L’Egitto torna al voto per la nuova Costituzione. Scontri e morti
La votazione del nuovo testo costituzionale, a cui seguiranno le elezioni presidenziali, si è aperta con una nuova campagna di arresti. In carcere sono finiti non solo esponenti dei Fratelli Musulmani, ma anche alcuni tra coloro che non si riconoscono né nella Fratellanza, né nel potere militare e che, non accontentandosi delle due sole alternative presentate – l’Islam moderato di Morsi e i militari del generale Al Sisi – immagina ancora un Egitto diverso, in cui “rivoluzione” non sia una parola vuota.
L’eredità e il destino della rivoluzione è stata al centro della campagna politica che ha portato a queste votazioni. Da parte militare 200 mila militari sono stati schierati nelle strade egiziane. Una massiccia propaganda invita al voto la popolazione. Molti i furgoncini che, nelle strade delle periferie, dai propri altoparlanti “suggeriscono” alla popolazione votare “si” alla costituzione, per la stabilità, per la “vera realizzazione della rivoluzione”, contro chi invece l’avrebbe scippata. Eloquenti le dichiarazioni del Primo Ministro Beblawi, secondo cui il voto per la costituzione è un “dovere nazionale”, e “la nazione dovrebbe dimostrare ai terroristi che non ha paura”, riferendosi ai Fratelli Musulmani, dichiarati il mese scorso “organizzazione terroristica”. Dall’altra parte gli stessi Fratelli Musulmani che, dalle loro moschee e dalle loro piazze invitano la popolazione a boicottare il voto per una costituzione espressione degli interessi di un governo – quello militare – a loro dire illegittimo e frutto di un golpe contro Morsi.
Il testo costituzionale sul quale il popolo egiziano è chiamato ad esprimersi rafforza il potere militare al governo del paese: viene concessa facoltà al presidente di sciogliere le camere, vengono mantenuti gli odiati tribunali militari, non vengono sancite chiare limitazioni al potere militare e poliziesco. Il tutto ornato è da appelli ai diritti umani, alla pacificazione e alla stabilità.
Si tratta di una votazione che, riprendendo una dichiarazione rilasciata questa mattina da un giovane attivista, si può sintetizzare con queste parole: “se voti “si” sei un bravo cittadino, se voti no sei un terrorista, se ti mobiliti per una campagna astensionista sei da perseguire”.
La giornata di quest’oggi mostra una popolazione divisa al suo interno. Migliaia i sostenitori dei Fratelli Musulmani che continuano a manifestare per sostenere il deposto governo Morsi, altrettanti che, convinti o solo spaventati, si sono recati alle urne per il voto all’ennesimo testo costituzionale a cui il potere di turno ha attribuito la capacità di riportare l’ormai lontana stabilità.
Ma il paese resta invece caratterizzato da instabilità e tensioni: una bomba è esplosa questa mattina di fronte ai seggi elettorali del Cairo, non causando vittime; scontri, iniziati questa mattina e ancora in corso, ad Alessandria, al Cairo, nelle città portuali. Il ministero degli interni ha dato ai militari l’ordine di sparare a chiunque “tentasse di aggredire” gli elettori.
Sostenitori dei Fratelli Musulmani contro militari e forze di polizia; violenza della Fratellanza o repressione militare, secondo i punti di vista, hanno caratterizzato questa giornata. Almeno 7 sembrano essere le vittime accertate (alcune fonti parlano già di 15 morti), decine i feriti degli scontri, con un bilancio che cresce ogni ora.
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