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Il Popolo Mapuche resiste all’avanzata di giudici, procuratori e impresari

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A Río Negro, Neuquén e Chubut si ripetono fatti di violenza contro le comunità originarie. A Cuesta del Ternero (zona di El Bolsón), il Lof Quemquemtrew ha subito un blocco da parte della polizia che impedisce l’accesso di alimenti e indumenti. Il ruolo del Potere Giudiziario, che non rispetta i diritti indigeni, e l’avanzata petrolifera e di impresari agrari. La questione di fondo: il territorio.

Mariángeles Guerrero

Le comunità mapuche della Patagonia resistono ai nuovi assalti del Potere Giudiziario, di poliziotti e impresari locali. A Río Negro, venti membri del Lof Quemquemtrew, che attuano un processo di recupero territoriale nella zona di Cuesta del Ternero, da sei giorni sono isolati e senza possibilità di ricevere alimenti e indumenti. Nel frattempo, Neuquén è lo scenario di un tentativo di sgombero del Lof Fvta Xayen: poliziotti e macchinari avanzano sul territorio abitato ancestralmente nella cosiddetta “capitale di Vaca Muerta”. A Chubut, il vicepresidente della Società Rurale di Esquel minaccia di sgomberare la Papay (anziana) Isabel Catriman, di 78 anni.

A Río Negro, sei giorni senza mangiare

“Sono giunti i poliziotti, mi hanno puntato le armi, mi hanno gettato al suolo, e mi hanno messo un ginocchio sulla schiena, voglio che tutti sappiano quello che stiamo passando”. Il racconto appartiene ad Antu Morales, di 8 anni, del Lof Quemquemtrew, situato nella località  Cuesta del Ternero, poiché la pubblica ministera di Río Negro Betiana Cendón ha ordinato una richiesta di identificazione di persone, che il 24 settembre si è trasformata in uno sgombero, da parte della polizia e della stessa Cendón. Più di cinquanta agenti di polizia appartenenti al COER (Corpi di Operazioni Speciali e di Riscatto) hanno portato via in arresto, con spari e bastonate, Alejandro Morales, Mauro Vargas e Lautaro Cárdena; successivamente sono stati liberati. Nel frattempo, venti abitanti del luogo sono rimasti nella zona per difendere le loro terre. Ma da quel giorno sono stati privati di cibo, vestiti e di ogni aiuto umanitario; è stata anche rifiutata una richiesta di habeas corpus. La polizia rionegrina utilizza una scuola come centro delle operazioni.

Lunedì 27 è stato convocato un trawn (riunione) per realizzare un corridoio umanitario che permetta alle famiglie e alle organizzazioni dei diritti umani di portare viveri a coloro che rimangono nel territorio. Varie comunità si sono avvicinate alla località. Ma la carovana è rimasta rinchiusa tra due cordoni di polizia, dove è stata repressa con proiettili e pietre. L’aiuto non è giunto a destinazione: da allora, diverse organizzazioni chiedono l’intervento del governo di Arabela Carreras. Per il momento ha disatteso le richieste. Questo mercoledì è stata presentata una misura cautelare di fronte alla Corte Interamericana dei Diritti Umani, con l’avallo di referenti come Adolfo Pérez Esquivel e del Servizio Pace e Giustizia (Serpaj).

Questo nuovo capitolo di violenza istituzionale contro il popolo mapuche è, nuovamente, legato all’avanzata delle attività estrattive nella Patagonia. Il 18 settembre, il Lof Quemquemtrew aveva recuperato il territorio ancestrale che occupa Rolando Rocco, testa visibile di una trama imprenditoriale dedita alla monocoltura dei pini. Il pubblico ministero Francisco Arrien, di El Bolsón, si è presentato martedì 21 e ha mantenuto uno scambio con il Lof. Il funzionario giudiziario si è impegnato ad aspettare la realizzazione di un trauwn di comunità, a partire dal quale sarebbe stata comunicata la decisione adottata insieme lunedì 27. Ma la pubblica ministera Cendón ha ordinato lo sgombero per venerdì di questa settimana.

