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Schiavismo balneare. Un’intervista sul lavoro stagionale in Versilia

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Abbiamo fatto alcune domande ad Elia compagno del CSOA Casa Rossa Occupato e sindacalista di USB rispetto a un tema di scottante attualità, quale quello dello sfruttamento del lavoro stagionale nel comparto turistico. Abbiamo sentito negli ultimi tempi di tutto a riguardo, localari e imprenditori lamentarsi della poca disponibilità di manodopera a basso costo a causa del Reddito di Cittadinanza, lavoro gratuito al Jova Beach Party del “ragazzo fortunato” in Romagna, ma nessuno o quasi si chiede cosa vuol dire fare questo tipo di lavori realmente. Al fondo abbiamo allegato un fumetto, uscito l’anno scorso sulla piattaforma STORMI dal titolo “il litorale degli schiavi” che inquadra in maniera semplice e efficace il fenomeno.

Quali sono le condizioni dei lavoratori stagionali in Versilia? Quale la composizione?

Ogni estate centinaia di giovani e meno giovani vengono sfruttati sul nostro litorale. Contratti in nero o in grigio, assenza del giorno libero, demansionamento e orari troppo lunghi sono situazioni ricorrenti all’interno degli stabilimenti balnerai, negli hotel, nei ristoranti e nei campeggi della nostra città. Il lavoro stagionale per molti anni è stato considerato un lavoro giovanile, al quale accedevano principalmente studenti o per molti era un secondo lavoro. Ma da quanto le fabbriche della zona industriale hanno chiuso e il tasso di disoccupazione in provincia è schizzato fra i peggiori in Toscana un esercito di disoccupati si è riversato in questo settore lavorativo, quindi chiaramente è partita una corsa al ribasso, dove spesso e volentieri pur di lavorare si accettano condizioni lavorative e salariali davvero scandalose. A questo va aggiunta una cultura del lavoro viscida e schifosa che giustifa ricatti padronali e situazioni consolidate di sfruttamento. Ogni volta che pretendiamo qualche diritto sui nostri posti di lavoro infatti ci viene risposto: “la stagione funziona così”, “durante la stagione è NORMALE non avere il giorno libero”, “è NORMALE andare a lavoro anche ammalati”, “è NORMALE non ricevere tutti i soldi in busta paga ma essere assunti in grigio”, “se non ti sta bene di gente pronta a sostituirti c’è la fila” ecc… La composizione dei lavoratori è mista, in oltre abbiamo posti di lavoro quasi sempre sotto le 15 unità lavorative, quindi non sindacalizzati e spesso a conduzione semifamiliare, capirete bene quindi che fare rete, avviare vertenze e denunciare diventa difficile.

Come funziona il sistema del turismo nella zona?

Il turismo nella nostra zona è fortemente in crisi, schiacciato dalla vicina Forte dei Marmi (dove tra l’altro molti di noi si spostano a cercare lavoro). Dopo gli anni 80 non c’è stato ricambio, non c’è stata una politica cittadina reale di investimento in questo settore, abbiamo intere aree della città anche lungomare, dove un tempo sorgevano hotel e colonie nel totale abbandono e all’incuria e chiaramente molte attività per tirare avanti scaricano il prezzo della crisi sulle spalle dei lavoratori chiedendo sempre più sacrifici per salari sempre più bassi.

E’ un campo complesso quello dell’organizzazione dei lavoratori del turismo per via della dispersione e della frammentazione. Come state affrontando il problema?

