«36 jours de grève, on ne lâche rien». Parigi: 370mila contro la riforma delle pensioni
In Francia è il trentaseiesimo giorno di sciopero contro la riforma delle pensioni voluta dal governo Macron.
In tutto il paese sono 216 le iniziative e le manifestazioni, oltre al grande corteo di Parigi dove, secondo i sindacati, sono scese in piazza oltre 370mila persone. Numeri molto alti anche a Marsiglia dove si parla di 220mila persone e a Tolosa con oltre 120mila lavoratori e giovani che hanno preso parte alla manifestazione.
A Parigi il corteo, numeroso e stratificato come composizione, ha subito diverse provocazioni poliziesche fin dall’inizio quando le forze dell’ordine hanno tentato di introdursi tra le file dei manifestanti per spezzare in diversi tronconi la manifestazione lanciando lacrimogeni ed utilizzando spray urticante. Anche durante il resto del corteo l’atteggiamento provocatorio della polizia è continuato con diversi i lanci di lacrimogeni indiscriminati nei confronti di chi è sceso in piazza. Verso la fine delle manifestazione in Place Sant’Augustin uno spezzone del corteo è tornato indietro e ha tentato di dirigersi nella zona del palazzi del governo, trovando la polizia a sbarrare le strade. Ne è scaturito un fitto lancio d’oggetti e petardi nei confronti dei cordoni che hanno risposto con dure cariche e gas.
La mobilitazione continua a coinvolgere settori diversificati ed ha visto oggi il blocco totale in contemporanea di tutte le raffinerie, cosa che non succedeva da venti anni. In piazza molti operai, ferrovieri e lavoratori dei trasporti (tra i macchinisti l’adesione allo sciopero è stata del 66,6%), comparto della formazione (secondo i sindacati hanno aderito tra il 40 e il 50% degli insegnanti), disoccupati e giovani studenti. Da alcuni giorni infatti le proteste hanno iniziato a diffondersi anche nel comparto universitario. Oltre il 61% dei francesi secondo i sondaggi trova giustificate le mobilitazioni in corso nel paese contro la riforma. Macron per il momento fa orecchie di mercante e non vuole cedere alle piazze, tenendo un atteggiamento provocatorio anche nei confronti dei sindacati, supportato dai media che cercano di introdurre l’idea di un riflusso delle proteste come già avevano tentato di fare durante il ciclo dei gilet gialli. Gilet gialli che sembrano essere stati un potente catalizzatore della partecipazione a questo processo di lotta in quanto esempio, dimostrando che è possibile mettere in difficoltà la controparte scendendo in piazza e costringerla a fare passi indietro.
La riforma dovrebbe arrivare in Parlamento il 17 febbraio e probabilmente Macron e il suo entourage tenteranno di resistere fino a quella data mantenendo la posizione con la speranza che un’eventuale approvazione della legge possa smontare la mobilitazione. Ma chi è sceso in piazza oggi sembra determinato, nonostante il mese abbondante di sciopero alle spalle, a giocare la partita fino in fondo ed è evidente che nella Francia di oggi la conflittualità sociale si sta sviluppando, in partecipazione e profondità, di ciclo in ciclo.
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