancora di più. Una lotta che abbiamo ad oggi vinto, mettendo in campo una resistenza fatta di dignità, sacrifici, ma anche passioni. Decine e decine di lavoratrici, donne, madri hanno sostenuto per QUATTRO MESI un presidio permanente, di giorno e di notte, col vento e con la pioggia. Abbiamo preso coscienza che soltanto la nostra unità poteva farci ottenere il risultato di non essere licenziate. Un risultato che è stato conquistato grazie alla nostra determinazione, al fatto che abbiamo capito che IL NOSTRO LAVORO E’ IMPORTANTE, perchè è la SALUTE di tutti i cittadini. Abbiamo quindi fatto una LOTTA DURA, senza mediazioni, non accettando nessun compromesso. Nessun ridimensionamento dell’orario di lavoro, nessuna precarizzazione delle ore, nessun licenziamento – neanche uno.

In questo cammino, fatto di impegno, sacrificio, ma anche di gioia e soddisfazione, abbiamo capito che la tessera sindacale che avevamo in tasca era soltanto un peso. I soldi che ogni mese venivano presi dalle nostre magre e vergognose buste paga non servivano a difendere la nostra dignità, ma soltanto a PAGARE FUNZIONARI che non hanno mai condiviso con noi né lo spirito né i luoghi né gli obiettivi di noi lavoratori.

  • Dal primo giorno della lotta, il gazebo che abbiamo montato per fare il presidio permanente è stato recuperato autonomamente, perchè i funzionari, soprattutto quelli della CGIL, -accampando vergognose scuse – non hanno voluto mettere a disposizione il “loro”.

  • I primi giorni della lotta, i funzionari della CGIL hanno lavorato per dividere i delegati sindacali ed il fronte dei lavoratori, con intimidazioni e pressioni di ogni tipo. Per loro “non dovevamo iniziare a lottare da subito… dovevamo aspettare”. Abbiamo invece visto che la nostra capacità di mobilitazione è risultata vincente. A differenza della nostra storia, tantissime altre situazioni dove le aziende vogliono licenziare i lavoratori e il sindacato “cerca” una mediazione SENZA LOTTARE, si risolvono con la disgrazia dei lavoratori.

  • Quando la nostra lotta è iniziata, abbiamo più volte cercato con lettere e volantini -che abbiamo fatto da soli- di far ripensare alla CGIL la sua linea. Abbiamo sempre cercato di coinvolgere nel presidio e nelle iniziative il Sindacato. In risposta abbiamo ricevuto solo offese, accuse di “strumentalizzazioni”, ipocrisia. La nostra delegata CGIL Marzia Ricoveri ha dall’inizio appoggiato e stimolato la volontà di tutte noi di non subire passivamente le decisioni che venivano prese negli incontri sindacali. Da subito la nostra richiesta è stata quella di DECIDERE e di PARTECIPARE. Questo perchè sappiamo bene che SIAMO NOI a lavorare, e non chi sta lontano dai posti di lavoro. Sappiamo che solo con una forza data dalla partecipazione di tutti potevamo vincere una multinazionale come la Sodexo.

  • La verità è che il SINDACATO non ha mai creduto in noi! Ed era disposto fin da subito a CEDERE alle pressioni della Sodexo e dell’Azienda Ospedaliera, accettando un compromesso al ribasso. Quando abbiamo costruito con assemblee, incontri, raccolta firme, volantinaggi la NOSTRA LOTTA; quando abbiamo deciso di SCIOPERARE il 14Novembre insieme a migliaia di persone; quando non abbiamo abbassato la testa di fronte a ricatti e intimidazioni che provenivano dai vertici aziendali: il ruolo e l’atteggiamento della dirigenza della CGIL è stato quello di venirci CONTRO, tentando in ogni modo di metterci in difficoltà, di emarginare i lavoratori più attivi, di spaventare anziché di dare forza.

Per tutto questo, e molto altro, abbiamo deciso in molte decine di VENIRE VIA DA UN SINDACATO CHE NON CI RAPPRESENTA PIU’. La revoca delle nostre tessere avviene perchè abbiamo capito che solo mettendo in discussione questo modo di lavorare e di vivere possiamo conquistarci diritti, salute, reddito e dignità. Non vogliamo più delegare a nessuno di questi Sindacalisti di professione le nostre vite, per questo abbiamo deciso di costruire una nuova Associazione Lavoro e Dignità in cui TUTTE LE PERSONE possano liberamente organizzarsi e affrontare le crescenti difficoltà con coraggio, determinazione.


Le lavoratrici del Presidio Permanente di Cisanello

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