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Il Governo spagnolo attiva il 155 e bandisce l’indipendenza catalana, col plauso di Trump e della Merkel

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Dopo la proclamazione dello stato Indipendente in forma di Repubblica, il Governo Spagnolo ha premuto l’acceleratore per esaurire gli iter formali dell’applicazione de facto dell’articolo 155, ufficializzata con un Consiglio dei Ministri straordinario due ore dopo la chiusura dei lavori al Parlament.

Mentre centinaia di migliaia di persone celebravano la dichiarazione di indipendenza a piazza San Jaime, a Barcellona, come nel resto delle città catalane, il Parlament è stato dichiarato dissolto dal Governo Centrale e il suo Presidente Puigdemont ufficialmente destituito assieme al vicepresidente Oriol Junqueras. A prenderne le funzioni, Rajoy in persona che ha delegato il compito di “governare” la Catalogna alla vicepresidente del Governo Spagnolo Soraya Saenz de Santamaria, fino a nuove elezioni “regionali” convocate per il prossimo 21 Dicembre. Oltre all’attuale presidente della Catalogna e al vicepresidente, vengono deposti i Consiglieri dell’Esecutivo che vengono temporaneamente sostituiti dai Ministri spagnoli in carica.

Tutte le disposizioni sono contenute nel Bollettino della Gazzetta dello Stato che assume un carattere straordinario per la vicenda politica in corso. La sospensione dell’autonomia ex-vigente in Catalogna assume connotati veramente rigidi, tant’è che Soraya Saenz de Santamaria assume il controllo del Centro delle Telecomunicazioni e delle Tecnologie Informatiche, bypassando le richieste del PSOE di non creare ingerenza sui canali mediatici catalani.

Viene centralizzato anche il controllo della Direzione Generale della politica finanziaria, delle assicurazioni e del tesoro,come quella delle Entrate. Al contempo vengono destituiti delle proprie funzioni il segretario degli Interni catalani, il direttore generale dei Mossos d’Esquadra Soler e il capo maggiore di questi Trapero, giunto alla ribalta delle cronache internazionali per l’accusa di sedizione intentata dopo l’operazione “Anubi” del 20 settembre con cui il Governo Spagnolo ha tentato di sabotare la straordinarietà giornata dell’ 1-0. Giornata cruciale quella, in cui venne legittimato da parte di oltre due milioni di persone il referendum dichiarato illegale da Madrid, e di cui continuano a venire a galla filmati girati in tante urne della Regione che testimoniano la sistematica repressione della Polizia spagnola nei confronti di chi si era recato o aveva difeso le urne.

Il braccio di ferro sul “chi decide” sulla Catalogna tra Governo Spagnolo e Catalano giunge al suo apice legislativo e giudiziario, con la centralizzazione di tutti i dispositivi di comando e controllo strategici della Catalogna da un lato, dopo l’arresto dei presidenti di Omium e ANC, e un numero altissimo e maggioritario sul territorio di persone che si sentono responsabilizzate a difendere gli interessi e le sorti della neonata Repubblica dall’altro. Un cortocircuito ideologico-istituzionale incarnato peraltro dall’emblematica foto di un Puigdemont poco entusiasta alla proclamazione dell’indipendenza,circondato non dai membri del suo partito ma dai parlamentari della CUP con i pugni chiusi. Una immagine che sicuramente non piace ai potenti che incarnano le democrazie occidentali nell’attuale congiuntura storica e sociale: il primo ad allinearsi al Governo Spagnolo è stato Trump, seguito a ruota dalla Merkel.

L’attivazione dell’articolo 155 porta al faccia a faccia la rivendicazione di potere unico del Governo Centrale e la capacità costituente del potere derivante da come saprà e potrà resistere l’opzione indipendentista in tutte le sue articolazioni, partendo dalla preservazione di una autonomia finanziaria capace di garantire una riproduzione sociale non vincolata a Madrid per giungere al rafforzamento delle assemblee e dei momenti politici di base nel territorio. Una posta in palio non da poco, una scommessa tutta da definire a partire da queste convulse ore, in cui alle ufficializzazioni dovranno seguire mosse effettive per guadagnare il campo sul territorio: entra in gioco l’esercito spagnolo?

 

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