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Catalogna. “Siamo stati indipendenti per dieci secondi”

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 È  stata una giornata di attesa e aspettativa oggi a Barcellona e in tutta la Catalunya. Era ovvio che la Dui (dichiarazione di indipendenza unilaterale, ndr) avrebbe rappresentato una svolta per il processo indipendentista catalano e che la giornata di oggi [ieri NdR] avrebbe segnato un momento decisivo per la mobilitazione per l’indipendenza e la soggettività che in esso si è espressa.

Dai barrios popolari alle università, decine di migliaia di persone hanno riempito la piazza tra il parlamento e l’Arco di trionfo in un clima che assomigliava, per certi versi, a ciò che si vive quando la nazionale gioca la finale dei mondiali. Intorno al parlamento si è piano piano raccolta una massa eterogenea di persone, tutte in attesa del discorso del presidente Puidgemont, tra le quali spiccava però fortemente la componente giovanile. 
La dichiarazione del Presidente catalano viene accolta come il rigore sbagliato di Roberto Baggio. Una dichiarazione che afferma l’indipendenza, ma che allo stesso tempo prende tempo e ripassa palla a Madrid e a Rajoy, provando a realizzare l’apertura di un processo di negoziazione che scarica il governo catalano dalla responsabilità della prossima mossa. 

Fra le persone presenti in piazza l’umore generale ci parla di una diffusa amarezza. Balzava subito agli occhi l’incredulità della gente, che per un attimo ha davvero creduto di attraversare il momento di svolta della storia di questa regione. Otto secondi sono stati sufficienti, perché ogni speranza  svanisse. ”Sento impotenza di fronte ad un paese che ci tratta come se fossimo spazzatura”, “Io nel momento in cui stava parlando Puigdemont stavo piangendo di felicità, poi sono rimasta come se mi mancasse qualcosa” ci dicono alcune ragazze.
Al contempo molti militanti della CUP e della sinistra indipendentista ci hanno dato una lettura differente degli eventi; uno dei militanti presenti: “La dichiarazione è indispensabile per fare pressione e raggiungere l’obbiettivo dell’indipendenza, senza la Dui non c’è mediazione possibile”.

Nell’immediato rimane difficile capire come si evolverà la situazione attuale e se gli sviluppi delle ultime ore rappresentano una battuta di arresto per la mobilitazione popolare. L’unica sicurezza è che la frattura che si è aperta nella società – tanto in quella catalana, quanto quella spagnola – non si chiuderà con la giornata di oggi. Mentre si accavallano le versioni e le interpretazioni di quanto avvenuto da parte delle differenti aree politiche, da Madrid arriva un netto rifiuto e una risposta da Rajoy non è attesa prima di domani. Tra di noi rimane impressa l’immagine di una folla attonita e sinceramente delusa dalle parole presidenziali, ma non per questo sconfitta né scalfita nella fermezza delle sue ragioni.

Bacellona, 10/10/2017

 

 

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