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Intervista: il debito è il cielo della Grecia.


 

Dopo l’approvazione del memorandum del 12 febbraio e la rivolta della piazza quali sono le prospettive di lotta e iniziativa del movimento antagonista greco?

 

Il 12 febbraio poteva sembrare ai meno accorti una delle solite manifestazioni del movimento ad Atene, però a ben vedere la piazza aveva delle nuove caratteristiche. Noi che siamo sempre in strada ce ne siamo accorti subito: per la prima volta la piazza aveva caratteristiche davvero moltitudinarie.

La gente non scappava dalla strada ma cercava di costruire qualcosa, voleva restare in strada insieme alla prima prima fila, all’avanguardia dello scontro. Tra i manifestanti c’era una comunicazione inedita, atipica. Le migliaia di persone che manifestavano nelle strade limitrove a Piazza Syntagma erano in sintonia e in contatto costante con chi era riuscito ad arrivare nella piazza. Moltissimi anziani partecipavano attivamente alla protesta mettendosi anche in prima fila provando ad ostacolare con il loro corpo la celere o addirittura i camion dei vigili del fuoco inviati sul posto per spegnere gli incendi delle banche.  C’erano signore vestite eleganti che spaccavano le pietre per passarle ai ragazzi bardati che poco più avanti cercavano di far avanzare il corteo bloccato dalla polizia!

Dopo quella giornata di lotta è arrivato il momento di un nuovo processo rivoluzionario concentrato sulla realizzazione di proposte politiche concrete per la costruzione del -comune- nella prospettiva della democrazia diretta. Deve iniziare da ora questo processo lavorando per aumentare il contro-potere! Questo è il terreno su cui si concentra il dibattito nel nostro movimento, e in questi giorni stiamo discutendo diversi temi di iniziativa concreta che vanno a comporre il quadro del lavoro politico da fare: intervenire nella lotta di classe con un nuovo approccio, non sindacale (né riformistico e né rivoluzionario classico), ponendosi al fianco del lavoratore contro le provocazioni dei padroni… senza mediazioni! I sindacati greci non vogliono più entrare nello scontro tra operai e potere, anche perchè qui ormai i padroni non usano neanche più l’intervento della polizia o delle lagge per ristabilire il loro ordine, ma usano direttamente le organizzazioni mafiose!

Poi c’è la lotta contro i generatori di vento per l’energia eolica a cui da ora vogliamo rispondere con quelli che  chiamiamo “eco-camping” che istalleremo nei luoghi dove dovranno essere allestiti i generatori. La gente che vive nei paesi intorno alle zone montuose in cui dovrebbero sorgere i lavori per i generatori di vento sono al nostro fianco, all’appello per la mobilitazione hanno risposto tutti: dai sindaci dei comuni coinvolti a qualsiasi abitante. I sindaci e le comunità locali non possono tecnicamente impedire questo progetto che devasterà l’ambiente, anche perchè è una questione su cui a quanto pare non è possibile alcuna mediazione, non ci sono meccanismi e disponibilità istituzionali di mediazione. E la stessa cosa vale per tante altre opere che vengono imposte nei territori della grecia qua e là come cave di estrazione dell’oro dalle montagne, dighe artificiali, centrali idroelettriche. Le battaglie su questi argomenti sono ormai lotta di classe in Grecia, non so se altrove queste lotte possono avere lo stesso significato, ma qui oggi si! E nella prospettiva della democrazia diretta che vogliamo lavorare su questi temi per costruire una sorta di fronte sociale e strutture di contro-potere per proteggere le nostre terre.

In questi ultimi tempi è tornata farsi sentire anche la necessità di costruire momenti di antifascismo militante. Certo nella società greca sono i nostri valori e comportamenti  ad essere egemonici ma non possiamo abassare la vigilanza!

 

Da quando è scoppiata la crisi come avete visto mutare l’adesione e i comportamenti delle soggettività sociali alle iniziative del movimento antagonista?

