Irisbus, i lavoratori manganellati dalla polizia
Allo stato attuale, se non si dovesse trovare alcuna soluzione, a rischiare sono 700 famiglie, oggi senza lavoro. La situazione precaria è la diretta conseguenza della decisione della Dr di Macchia d’Isernia di non rilevare più l’azienda dopo che il Lingotto ha deciso l’abbandono della fabbrica. Nell’incontro tra il ministro Paolo Romani, sindacati e aziende si è discusso del problema riuscendo per ora a ottenere un rinvio da parte di Fiat alla chiusura dello stabilimento, prorogata al 31 dicembre, e una ripresa delle trattative con Di Risio e altri imprenditori per l’acquisto della fabbrica. È stato escluso invece qualsiasi interessamento da parte del governo per un eventuale piano del trasporto pubblico. Se queste sono le proposte a cui si pensa di dare seguito, il sindacato ha già contrapposto il suo rifiuto annunciando un’assemblea per lunedì prossimo e la richiesta di un incontro con la presidenza del consiglio.
Mentre si delineavano queste ipotesi Le tute blu hanno continuato la loro contestazione e al grido «È una vergogna», hanno continuato a sfilare fino ad arrivare a piazza Montecitorio, davanti alla Camera. Dove ad attenderli non c’erano solo forze dell’ordine ma anche altre 400 persone che si erano riunite in piazza dopo un intenso passaparola avvenuto con l’utilizzo di social network come Facebook. Un incontro non autorizzato, ha sentenziato la polizia, che ha subito iniziato le procedure per identificare e denunciare gli organizzatori dell’evento. Il reato: «manifestazione non prevista». Ad attendere simbolicamente tutti Gaetano Ferrieri, in sciopero della fame dal 4 giugno scorso, simbolo della protesta anti-casta. Da più di 110 giorni Ferrieri continua il suo presidio davanto Montecitorio: «Io di qui non mi muovo – dice – fino a che non prenderanno in considerazione le petizioni che abbiamo inviato». Tutti insieme appassionatamete. È questa la scena a cui si è assistito, a dimostrazione del malumore che interessa ormai strati sempre più vasti della società italiana.
Dino Collazzo per Il Manifesto
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