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SISMA EMILIA: 500 in piazza per la ricostruzione.

Questo risultato è tutt’altro che scontato considerando i meccanismi fortemente intimidatori messi in campo dal partito del commissario Errani, che ha inoltre l’enorme responsabilità di non aver finora reso possibile una ricostruzione reale.

Ad oggi sono state elargite solo ingannevoli promesse ed è stata facilitata una ricostruzione utile di fatto solo per fini propagandistici e di controllo sociale.

A prescindere dai numeri, è sicuramente da sottolineare la determinazione con cui terremotati, agricoltori, artigiani, disoccupati e abitanti dei MAP (moduli abitativi tempoeranei) di tutto il cratere sono scesi in strada per reclamare il diritto alla ricostruzione delle proprie case e, più in generale, di un territorio martoriato dalla crisi oltre che dal sisma. La percezione è che si stia perdendo una enorme occasione di ripensare e rilanciare questo territorio, perchè come al solito si preferisce far arricchire i soliti noti piuttosto che investire nel tessuto sociale che lo abita e lo fa vivere.

Tra i manifestanti di Mirandola è stata evidente la rabbia nei confronti delle istituzioni che da oltre 60 anni governano l’Emilia e che stanno di fatto negando ai terremotati i fondi a loro destinati, soffocando così ogni speranza per un futuro migliore. In partricolare, non è stata digerita l’arroganza con cui i poteri forti tentano di zittire chi a gran voce rivendica ciò che gli si sta togliendo, in controtendenza con la passività e il senso del dovere che da sempre contraddistingue l’atteggiamento degli abitanti di quest’area nei confronti delle istituzioni.

Nella composizione del corteo è spiccata la presenza degli abitanti dei MAP, soggettività nascente che sta assumendo sempre più importanza nella lotta portata avanti dai comitati; costoro, oltre a vedere come un lontano miraggio la propria casa ricostruita, vivono ormai da un anno in condizioni di estremo disagio per la scarsa qualità delle “scatolette di lamiera”, in cui sono stati rilocati con la precisa volontà di provare a ghettizzare quella specifica componente sociale.

Le contraddizioni che quotidianamente essi vivono hanno favorito l’innescarsi di meccanismi inediti in quell’area, a cominciare dalla presa di coscienza che solo lottando uniti dal basso si può modificare la propria condizione.

Quella di oggi è stata solo una delle tappe di un percorso che, sebbene sicuramente ancora lungo e difficile, con il tempo sta crescendo sia in termini di contenuti che di forme di lotta.

E, come è stato più volte ripetuto dal microfono degli interventi, se a breve non ci saranno cambiamenti radicali si punterà direttamente alla sede della Regione a Bologna, portando così l’assedio al palazzo del potere.

@Infoaut_Modena

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