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Teleriscaldamento: a chi conviene?

Ripubblichiamo un articolo apparso sul bollettino “Dalla nostra parte” a proposito degli aumenti sul teleriscaldamento a Torino.

Da mesi nella città è nato un comitato dal nome Teleriscaldati Torino che si sta muovendo per ottenere l’abbassamento delle tariffe, per ribadire uno stop ai distacchi del servizio e perché gli extra profitti di monopoli come Iren – società partecipata che gestisce per la maggior parte la rete di teleriscaldamento nella città metropolitana – vengano utilizzati per saldare i debiti delle morosità. A seguito di numerose iniziative che hanno individuato in Iren una delle controparti in campo, in questo momento si apre la partita nei confronti delle istituzioni politiche, dunque i Comuni. Ieri sera alcuni cittadini di Grugliasco sono intervenuti in occasione del consiglio comunale con la richiesta di ottenere un incontro con il Sindaco e Iren perché si trovino delle soluzioni reali a fronte dell’impossibilità di pagare.

Di seguito l’articolo redatto dal comitato riporta un’attenta analisi in merito agli aumenti della tariffa e ai passaggi avvenuti finora rispetto alle autorità competenti.

In Italia, il costo del teleriscaldamento è un problema nazionale e diversi Comuni, Associazioni e comitati spontanei si sono mossi da mesi per chiedere un intervento del Governo per la calmierazione delle tariffe sul teleriscaldamento, moltiplicate nell’ultimo anno e mezzo, a partire da ben prima dello scoppio della guerra in Ucraina.

Quando si parla di teleriscaldamento si parte dal presupposto che sia un approvigionamento energetico ecologico, infatti, le reti di teleriscaldamento vantano una migliore efficienza e un risparmio energetico dovuto al fatto che hanno la possibilità di utilizzare fonti energetiche rinnovabili. A fronte di queste caratteristiche le reti di teleriscaldamento hanno anche ricevuto incentivi nazionali ed europei e, in ultimo, ulteriori fondi con il Pnrr. Ma proprio per questo motivo il teleriscaldamento è diventato un vero e proprio paradosso. Teoricamente dovrebbe rappresentare un grande vantaggio economico per gli utenti finali ma, in pratica, questi affrontano un insostenibile aumento delle tariffe e una conseguente impossibilità di pagare. Dall’inizio del 2022, i rincari del servizio stanno scatenando proteste in diverse città italiane. I Comuni hanno affidato la concessione totale della rete e di tutti i servizi a singoli esercenti, unici gestori, distributori e venditori di teleriscaldamento che si sono ritrovati così a rappresentare un forte monopolio naturale – come Iren a Torino – che non è sfuggito all’Antitrust, sollecitata dalle contestazioni di molte associazioni di consumatori.

Poche settimane fa si è conclusa l’indagine conoscitiva di Arera (Autorità nazionale che regolamenta le tariffe delle fonti energetiche sul mercato) sui costi del teleriscaldamento, da questa relazione emerge che in Italia finora è impossibile uno sviluppo di potenziale concorrenza nella generazione del calore sulla stessa rete. Una volta allacciati a queste reti infatti è difficile staccarsi, il che fa aumentare il prezzo anche in quelle città in cui quote consistenti del calore provengono da fonti rinnovabili quali la geotermia o dal termovalorizzatore di rifiuti, come ad esempio Grugliasco (79% del calore è prodotto dal termovalorizzatore del Gerbido secondo il Piano Industriale della Nove SpA) o Brescia in cui si produce il 70% di calore con il termovalorizzatore. Secondo Legambiente “servono regole nazionali, paghiamo il calore dei rifiuti come fosse prodotto col gas o l’elettrico”. A maggior ragione non sussiste alcun motivo ragionevole – se non quello della norma vigente – secondo il quale la tariffa del teleriscaldamento dovrebbe essere legata all’andamento del prezzo del gas, considerando l’importante percentuale di fonte energetica rinnovabile o di recupero che viene utilizzata.