Come dicevamo prima il grosso problema è che nella maggior parte dei casi si tratta di attività piccole, principalmente a gestione familiare e completamente non sindacalizzate, in più hai un ricambio continuo di lavoratori e lavoratrici, chi fa la stagione spesso da un anno a quell’altro cambia posto di lavoro, o addirittura cambia città in cerca di condizioni di vita migliori. Ci sono condizioni di precariato e frammentazione estreme che fanno in modo e maniera che sia difficile organizzarsi. Con l’accorciamento della stagione in oltre (ultimamente fanno contratti anche solo luglio-agosto) il problema dell’organizzazione è ancora più complesso, subentra infatti l’idea della rassegnazione individuale, che ti porta a pensare di stringere i denti <> e di cercare qualcosa di meglio l’anno successivo, il problema è che queste condizioni di sfruttamento purtroppo sono comuni su tutto il litorale. Un altro grosso problema è che la nostra è una città piccola, quindi in molti hanno paura a denunciare e fare vertenza per paura di ricatti padroni e di ripercussioni future. Come stiamo affrontando questo problema? Non avendo la bacchetta magica e essendo appunto un terreno di lotta ancora inesplorato stiamo un pò procedendo per tentativi, sicuramente fondamentale è stato ed è il percorso di denuncia e inchiesta; da un lato perchè ti permette di sondare il terreno, avere dati alla mano e smontare la narrazione tossica che purtroppo spesso siamo costretti a subire, basti pensare alle ultime dichiarazioni dei vari esponenti del Partito democratico, di confindustria o dei padroncini locali, disperati perchè per colpa del reddito di cittadinanza non trovano più schiavi da sfruttare, come se quei pochi spiccioli del RdC ci rendessero fannulloni, ma anche e sopratutto perchè fare inchiesta ti permette di entrare in contatto con un maggior numero di lavoratori e lavoratrici, ipoteticamente organizzabili. Da questo punto di vista negli ultimi anni abbiamo prodotto molto materiale a riguardo, un piccolo dossier di una decina di pagine frutto di un questionario svolto 2 anni fa alla quale hanno partecipato circa 80 lavoratori, una video inchiesta, una serie di articoli periodici su un quotidiano locale con interviste-racconti da parte dei lavoratori della nsotra costa sulle situazioni di sfruttamento che erano costretti a subire, abbiamo pubblicato un fumetto, uscito l’anno scorso sulla piattaforma STORMI dal titolo “il litorale degli schiavi”, abbiamo realizzato uno spettacolo di teatro sociale che abbiamo portate in diverse piazze della nostra città durante la movida per sensibilizzare su questo argomento e settimana scorsa in oltre ispirandoci alla campagna “il padrone di merda” di Bologna abbiamo fatto un blitz di fronte ad un famossissimo locale del nostro litorale colpevole di aver pubblicato qualche giorno prima un annuncio di lavoro pubblico in cui senza vergogna cercava personale senza giorno di riposo, in barba ai nostri diritti e alla legge.

I padroni continuano ad utilizzare la retorica dei giovani lazzaroni per abbassare le aspettative di chi entra nel mondo del lavoro. Secondo voi in questo campo ha funzionato?

Purtroppo si ha funzionato.Lo dimostrano i sempre più numerosi annunci di lavoro in cui si richiede personale formato e con esperienza, “perchè i giovani non sanno lavorare” salvo poi essere assunti con contratti da apprendista con livelli minimi. Lo dimostrano i tanti che sulla nostra costa utilizzano il periodo di prova per farti lavorare a Pasqua Pasquetta e il primo Maggio quando c’è maggiormente bisogno salvo poi lasciarti a casa in modo tale da non dover regolarizzare il contratto in bassa stagione. E lo dimostrano i vari giornali locali e nazionali, dove si possono leggere fiumi di lacrime di coccodrillo dei poveri padroni che non trovano personale adatto. Se poi andiamo a vedere la verità dei fatti, spesso non trovano personale perchè le condizioni di lavoro che offrono sono al limite dello schiavismo .Siamo stanchi di sentire bugie su di noi: abbiamo bisogno di lavorare per vivere, ma non possiamo e non vogliamo più ammazzarci di lavoro. Ci teniamo a ribadirlo, non è per il reddito che non lavoriamo più, ma perchè il lavoro è schiavitù!

Quali le prossime iniziative?

Settimana prossima abbiamo già in programma un nuovo volantinaggio sul litorale, abbiamo già fissato altre date dello spettacolo sul “litorale degli schiavi” e stiamo seguendo un paio di vertenze lavorative attraverso lo sportello sindacale USB. Sicuramente quest’estate sentirete ancora parlare di noi!

Litorale impaginato

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