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Uniti contro… ‘il conflitto sociale’

Quello che risulta agli occhi dei più è come in questa fase, sia la politica che i sindacati non siano e non stiano riuscendo a governare questa crisi e quei pochi ma intensi momenti di rivolta italiana finora prodottisi: 14 dicembre 2010, 15 ottobre 2011, le lotte degli studenti, il numero sempre più alto di lavoratori che perdono i posti di lavoro e si autorganizzano senza sindacato mettendo in piedi momenti di lotta intensi e decisi.

Non è un caso che i sindacati parlino di “facinorosi” o dei rischi potenziali in caso di una manovra del governo che vada a colpire in maniera profonda il mondo del lavoro dopo aver colpito già il resto, con un eventuale innalzamento dei conflitti sociali, perché quello che sperano di fare i sindacati è proprio avere il pieno possesso della gestione di questa crisi (pensando magari di licrarci qualcosa: vedi l’ormai consumata vicenda Tfr), non rendendosi conto che ora mai, anche se molto lentamente, la gente è stanca di promesse o chissà quali illusioni.

Quello tentato dai confederali in questi giorni è un gioco già visto e rivisto all’ interno di questa crisi, un gioco che vede da una parte un governo che impone “sacrifici” dall’ altro un sindacato che si erige “paladino” dei lavoratori che, richiamando la paura di tensioni sociali non fa altro che tentare di aprire tavoli di concertazione (col plauso dall’intoccabile Napolitano) che porteranno nuovamente a un ennesimo e profondo cambiamento del mondo del lavoro, che andrà a colpire i “soliti noti”.

In tutto questo non si rendono conto che le tensioni sociali ci sono già  e che aspettano solo quella scintilla che in questo paese manca per innescare quelle rivolte che stanno caratterizzando il resto del mondo, tutte quelle lotte che dal basso rivendicano  un’esistenza degna di essere chiamata tale, lotte che rifiutano il concetto di sacrifici per pagare un debito che certamente non è creato dalla gente, lotte che dicono chiaramente che non vogliono avere rappresentanti e gestori della rabbia.

Siamo in una fase dove non possiamo più parlare di stagione di lotte, ogni momento è buono e caldo per l’innescarle. Abbiamo chiuso l’anno con numerose occupazioni studentesche e lo vediamo aprrirsi con lo sciopero e le iniziative di blocco degli operai della Finantieri di Palermo ,nella viva speranza che ci sia un seguito importante a questa lotta in tutta Italia in tutti i settori contro la crisi e chi ci vuole far pagare questo debito.

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