Guerra e libertà di informazione. Tolti gli accrediti a giornalisti italiani
Guerra in Ucraina. Diversi giornalisti italiani, tra cui Andrea Sceresini, freelance intervistato ai nostri microfoni, il 6 Febbraio si sono visti sospendere l’accredito giornalistico dall ministero della Difesa del governo di Kyiv dopo un reporage realizzato nella città sotto attacco di Bakhmut, in quanto ritenuti collaborazionisti con il governo di Mosca, motivazione su cui non è stata offerta mai alcuna prova. Da quel momento, non hanno potuto più svolgere la loro attività di reporter di guerra.
I due giornalisti da molti anni seguono le vicende politiche in Ucraina, fin dal 2014 e dai primi conflitti nel Donbass. La colpa, mai comunicata formalmente in realtà dal governo ucraino ma rifertia tramite la Farnesina, parrebbe essere quella di aver raccontato il conflitto su entrambi i lati, realizzando inchieste anche nelle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk. Quanto basta per essere considerati come “giornalisti nemici”.
Una vicenda esemplificativa della quantità di propaganda di cui è intrisa questa guerra, come tutte probabilmente, e di quanto sia difficile raccontarla in modo obiettivo a causa di una polarizzazione totale, in cui esporre dei dubbi, non essere allineato alle voci militariste, parlare di diserzione o fare delle critiche al governo Ucraino, equivale ad essere, tramite una equazione strampalata, pro-Putin o pro-invasione.
Ne parliamo al microfono con Andrea Sceresini:
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