A tutt’oggi resta inascoltato l’appello dei sindaci di Torino, Milano, Brescia e Varese rivolto al governo Draghi a Maggio 2022 per l’inserimento del teleriscaldamento all’interno delle misure di calmierazione previste per il caro energia (riduzione Iva al 5% e riduzione spese di oneri). Si continua a pubblicizzare il teleriscaldamento come conveniente per i consumatori ma molte famiglie sono in difficoltà a causa dei rincari elevati degli ultimi due anni. In alcune città, tra cui Torino, i comitati spontanei dei teleriscaldati continuano a lottare e a protestare. I prezzi del gas e dell’energia elettrica continuando ad aumentare, portando molte famiglie e aziende a non essere in grado di pagare le bollette, con conseguenze negative per l’economia e per la sostenibilità di larga parte dei cittadini e delle cittadine.

I teleriscaldati si sono autorganizzati, raccogliendo oltre un migliaio di firme e organizzando proteste contro gli aumenti di Iren, ma le risposte concrete tardano ad arrivare. Per elencare qualche dato significativo, le bollette in un anno sono passate da 50 euro a 140 euro mensili su 12 mesi. In generale, dal primo trimestre 2021 a quello in corso le tariffe a Torino sono passate da 0,072 euro a kilowattora (kWh) a 0,189 euro, crescendo di 2,6 volte. Un salasso per chi riceve 500 euro di pensione. E infatti c’è chi è già in arretrato e chi rateizza. Gli aumenti sul teleriscaldamento sono iniziati già nel 2020 e a gennaio 2022 la famiglia tipo è arrivata a saldi di 476 euro contro i 226 dell’anno precedente. Il paradosso si manifesta nel momento in cui chi ha una caldaia a gas vede un aumento in proporzione minore rispetto a chi è teleriscaldato (l’anno scorso una bollette esempio ammontava a 250 euro mediamente, pur a seguito del rincaro si arriva a somme come 440 euro). Un ulteriore esempio viene da un calcolo effettuato sulla base delle bollette di un condominio di Grugliasco, di seguito si riporta l’andamento della tariffa negli ultimi tre anni:

IV trimestre 2020, (Società Nove) €/MWh 0,05840

I trimestre 2021, (Società Nove)   €/MWh 0,06440 (+10,27% rispetto al trimestre precedente)

II trimestre 2021 (Società Nove)   €/MWh 0,10254 (+ 59,22% rispetto al trimestre precedente)

III trimestre 2021 (Società Nove)  €/MWh 0,10254

IV trimestre 2021 (Società Nove)  €/MWh 0,10254

I trimestre 2022 (Società Iren)       €/MWh 0,14113 (+ 37,63 rispetto al trimestre precedente)

II trimestre 2022 (Società Iren)      €/MWh 0,14113

III trimestre 2022 (Società Iren)     €/MWh 0,14113

IV trimestre 2022 (Società Iren)     €/MWh 0,14113

In questo caso l’aumento della tariffa applicato da Iren (che ha incorporato la Nove Spa per fusione nel 2021) è stato di euro 0,08273 pari al 141,66% in più rispetto al IV trimestre del 2020. La Nove S.p.A. aveva già apportato un incremento del 75,58% nel II trimestre 2021 rispetto al IV trimestre del 2020.

I cittadini teleriscaldati, su ogni 1000,00 euro di spesa che avevano registrato nel terzo trimestre del 2020, a parità di consumo, nei primi tre trimestri del 2022 si sono ritrovati una spesa pari a 2.416,61 euro con un costo che è quasi triplicato in due anni. Il confronto dà 2,41661 volte l’aumento. Come se non bastasse, chi paga il teleriscaldamento ha l’IVA più alta di tutto il comparto energetico.

Pagare le bollette è diventato un problema.

La volontà politica emerge quale elemento determinante per raggiungere l’obiettivo della riduzione della tariffa e questa volontà politica al momento è inesistente. Soprattutto a seguito delle considerazioni di Arera che, come si accennava precedentemente, ha sollevato la questione di un’ingiustificabilità degli aumenti delle tariffe sul teleriscaldamento.

A tal proposito, per concludere, si riportano alcuni passaggi dell’indagine svolta da Arera sui costi del teleriscaldamento.

