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Gli indigeni del Brasile sul piede di guerra

La Proposta di Emendamento Costituzionale (PEC) 215 a suo tempo fu archiviata, ma gli impresari ruralisti, con una forte presenza parlamentare, sono riusciti a resuscitarla. Andando avanti, sarebbe trasferita al Congresso la responsabilità di approvare la formalizzazione delle terre indigene, delle cosiddette Unità di Conservazione e dei territori quilomboli, oggi di competenza del Governo Federale.

La giocata legale vuol far valere nel Congresso Nazionale il peso degli agroindustriali, e i popoli indigeni e i quilomboli temono che possa andare avanti per la vicinanza di questo settore con la nuova ministra dell’Agricoltura, Kátia Abreu, un’altra imprenditrice del settore.

“Mettere fine alla PEC 215: è questo quello che stiamo chiedendo. Il governo sempre più si sta comportando come un nemico dei popoli indigeni”, ha insistito uno dei cinque capi Kayapó che ha partecipato all’udienza con il presidente della Camera. E ha concluso: “vogliono eliminarci. Ma non li abbandoneremo”.

Un altro capo ha insistito: “Non siamo noi che stiamo cercando una lite con voi. Siete voi quelli che stanno cercando una lite con noi. Ci dovrebbe essere un minimo di rispetto per noi, perché lei è venuto a patti con i ruralisti …”.

In questi giorni, l’antropologo dell’Amazzonia Gersem José do Santos Luciano Baniwa spiegava che la riapertura della PEC 215 presuppone un “attacco ai diritti degli indigeni, dei quilomboli e della biodiversità brasiliana, che continuerà perché il segmento imprenditoriale ruralista e dell’agro-negozio rappresenta ciò che di più barbaro, arretrato, razzista e criminale ha” il Brasile. “È un settore che perpetua l’ideologia razzista capitalista che porta insostenibilità al Brasile e al Pianeta.

Indigeni, afrodiscendenti e movimenti sociali di base si stanno mobilitando di fronte a questa possibile riforma e di fronte a dichiarazioni sprezzanti come quelle della ministra Abreu che, all’inizio di gennaio, ha affermato che “in Brasile non sono rimasti Latifondisti” e che “da tempo gli indigeni sono usciti dalla selva per annettersi i terreni produttivi”, come un modo per giustificare la riapertura della PEC 215.

Il Governo, di fronte alla reazione che provoca ogni dichiarazione della Abreu, ha riferito, attraverso il Segretario per le Relazioni Istituzionali, Pepe Vargas, che la ministra non tornerà a parlare del tema e che non parteciperà al dibattito.

da Comitato Carlos Fonseca

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