 

Le soggettività sociali che attraversano il movimento sono le stesse dall’inizio della crisi, la società greca è omogenea al 90% e la possiamo ancora definire come una società piccolo-borghese caratterizzata da comportamenti comuni. Ma si tratta di una società piccolo-borghese che ha pur sempre fatto due guerre partigiane! E’ una società che ha come legalizzato la possibilità della rivoluzione dopo l’omicidio di Alexi Grigoropoulos. La nostra società è imprevedibile, ormai ad essere illegale è lo stato per l’opinione della gente. L’unica cosa che è rimasta a questo stato sono le migliaia e migliaia di poliziotti, che tra l’altro non sembrano neanche più funzionare bene per il sistema. Qui da noi un ultras magari è anche proprietario di un piccolo negozietto, la composizione politica di classe in grecia rifugge da quelle che potrebbero essere, se rapportate alla nostra realtà sociali delle banalizzazioni come il povero e il ricco. Il linguaggio della rivoluzione qui è cambiato, non possiamo usare categorie di un tempo: la violenza è dappertutto e si manifesta immediatamente in tutti i rapporti sociali, qui ormai la violenza è in rapporto reciproco con i comportamenti della società. Ad esempio per molti reati legati alle manifestazioni per cui in Italia, o nel resto d’Europa si va in galera, in Grecia non funzionano. Certo ci aspettiamo per il futuro un nuovo livello di repressione come in altri paesi d’Europa, ma crediamo che l’innalzamento della repressione è anche legato all’innalzamento dei profitti di una classe rispetto all’altra e per ora non corriamo questo rischio!

 

Come si intreccia la lotta per la difesa dei beni comuni e dei territori alla contrapposizione sociale alla crisi, al debito?

 

Qualsiasi cosa succede adesso in Grecia è legato al debito, è il cielo della società greca. Sulle lotte per i beni comuni è aumentata la partecipazione considerevolmente. Quando andiamo in un paese coinvolto da qualche opera o progetto che devasterà l’ambiente della zona proponiamo assemblee popolari a cui partecipano moltissimi abitanti. Noi non facciamo ecologismo classico, non facciamo “eco-camping” così, tanto per fare! Ma siamo attivi ogni giorno, quotidianamente nelle lotte per la difesa dei beni comuni. L’ecologismo classico qui in Grecia ha mostrato sempre grossi limiti, non è capace di costruire vera opposizione. Noi invece non ci sottraiamo dalla contestazione e dall’iniziativa pubblica radicale come a Febbraio quando abbiamo occupato il municipio mentre in piazza Syntagma iniziavano già gli scontri. Volevamo manifestare la contrapposizione sociale alle politiche volute dal sindaco e dall’amministrazione di Atene in materia di rifiuti ed energie. La lotta per la difesa dei beni comuni e la lotta per risolvere tante piccole contraddizioni quotidiane possono essere i terreni su cui la rivoluzione può prendere forma. In Olanda abbiamo visto ovunque i secchi dell’immondizia per la raccolta differenziata, e se per l’Olanda e altri paesi può essere una banalità, qui da noi lottare per la differenziazione della spazzatura è già un gesto rivoluzionario capace di innescare dell’altro! Le lotte per i beni comuni stanno costruendo dei fronti sociali che oggi sono alla ricerca di una proposta politica concreta unificante, di strutture di contro-potere sociale. Ci troviamo in questo livello del processo delle lotte ed è per questa ragione che oggi siamo concentrati nel trovare le risposte politiche ai più disparati bisogni sociali dai rifiuti all’istruzione, dall’energia ad internet e a tutto ciò che costituiscono i problemi della quotidianità.

 

Nei mesi trascorsi tra le lotte quale sono le innovazioni contro-culturali della piazza greca? Solo pochi giorni fa anche Anonymous è entrato nel mirino della repressione…

 

Negli ultimi mesi il movimento hacker ha iniziato a farsi sentire anche in Grecia. Ultimamente sono state colpite dalla repressione alcuni attivisti con l’accusa di partecipare alle iniziative online di Anonymous. Si tratta dei primi passi visto che la scena hacker vive ancora alla periferia del movimento. Negli ultimi tempi abbiamo assistito all’inizio di una straordinaria stagione di elaborazione teorico-politica e culturale che fa sembrare la Grecia di oggi all’Italia degli anni ’70! Moltissime riviste e attività culturali di ogni genere hanno preso vita, l’unico impedimento adesso è la nostra lingua che non facilita l’uscita dai confini nazionali di quanto viene prodotto qui ad Atene per farlo conoscere ai movimenti europei, al resto d’Europa.

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