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No al Movmento per la Vita nei consultori

Il difensore si pronunciava dopo che il suo intervento era stato richiesto da circa 400 donne: si trattava quindi del primo momento istituzionale in cui il suo parere veniva portato a conoscenza dei consiglieri regionali.

Intanto fuori si era organizzato un presidio di donne appartenenti all’assemblea per l’autodetermin-azione che manifestavano la loro opposizione alla delibera Ferrero e, più in generale, ad un’ideologia politica che continua a non considerare la donna come un soggetto in grado di autodeterminarsi. La risposta a questo presidio è stata come ormai di consueto, la militarizzazione dell’ingresso al palazzo dove si teneva il consiglio e, cosa ancora più assurda, gli agenti in anti-sommossa impedivano l’ingresso al consiglio, alle manifestanti, nonostante tali sedute siano aperte al pubblico. La motivazione addotta era “tutela dell’ordine pubblico”. Dopo svariate pressioni ad una delegazione è stato finalmente consentito l’ingresso, costringendo le manifestanti a svuotare le borse e a controllare i loro effetti personali, per farle poi entrare nella sala scortate da agenti della Digos!

Ricordiamo che il 15 novembre scorso il consiglio regionale del Piemonte ha approvato il “”protocollo per il miglioramento del percorso assistenziale per la donna che richiede l’interruzione volontaria di gravidanza” firmato dall’assessore Caterina Ferrero. Tale delibera è in perfetta continuità con il “Patto per la vita e la famiglia” stretto da Roberto Cota con le frange più estremiste dell’area cattolica. In entrambi i provvedimenti la donna è schiacciata nel duplice ruolo di moglie e/o madre

e nella delibera in particolare è esplicitata l’intenzione di privatizzare il sistema sanitario e di minare l’utilità e il funzionamento dei consultori come luoghi pubblici, in cui la donna possa esercitare pienamente il diritto di scelta su una possibile gravidanza, consultandosi, appunto, con personale qualificato, dall’atteggiamento non giudicante.

La maggioranza del consiglio regionale, qualche mese fa, ha però rifiutato la richiesta, presentata dall’opposizione, di sospendere tale delibera. In seguito a questa decisione diversi sono stati i momenti costruiti in città per affermare la nostra opposizione al protocollo e parallelamente da parte di un’associazione di donne è stato, inoltre, presentato un ricorso al TAR.

L’ 8 giugno, giorno della sentenza, sarà sicuramente una giornata di lotta! Noi ci saremo!

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