Grecia: morto un giovane attivista a Volos
Omicidio di Stato in Grecia
Vassilis Maggos è stato trovato morto nella sua stanza dalla madre la sera del 13 luglio 2020.
La madre ha cercato di rianimare il figlio e ha avvisato i servizi di emergenza, ma era già tardi”. La polizia si è precipitata sul posto ed ha esaminato la zona, escludendo qualsiasi attività criminale e ha richiesto un’autopsia – necroscopia per determinare le cause della morte del 27enne Vassilis Maggos. Il giovane era stato filmato, durante una protesta di solidarietà, mentre la polizia in antisommossa lo aggrediva brutalmente fuori dai tribunali di Volos.
Secondo un post dell’allora “Assemblea del popolo contro l’incenerimento dei rifiuti”, il 14 giugno 2020, il giovane è stato picchiato selvaggiamente davanti ai passanti nel centro di Volos ed è stato portato al Dipartimento di Polizia di Magnesia.
Nell’auto che lo trasportava, secondo la testimonianza del padre, la polizia continuava a picchiarlo e ad abusare di lui. I gravi pestaggi sono continuati all’interno della sede della polizia. Lo picchiarono senza pietà, rompendogli le costole fino a quando il giovane gridò “Non riesco a respirare”. Alla fine lo rilasciarono perché potesse essere portato in ospedale perché aveva bisogno di cure mediche immediate. Le sue condizioni erano così terribili che i medici temevano che le sue ossa rotte potessero perforare gli organi vitali”.
Il video che vedrete mostra il brutale attacco della polizia contro il 27enne Vassilis Maggos domenica 14 giugno 2020 nella città greca di Volos, durante una manifestazione di solidarietà ai detenuti della protesta del giorno precedente (13/6) contro i rifiuti inquinanti bruciati dalle aziende LAFARGE / AGET e contro la creazione di una fabbrica SRF da parte del Comune di Volos.
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Riguardo la morte di un giovane militante greco, siamo stati contattati da amiche e compagni del ragazzo che ci hanno fatto pervenire queste considerazioni:
“Vasilis Maggos è spirato nel suo letto il 13 luglio 2020 a causa di un edema polmonare acuto. Un mese prima era andato in ospedale 7 fratture polmonari, danni al fegato e cisti, causate dal feroce pestaggio dei MAT (antisommossa) durante un corteo a Volos contro l’azienda che si occupa di incenerire i rifiuti. Dicono che siano due cose slegate tra loro. Forse a livello giuridico sì, ma a livello etico no. E’ cieco chiunque non veda le conseguenze fisiche, ma soprattutto psicologiche, che un tale evento possa procurare. Xrisokoidis, l’attuale ministro per la protezione civile, ha subito dichiarato che chiunque provi a incolpare i poliziotti è nel torto. Non ha aspettato neanche i referti, non ha accennato al bullismo vissuto da Vasilis o all’azione della polizia. Ha subito creato i soliti campi di noi e gli “altri”, quel meccanismo statale che da sempre genera violenza e indifferenza rispetto a questo tipo di eventi. Vasilis lascia dietro di sé un mondo ingiusto. Un mondo in cui l’ambiente in cui viviamo è vissuto con un dettaglio, così come l’arbitrarietà della polizia.”
I compagni di Vasilis vogliono quindi chiarire che non vi è una diretta correlazione fra il pestaggio subito (avvenuto oltre un mese addietro) e la morte, chiarendo che “non siamo di fronte a un nuovo Alexis”. Al contempo, però, tengono a rimarcare lo stretto legame fra le condizioni psicologiche in cui era precipitato il ragazzo e la sua morte, frutto di quella violenza arbitraria delle divise che anche in Italia questa settimana è tornata alla ribalta dopo i fatti della caserma di via Caccialupo a Piacenza. Paradigmatico che le botte e l’arresto fossero avvenute proprio in occasione di una manifestazione per l’ambiente, tema portato agli onori delle cronache negli ultimi anni dai Fridays For Future ma rispetto al quale tutti i governi si sono sempre ben guardati dal produrre significativi cambiamenti, incentivando anzi la repressione violenta delle proteste che esondavano dal piano del simbolico.
Di seguito il comunicato inviatoci dagli amici d Vasilis e il link a Indymedia Grecia riguardo al caso:
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