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Grecia, verso l’atto finale?

Giusto per rendere chiaro il parere dei cittadini sul piano di salvataggio su cui è arrivato il diktat congiunto di Merkel e Sarkozy: ieri sciopero generale che ha portato in piazza decine di migliaia di persone, oggi occupata la sede del Ministero di Energia e Sviluppo (con il ministro costretto ad uscire dal garage), mentre i sindacalisti e i lavoratori che hanno compiuto l’occupazione preparano e comunicano una nuova giornata di sciopero per domani.

Tutto questo mentre è in corso intanto l‘incontro tra il primo ministro Papademos (il Monti italiano, diretta espressione del potere finanziario europeo ed ex-Goldman Sachs) e i rappresentanti dei 3 partiti che lo appoggiano (Nuova Democrazia, Pasok e Laos). Standard and Poor’s parla di un quasi inevitabile default pilotato, ma di prospettive per le quali la Grecia rimarrà comunque nell’eurozona. Il documento di 32 pagine della troika andrà firmato dai partiti ed approvato al più presto in Parlamento: questo il ricatto in salsa Merkozy.

Ma è tutta una grande truffa, data l’assoluta inutilità di misure come quelle approvate negli ultimi due anni per risolvere il problema della crescita, unico modo per affrontare il deficit ed il debito pubblico. Quella che si vuole attuare è una vera e propria macelleria sociale, finalizzata all’annichilimento assoluto di tutte le quote di ricchezza e diritti in mano alla grande maggioranza del popolo ellenico.

Del resto un greco su quattro, secondo l’Eurostat, vive nella povertà ed è addirittura ai limiti dell’esclusione sociale. Le proteste assumono caratteri sempre più sviluppati, e variano dall’occupazione di ministeri, municipi ed università alle bandiere tedesche bruciate in piazza di ieri.

E se alcuni sondaggi danno alla sinistra radicale un consenso in caso di elezioni prossimo al 40%, è evidente come la vera scommessa per la Grecia sia la capacità delle mobilitazioni di bloccare il processo devastante in corso. Del resto il piano della troika prevede un 22% di taglio del salario-base, che arriverà a 585 euro lordi al mese , e riguarderà non solo il settore pubblico già vessato in maniera imbarazzante, ma anche tutto il settore privato.

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