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Ancora morti Tunisi, e la collera arriva anche a Bagdad

Aggiornamento delle 19:45: confermiamo la notizia di decine di feriti e morti durante gli scontri che sono in corso in questi minuti a Tunisi. Impossibile ancora avere il numero preciso ma fonti certe parlano di manifestanti uccisi dalla polizia come il video mostra. Intanto da questa notte fino a lunedì il centro è chiuso alla circolazione delle vetture e sembra che il coprifuoco voglia essere fatto rispettare con il pugno di ferro. In puro stile Ben Ali.

 

 

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Nel primo pomeriggio di oggi si sono svolti i funerali a cui hanno partecipato migliaia di persone e già dalla mattina un sit-in riempiva una piazza nei pressi dell’Avenue Bourguiba in segno di indignazione e protesta contro la repressione. Poi le provocazioni poliziesche e gli scontri, una sorta di battaglia campale come riferiscono diversi testimoni, tra fucilate, lacrimogeni e pietre lanciate dai manifestanti per far indietreggiare la polizia del governo di transizione. Un governo contestato fin dal suo insediamento dalla piazza che si è già sollevata con forza e decisione più volte per richiederne l’immediato scioglimento. In questi minuti sono in corso rastrellamenti e cariche finalizzata ad arrestare i manifestanti, che in risposta hanno spaccato diverse vetrine di negozi del centro e banche.

Ma sia ieri che oggi non solo Tunisi è teatro di imponenti cortei, presidi e scontri, anche molte altre città del paese hanno infatti risposto ad un fine settimana della collera che sembra non voler terminare neanche oggi. E mentre il presidio alla Casbah va avanti si diffondono voci di altri manifestanti uccisi, lentamente l’esercito si ritira dalle strade lasciando che solo la polizia presidi il territorio del centro della capitale.

Intanto in Egitto è stata repressa duramente dall’esercito una grande iniziativa di lotta organizzata dal movimento in piazza AlTahrir per richiedere l’espulsione dalle istituzioni dei fedeli di Moubarak.

Mano pesante ancher ad Algeri dove per l’ennesima volta il corteo del movimento contro il governo è stato bloccato preventivamente da migliai di poliziotti. In Yemen alcune delle più importanti tribù si sono unite al movimento che oggi conta altre 5 morti (nella città di Aden) a causa di scontri con le forze di polizia e le milizie di Saleh (vecchio rais al potere da decenni).

Il venerdì della collera è esploso per la seconda volta anche in Iraq dove dal nord al sud del paese il movimento contesta il governo, la corruzione e la crisi economica. Sette morti nella sola Bagdad e decine di feriti durante gli scontri tra manifestanti e polizia, i primi sono riusciti ad avvicinarsi alla green zone e a buttare giu alcuni pilastri del muro che divide una parte della città dal resto. Anche in Iraq la lotta è sempre più chiaramente contro la crisi e il regime della crisi, ovvero quelle istituzioni che secondo la retorica occidentale avrebbero dovuto sviluppare benessere e democrazia nel paese devastato dalla guerra di Bush e alleati.

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