Argentina: Bastoni, proiettili, feriti e detenuti per inaugurare la Costituzione di Gerardo Morales
Violenta repressione a Jujuy contro i manifestanti che rifiutano la riforma.
La cerimonia di giuramento della nuova magna carta provinciale, che ha avuto un dibattito espresso e diminuisce il diritto alla protesta, ha fatto esplodere manifestazioni di lavoratori statali, docenti, movimenti sociali e popoli originari. Il governo del radicale Morales ha risposto con una selvaggia repressione, che ha fatto almeno 170 feriti e 69 detenuti. Le operazioni di polizia hanno incluso veicoli senza identificazione e inseguimenti nelle case e nei quartieri.
Laura Vales
Da San Salvador de Jujuy
Gerardo Morales ha inaugurato la sua nuova Costituzione con la provincia incendiata. Sindacati statali e di docenti, movimenti sociali e popoli originari hanno rifiutato nelle strade di San Salvador de Jujuy la riforma con cui il governatore ha limitato il diritto alla protesta, e che è accusata di preparare il terreno ad un’avanzata dell’affare del litio senza proteste né opposizione.
La cerimonia di giuramento di questa riforma costituzionale, che è stata approvata di fretta in tre settimane, e che lunedì Morales ha cercato di tornare a cambiare come se il testo costituzionale dipendesse solo dalla sua volontà, è sfociata in forti proteste. La risposta è stata una selvaggia repressione. Durante quattro ore la città è rimasta coinvolta in tumulti, e alla fine del giorno c’erano 69 persone detenute, alcune arrestate nella manifestazione e altre in successive retate poliziesche nei quartieri. Il messaggio disciplinatore dato da queste operazioni, in cui sono stati utilizzati veicoli senza identificazione, è stato rafforzato questa notte da un ordine della Giustizia Federale di sgombrare i blocchi stradali nelle località di Purmamarca, Libertador (Ledesma) e San Pedro.
video: https://www.pagina12.com.ar/560237-palos-balas-heridos-y-detenidos-para-inaugurar-la-constituci
“Abbiamo circa 170 feriti per le manifestazioni e gli scontri, uno dei quali è grave”, ha informato all’agenzia Télam Pablo Jure, direttore del servizio di emergenze Same a Jujuy. Una persona ha dovuto essere operata per l’impatto a bruciapelo di una cartuccia di gas e per lo meno altre due avevano ricevuto pallini negli occhi. Il clima nella provincia è di molta tensione di fronte alla possibilità di nuove operazione repressive nella Quebrada e nella Puna.
Sindacati, movimenti e comunità
Come suole succedere quando tutto è sul punto di saltare in aria, il giorno è scorso con una strana calma. Che era, in realtà, frutto della confusione: nessuno sapeva se questo martedì la riforma costituzionale sarebbe stata giurata -fatto che sembrava una pazzia, dato che alcune ore prima il governatore aveva fatto marcia indietro su vari suoi articoli-. Nemmeno era chiaro se ci sarebbe stato un atto ufficiale per presentare il nuovo testo in una teatro del centro, come era circolato durante il fine settimana. L’unica cosa sicura era che una intersindacale di sindacati avrebbe fatto una sbandierata e che, nel caso in cui la Costituzione fosse stata discussa -o nel caso in cui Morales effettuasse un atto per presentarla in società-, i sindacati e i movimenti si sarebbero radunati nel luogo dove questo sarebbe successo, per respingerlo.
La Legislatura jujegna si è svegliata recintata, e dalle undici del mattino i manifestanti hanno incominciato a mobilitarsi verso la zona.
La colonna sindacale più numerosa era costituita da docenti. Il settore ha marciato con il proprio repertorio di canti: “Morales, gatto / sei un ladrone, hai rubato all’educazione / hai mentito hai ingannato / tutto il popolo Morales gatto!”, cantavano in coro le maestre. Un altro molto ripetuto è stato: “Passo passo passo, viene il jujeñazo”.
I docenti sono in sciopero a tempo indeterminato per chiedere un aumento salariale. Sebbene il governatore dica di avergli fatto una buona offerta, che porta la base salariale a 179 mila pesos, i maestri prospettano che sono al di sotto della linea della povertà. “Vogliamo 200 mila pesos minimi”, ha detto nella protesta Silvia Vélez, la dirigente del sindacato Adep. I maestri denunciano che per la precarizzazione del settore ci sono lavoratori dell’educazione che stanno riscuotendo 45 mila pesos.
Nella colonna dei municipali del SEOM c’erano anche lavoratori della salute e statali della provincia. I sindacati sono arrivati fino a dove glielo ha permesso la recinzione, a un isolato dalla Legislatura. Dietro le sbarre era stata dispiegata un impressionante operazione di polizia.
