G20 di Amburgo – Su Fabio continua la vendetta delle istituzioni tedesche
Prosegue l’odissea di Fabio Vettorel, da quattro mesi nelle carceri tedesche.
Oltre il danno la beffa, verrebbe da dire. Poche ore dopo la decisione del Tribunale di Amburgo di scarcerarlo, Fabio Vettorel, ultimo degli italiani rimasti in carcere per i fatti del G20 di Amburgo dello scorso luglio, deve tornare alla casa circondariale di Hanhofersand.
Il pm ha infatti effettuato ricorso contro la decisione del tribunale favorevole all’istanza fatta dai legali del giovane ragazzo di Feltre, costringendolo ad aspettare ulteriormente per essere liberato dopo quattro mesi di custodia. La decisione potrebbe arrivare comunque in giornata.
Il giudice del Tribunale aveva disposto l’obbligo di firma ad Amburgo tre volte alla settimana e il pagamento di 10mila euro di cauzione, ma ciò non è bastato per placare la sete di vendetta del pm della città anseatica. Quello di Fabio è infatti il caso massimo di vendetta nei confronti delle mobilitazioni contro il g20, che si sta costruendo attraverso il tentativo di scaricare sugli stranieri arrivati ad Amburgo la colpa dei fatti.
Non esiste che si possa parlare di una mobilitazione transnazionale contro le conseguenze assassine della globalizzazione neoliberista, bisogna scaricare la colpa su corpi estranei alla pacifica e ordinata società tedesca, che aveva in realtà partecipato in maniera assolutamente maggioritaria alle mobilitazioni di luglio.
Su Fabio, anche per il bellissimo discorso, denso di coraggio e dignità, che aveva pronunciato durante l’udienza in Tribunale, è in corso una vendetta delle istituzioni che sta violando oltre ogni logica le basi del diritto, dato che su Fabio non c’è alcuna formale prova di coinvolgimento e le testimonianze degli agenti non hanno prodotto alcun elemento a suo carico.
Come segnalato in un ottimo reportage, “l’accusa iniziale contro Vettorel era di disturbo alla quiete pubblica, ma il 21 settembre è stata formalizzata quella definitiva, che aggiungeva il tentativo di causare danni mediante mezzi pericolosi e resistenza a pubblico ufficiale. Non ci sono accuse specifiche relative alla sua persona: si dice solo che non si è allontanato dal gruppo in cui si verificavano azioni violente e che non ha agito per fermare i manifestanti violenti. Di fatto non ci sono testimonianze contro di lui.”
In attesa della notizia della liberazione, abbracciamo idealmente Fabio e non vediamo l’ora di rivederlo con tutti e tutte noi!
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