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Francia: secondo turno, Macron la spunta nonostante astensionismo ed exploit Le Pen

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L’appello all’unità repubblicana del presidente appena riconfermato ha funzionato solo in parte, l’astensionismo al secondo turno si aggira intorno al 28,8% raggiungendo il maggior risultato dal 1969 (data sufficientemente indicativa di per sè), Le Pen intanto guadagna 7 punti percentuali dalla scorsa tornata.

I risultati erano prevedibili, ma propongono comunque un quadro complesso.

Adesso tanto Le Pen quanto Melenchon sognano la possibilità di una coabitazione cioè di un primo ministro di segno diverso rispetto al Presidente della Repubblica riconfermato Macron. Il 12 e il 19 giugno si terranno infatti le elezioni legislative che porteranno alla designazione del primo ministro.

In questa chiave si può leggere il discorso di insediamento di Macron che almeno in parte assomiglia più ad un’analisi della sconfitta. Si tratta di un tentativo di reimpostare il discorso pubblico politico in vista delle legislative provando a presentarsi come un presidente in grado di comprendere gli errori dello scorso mandato. I nodi evocati nel discorso sono chiari, afferma che risponderà “alla rabbia del paese”, che sarà depositario del voto di chi lo ha eletto pur non condividendone le idee per evitare la vittoria di Le Pen e che sostanzialmente la Francia dovrà diventare una potenza ecologica e sempre più centrale per il futuro dell’Europa. Naturalmente si tratta di un’ulteriore postura elettorale già vista in occasione di risultati non entusiasmanti, ma rappresenta chiaramente anche il progressivo indebolimento del quadro istituzionale francese.

La variabile indipendente sono stati, ancora una volta, i conflitti sociali che hanno scosso il paese negli ultimi anni ed in particolare la dinamica dei Gilet Gialli che ha incarnato in forme di movimentazione permanente lo scongelamento dei blocchi sociali che si poteva intravedere già durante la scorsa tornata elettorale.

Il secondo paese dell’EU post Brexit si presenta di fronte alla sfide internazionali del presente con un quadro istituzionale tutt’altro che solido. E mentre il centrosinistra italiano si bea di questa misera vittoria, presentandola come un invito all’unità, ciò che si rende evidente è che il cosiddetto “pericolo populista” non si è affatto estinto, ma sta vivendo una trasformazione di cui è difficile intuire gli esiti.

Da segnalare inoltre il risultato di Le Pen nei Territori d’Oltremare e in Corsica, dove ha avuto un significativo exploit, ma di fronte ad un’astensione di massa che si è aggirata intorno al 50 – 60%.

E’ interessante infine notare, a caldo, come il tentativo di rilegittimazione operato dal Presidente sulla guerra in Ucraina abbia funzionato solo parzialmente.

Intanto già ieri alcune piazze francesi si sono nuovamente riempite per rispondere all’insediamento di Macron sottolineando ancora una volta la volontà di una parte della popolazione di non sottostare al ricatto tra due destre capitaliste e razziste, ma di pretendere un cambiamento reale e dal basso.

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