Contro una seconda recinzione si sono riuniti i movimenti sociali e i partiti di sinistra, inclusi i congressisti del PTS, che giorni addietro, durante la discussione iniziale della riforma della Costituzione, si erano ritirati denunciando che gli era stato impossibile dibattere.
La repressione
Prima di mezzogiorno è incominciata a correre la notizia che la Costituzione era stata giurata. “L’hanno giurata, Morales l’ha fatta giurare ed è andata”, era la frase ripetuta. Allora, un gruppo di manifestanti ha abbattuto le recinzioni e ha proseguito il cammino verso la Legislatura.
Nella repressione che è seguita si sono viste due cose. Una, che la polizia era decisa ad un’azione senza freni: di nuovo ci sono state persone che hanno ricevuto spari di proiettili di gomma negli occhi. Un altro fatto importante è stato che sono stati portati via gli arrestati in autobus senza identificazione e ci sono stati arresti al volo. In mezzo agli scontri, un manifestante, che dopo sarebbe stato identificato come Nelson Mamani, è rimasto sparato sull’asfalto, in una pozza di sangue. Ieri lo hanno operato e rimane ricoverato.
La seconda cosa evidente è stata che le organizzazioni che erano in strada erano decise a rimanere. Così, mentre in un primo circolo accostato alla Legislatura gruppi di manifestanti tiravano pietre, incendiavano pneumatici, ricevevano i gas lacrimogeni e i proiettili di gomma e rovesciavano veicoli -ad un certo punto sono anche entrati nell’edificio della Legislatura-, ai bordi, a distanza dagli effetti dei gas, le colonne più grosse di manifestanti sono rimaste, sostenendo la loro presenza. Per questo i tumulti e la repressione sono durati tanto: più di quattro ore.
Ma anche una volta dispersa la protesta, la repressione non è cessata. La polizia è entrata con fuoristrada senza targa nei quartieri, dove gruppi di agenti sono entrati nelle abitazioni e hanno fatto nuovi arresti. Per questo nel carcere penale di Alto Comedero hanno continuato a portare arrestati anche nel pomeriggio. Per gli avvocati delle organizzazioni, l’impressione è stata che, se si sono fermati, è stato per mancanza di luoghi.
Alla Quebrada e alla Puna
Tra coloro che sono stati protagonisti delle proteste, l’opinione diffusa è che la nuova Costituzione sia stata redatta, fondamentalmente, per aumentare un modello estrattivista mantenendo disciplinata la popolazione. “L’obiettivo è fissare un nuovo ordine, adatto ad una nuova ondata di affari”, ha affermato nella protesta Nando Acosta, storico dirigente dei lavoratori statali di Jujuy e uno di coloro che hanno ricevuto pallini di gomma in viso. Come si sa, uno degli articoli della nuova Costituzione proibisce i blocchi stradali e l’occupazione di edifici pubblici. Un altro vieta l’indulto ai condannati “per corruzione”, fatto che fa pensare all’intenzione di mantenere in prigione Milagro Sala. Il rifiuto sociale, nonostante ciò, va molto al di là della limitazione del diritto a protestare.
Così lo hanno prospettato le comunità dei popoli originari, che anche se Morales gli “ha concesso” di cancellare gli articoli impugnati da loro (la riforma li lasciava a rischio di essere sgomberati per mancanza di titoli di proprietà comunale), hanno deciso di mantenere i blocchi stradali alla Quebrada e alla Puna.
Nella protesta ci sono stati rappresentanti di queste comunità. Néstor Jerez, capo del popolo Ocloya, ha affermato che il principale motivo per cui la rifiutano è che si è trattato di una riforma senza consultazione, e per questo c’è la convinzione che è fatta “per il saccheggio”. Tra i popoli originari circola l’idea di fare un Terzo Attacco Indigeno della Pace che porti le loro richieste nella Città di Buenos Aires.
La minaccia di repressione ora si trasferirà ai loro blocchi stradali. Il giudice federale Diego Matteucci ha emesso nell’ultima ora un ordine di sgombero dei picchetti che mantengono nelle località di Purmamarca, Libertador (Ledesma) e San Pedro, anche in rifiuto della nuova Costituzione.
I detenuti rimarranno questa notte ad Alto Comedero. Alla chiusura di questa edizione, al portone del carcere penale decine di persone con familiari che non avevano potuto ubicare i propri cari aspettavano di avere qualche notizia se fossero detenuti. L’avvocata Lorena Mamani, che insieme ad altri colleghi sono rimasti sul posto per assistere i detenuti, ha dichiarato che alcuni dei prigionieri sono stati accusati dei delitti di resistenza all’autorità, danni ai beni pubblici e di impedimento dei compiti dei funzionari pubblici, come tentativo. Un’accusa che sprizza cinismo, come chi dice al prigioniero poiché ha protestato “così e tutto, ma non ci sei riuscito”.
21 giugno 2023
Página/12
Traduzione a cura di Comitato Carlos Fonseca
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