Si osserva che l’Autority riconosce che a partire dall’ultimo trimestre del 2021, contestualmente all’incremento delle quotazioni del gas naturale, si è verificata una crescita significativa dei prezzi del servizio di teleriscaldamento e  ha ritenuto opportuno fare una segnalazione al Governo e al Parlamento per promuovere l’introduzione di una regolazione cost reflective delle tariffe del servizio di teleriscaldamento visto che dall’indagine sono emerse potenziali criticità sia in relazione alle dinamiche di mercato, sia, limitatamente ad alcuni contesti, all’equità dei prezzi applicati; in particolare:

 a) con riferimento alle dinamiche di mercato, i prezzi applicati dagli esercenti del servizio di teleriscaldamento sono risultati in genere superiori al costo di erogazione di un servizio equivalente tramite caldaia a gas; la possibilità di sostituire il teleriscaldamento con una caldaia a gas non sembra sufficiente ad allineare i prezzi tra i due settori;

b) con riferimento all’equità dei prezzi applicati, in alcune reti, caratterizzate da un significativo utilizzo di impianti di termovalorizzazione per la produzione di energia termica, si è determinata una progressiva divaricazione tra costi e ricavi del servizio in quanto, all’incremento dei ricavi, non è seguita una corrispondente crescita dei costi variabili di produzione…

…a) la metodologia del costo evitato, che prevede di fissare il prezzo in modo da riflettere i costi sostenuti per il soddisfacimento dei propri fabbisogni termici attraverso un servizio di climatizzazione alternativo (nelle aree metanizzate si considera, in genere, una caldaia alimentata a gas naturale);

b) la metodologia cost plus, che prevede di fissare il prezzo sulla base dei costi sostenuti dall’esercente per la fornitura del servizio (comprensivo di una adeguata remunerazione del capitale investito);

Delibera …”al fine di contribuire al superamento delle criticità riscontrate nel funzionamento del mercato e di assicurare l’equità dei prezzi del servizio, possa essere opportuno valutare l’introduzione di una regolazione cost reflective delle tariffe del servizio di teleriscaldamento, mediante l’individuazione di criteri generali per la determinazione delle stesse, comprensivi delle modalità di recupero dei costi di capitale e dei costi operativi, nonché di regole di separazione contabile per l’attribuzione dei costi comuni a più attività”[1]

Proprio a seguito della delibera di Arera e della risposta di Iren rispetto alla campagna di autosospensione del pagamento delle bollette portata avanti dal comitato Teleriscaldati Torino e città metropolitana, è stata organizzata una manifestazione sotto il palazzo della Città Metropolitana per sollecitare una presa di posizione da parte delle istituzioni politiche in merito a questo problema. In quell’occasione il vice sindaco della Città Metropolitana, Jacopo Suppo, ha dichiarato che avrebbe effettuato una comunicazione al sindaco Stefano Lo Russo perché venisse affrontata la questione dell’aumento sconsiderato dei costi del teleriscaldamento.

Ad ora non ci sono state risposte concrete ma questo non significa che non ci sia l’intenzione di continuare a lottare per l’abbassamento delle tariffe, per lo stop ai distacchi per morosità e perché gli extra profitti di Iren e delle aziende energetiche vengano utilizzati per saldare le insolvenze. Proprio per questi motivi il percorso dei Teleriscaldati continua guardando alla possibilità di allargare la propria rete, costruire forza e andare a battere là dove risiede la responsabilità politica perché i redditi, la dignità e le vite delle persone non siano per l’ennesima volta scavalcate dall’unica priorità che viene preservata dalle istituzioni politiche: far fare profitto ai privati, ai monopoli energivori e a chi guadagna dagli aumenti in questo momento storico complesso e doloroso.

Teleriscaldati Torino città metropolitana, novembre 2022


[1] approvazione dell’allegato A) ESITI DELL’INDAGINE CONOSCITIVA SULL’EVOLUZIONE DEI PREZZI E DEI COSTI DEL SERVIZIO DI TELERISCALDAMENTO

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