Meraviglie d’Atene
Sono arrivato da poco ad Atene e le considerazioni di Marx sulle “meraviglie” compiute dalla borghesia, scritte nero su bianco nelle prime pagine del Manifesto del Partito Comunista, mi accompagnano in queste giornate di discussioni, chiacchierate, raccolte di testimonianze, d’inchiesta sulla crisi a partire dalla piazza greca. In quelle pagine Marx scrive, come se scolpisse sulla pietra, delle imprese della borghesia per liberarsi dei vecchi rapporti sociali, di quelle cariatidi che “legavano l’uomo al suo superiore naturale”, per vincolarlo con un altro uomo tramite il nudo interesse, “il freddo pagamento di conti”.
E’ per contrasto ironico, per negazione, che mi tornano in mente quelle pagine perchè qui, forse più che altrove, sembra potersi toccare già con mano la violenza distruttiva della crisi della finanza concentrata sulla stessa riproduzione sociale. Quel “freddo pagamento di conti” qui non è più da consacrare alla produzione ma alla distruzione nuda e cruda.
L’approvazione del Secondo Memorandum si è scaraventata sulla società greca con la violenza delle misure contenute in esso: nessun New Deal ora, o New Deal possibile domani, ma ancora tagli alle pensioni, agli stipendi minimi e aggressione frontale alle nuove generazioni dei neoassunti, aumento dell’IVA e impennata delle tariffe dei beni di largo consumo. La Troika, mentre in queste ore arrivano le ultime linee di credito dell’FMI, può dirsi per il momento soddisfatta mentre il pubblico diviene un rudere e la stessa vita degli abitanti della Grecia è messa a repentaglio.
Me lo hanno detto tutti “che la questione sta diventando vivere o morire”. Una questione che sembra essere politicamente non-rappresentata e irrapresentabile dalla politica dei partiti, perchè al di là delle retoriche del momento, a cui in pochi sono disposti a credere dopo la crisi dell’ultimo governo (provocata dalla proposta di allestire un referendum sul memorandum, pensa te!), non ci sono le condizioni, oltre che le volontà, per mettere anche solo in programma politiche pubbliche d’investimento per il futuro.
E, a detta degli stessi militanti dei gruppi della sinistra alternativa e radicale, la crisi del sistema dei partiti in Grecia riuscirà difficilmente a ricomporsi in vista delle prossime elezioni politiche. Come a dire che quella stessa retorica propagandistica sulla fine della recessione e i tanto attesi investimenti pubblici farebbe arrossire anche il più esperto oratore solo a pensarne!
A governare qui, nella maniera più esplicita e sfacciata c’è, per mano dei tecnici e per manganello di polizia, la formula D-D’ e poco importa che se per fare tornare i conti in tasca dell’1% si mette a repentaglio la stessa possibilità della riproduzione della vita.
E’ la regola della “finanza reale” e la prassi dell’indebitamento che corre come una macchina senza freni a tutta velocità e il cui prossimo “crash” non è difficilmente prevedibile. Eppure come è già capitato a metà febbraio può succedere che quella macchina raggiunga una piazza colma di gente determinata a interropere la corsa scellerata, a mettere un freno e a imporre ai conducenti di cambiare strada. E’ successo il 12 febbraio e succederà ancora, e poco importa se il prossimo memorandum avrà anche il volto “gentile” della green economy e della promessa di un futuro sostenibile perchè ci sarà sempre un freno, un secco NO!
Poco importa che al posto di una centrale nucleare si debba distruggere montagne per impiantare motori di energia “pulita”, eolica! Gli abitanti di quelle terre conoscono bene l’intreccio tra devastazione ambientale, mafia e speculazione che si porta dietro la lucrosa energia del vento. E’ un problema di governance per loro e l’attualità per i movimenti dei beni comuni di dare l’assalto al debito e alla crisi. Non mi stupisce che in Grecia, ben di più che in Italia per ora (fatta eccezione per la Val di Susa), il dibattito e le pratiche di lotta e la resistenza per i beni comuni sia uno degli argomenti più urgenti e terreno di micro-conflittualità radicata e diffusa: con la crisi che avanza il faccia a faccia tra piazza e 1% è sui beni comuni che diviene immediatamente ostilità e antagonismo reciproco.
Come si diceva ne va della vita… in una fase politica in cui ad essere “meraviglie” sono i comitati di lotta per la difesa del territorio, le lunghe battaglie che coinvolgono quartieri e paesi interi inferociti per non essere stati coinvolti nella decisione per quella o per quell’altra opera, di non essere stati ascoltati quando dicevano no e spiegavano le loro ragioni. Ecco, mentre la crisi distrugge affiorano le nostre “meraviglie”, le meraviglie d’Atene e della Grecia sono proprio quelle battaglie che a volte a Piazza Syntagma emergono in un sol colpo, in un sol NO!… il resto è rudere, maceria, è il vecchio regime dell’1%, è la vecchia odiosa formula del D-D’ che non cede ancora il passo.
Fulvio Massarelli da Atene
su twitter @fulviomassa
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