Giornata di mobilitazione per il clima e a sostegno della Palestina.
Da Nord a Sud Italia questa mattina lo sciopero climatico lanciato da Fridays For Future ha riempito le piazze di giovani e giovanissimi che hanno ribadito le connessioni stringenti tra la devastazione dei territori e le guerre, rappresentando un forte grido in sostegno alla Palestina.
In questi giorni in cui l’Italia apre ai lavori del G7 e i ministri del governo nostrano si incontrano con gli altri “grandi” del pianeta, le dichiarazioni ufficiali riportano il focus sulla necessità di armare lo scontro bellico in corso in Ucraina e dare sostegno incondizionato allo Stato di Israele, rendendosi complici materiali del genocidio nei confronti della popolazione della Striscia di Gaza.
Proprio a Capri, isola davanti a Napoli, si sta svolgendo in queste ore il G7 Esteri dal quale il ministro Tajani ha preso parola per dichiarare sostegno a Israele nel sanzionare l’Iran, a seguito dell’escalation degli ultimi giorni, oltre che massimo impegno sull’Ucraina. Una dichiarazione di guerra che coinvolge l’Italia in uno scenario bellicista in aperta contrapposizione con ciò che viene ribadito dalle piazze e dalle università italiane in queste settimane. Tramite un rocambolesco artificio retorico il ministro Tajani ha aperto i lavori dando il benvenuto agli altri governi con le seguenti parole “Per raggiungere una pace, ma una pace giusta, per far prevalere l’idea di dialogo, dobbiamo essere noi uniti. Sono convinto che questa riunione confermerà ancora una volta l’unità tra di noi. Tutti insieme credo che dobbiamo dare un messaggio di pace” a riprova della disgustosa narrazione atta a legittimare la guerra come strumento per i governi per garantire l’egemonia occidentale nella dimensione globale.
Il corteo è partito da Piazza Garibaldi e dopo aver attraversato la città si è fermato davanti alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università Federico II per esporre striscioni in solidarietà agli studenti e alle studentesse caricate alla Sapienza e per ribadire la necessità di una mobilitazione duratura verso lo stop agli accordi universitari che riguardano la collaborazione tra Italia e Israele. Tra gli slogan “Odio il G7” ha rammentato il meeting in corso, isolato materialmente dalla città, infatti il corteo ha raggiunto il porto dove a mezzora di traghetto si trovano i principali mandanti del genocidio in Palestina. Arrivati al porto i manifestanti sono stati caricati dalla polizia che ha impedito loro di proseguire.
Di seguito un’intervista a un attivista della Rete per la Palestina di Napoli intervistato ai microfoni di Radio Blackout racconta le mobilitazioni universitarie a sostegno della Palestina.
A Torino, sede del prossimo evento del G7 a tema Ambiente e Energia, questa mattina più di un migliaio di giovani si sono ritrovati per manifestare nella giornata dello sciopero climatico. Il corteo partito da Porta Nuova ha raggiunto la Regione Piemonte, responsabile di totale inerzia nei confronti della crisi climatica.
La piazza di Torino ha voluto mettere al centro la questione palestinese, sottolineando la complicità dei governi nel perpetrare il genocidio portato avanti da Israele. Durante il percorso è stata sanzionata Unicredit, prima banca fossile in Italia e finanziatrice della devastazione ambientale e sono stati rilanciati due appuntamenti: il 23 aprile data in cui nella sede del Politecnico al Valentino si raduneranno i ministri Tajani, Bernini, esponenti di ENI e del bando MAECI, ci sarà un corteo in partenza alle 9 dalla sede delle facoltà umanistiche Palazzo Nuovo per ribadire il sostegno alla resistenza palestinese, inoltre il 28 aprile ci sarà una manifestazione popolare a Venaria proprio in occasione del G7, per ribaltare il discorso sulla transizione ecologica ed energetica e per contrapporsi alla complicità del governo con Israele. «Voi 7, noi 99%. Contro il G7 clima, ambiente, energia. Manifestazione popolare il 28 aprile a Venaria» annuncia lo striscione portato in piazza da giovani questa mattina.
Il rapporto tra guerra, devastazione ambientale e la corsa al riarmo, il tutto in un contesto in cui la narrazione bellica travolge ogni spazio pubblico diventa sempre più centrale, l’esigenza reale che si respira nelle piazze di queste settimane è quella di dare un segnale forte per opporsi alla guerra e per essere dalla parte giusta della storia, dalla parte dei popoli oppressi e oggi più che mai a fianco della Palestina.
Anche a Milano, Roma e in altre città italiane i cortei hanno avuto come principale slogan la libertà per la Palestina, il cessate il fuoco e la fine del genocidio.
Qui un contributo radiofonico che lancia il corteo di martedì 23 aprile a Torino
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