Coloro che oggi stanno nella località a difesa del territorio sono da sei giorni senza alimenti e senza indumenti. In questo ambito, Orlando Carriqueo, Werken del Coordinamento del Parlamento Mapuche, ha chiesto di fronte alla pubblica ministera Cendón che “tenendo conto delle temperature sotto zero che si stanno registrando durante la notte” si realizzi l’udienza disposta per risolvere il trasporto degli aiuti umanitari. “È un diritto umano avere accesso agli alimenti”, ha ricordato il portavoce mapuche. L’udienza è stata effettuata questo mercoledì, ma la richiesta di aiuto è stata disattesa dal giudice Ricardo Calcagno. In quell’istanza, l’argomento per evitare che siano portati alimenti è stato “di non convalidare un delitto, un’occupazione”, secondo quanto ha raccontato Carriqueo a questo mezzo di comunicazione.

Il referente mapuche aveva, inoltre, sollecitato di promuovere un Tavolo di Dialogo che permettesse di andare avanti nella risoluzione pacifica del conflitto. La richiesta si inquadra in quanto è disposto dal Trattato 169 dell’OIL. Anche l’Istituto Nazionale degli Affari Indigeni e la Segreteria dei Diritti della Nazione, organismi che conoscono la situazione, hanno richiesto alle autorità provinciali di convocare il dialogo. Ma anche questo punto è stato disatteso, e con questo le voci delle comunità e di organismi come l’Assemblea Permanente per i Diritti Umani (APDH). Ieri c’è stata una mobilitazione di fronte alla Casa del Governo.

Mónica San Martín, segretaria generale dell’Unione dei Lavoratori dell’Educazione di Río Negro (Unter), di El Bolsón, ieri ha raccontato alla radio Namunkurá che la polizia continuava ad essere appostata nella Scuola 211 di Cuesta del Ternero, frequentata da bambine e bambini mapuche. La stessa radio ha affermato che il governo provinciale ha sospeso le lezioni adducendo il “rischio” che la comunità “occupi” l’istituto. San Martín spiega dal contesto: “Il nome di questa scuola è María Lucinda Quintupuray, donna mapuche assassinata in questo territorio a seguito del conflitto per le terre; dopo apparve morto anche suo figlio. È leggere la storia e intendere che la comunità non danneggerà mai la scuola”. E aggiunge: “È vile che mentano così”. La docente ha anche segnalato che è la stessa polizia che non lascia giungere gli aiuti umanitari a coloro che resistono nel Lof.

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Neuquén e la resistenza del Lof Fvta Xayen

Il 27 settembre, il Lof Fvta Xayen ha deciso di mettere in allerta il territorio comunitario Los Algarrobos, situato a 18 chilometri da Añelo, epicentro di Vaca Muerta. La misura è stata presa di fronte alla “minaccia di un privato del luogo, chiamato Fernando Galván”, hanno spiegato gli abitanti. “Questo privato, usando la forza, è entrato con dei macchinari pesanti rompendo tutto al suo passaggio, in particolare alcuni luoghi di importanza culturale legati alla memoria e all’uso tradizionale delle famiglie del Lof”, raccontano. Nonostante ciò, c’è un ordine emesso mercoledì 29 dal pubblico ministero Marcelo Silva di sgomberare la comunità.

Il Popolo Mapuche denuncia che “Galván riuscì, attraverso una relazione fraudolenta con i poteri del momento, ad intestarsi la proprietà, ad appropriarsi fino alla riva del Río Neuquén, incluse le isole che erano il luogo destinato all’allevamento dell’economia pastorale delle famiglie mapuche”. Si è avanzato anche su un cimitero ancestrale. Mediante un comunicato, la Confederazione Mapuche ha chiesto “un’urgente azione dei passivi organismi responsabili di questi abusi”. Hanno esortato le autorità a far rispettare l’articolo 53 della Costituzione di Neuquén, l’articolo 75 della Costituzione Nazionale e la Legge 24.075 (Trattato 169 dell’OIL). “Difenderemo fino alle ultime conseguenze il nostro territorio e la ricchezza culturale che c’è lì”, affermano le e gli abitanti originari di Los Algarrobos.

Chubut: la Società Rurale contro un’abitante ancestrale

Nelle ultime ore il Lof in Resistenza Cushamen Curramapu ha informato che la Papay (nonna) Isabel Catriman, di 78 anni, abitante di Laguna Larga -ai confini con il Parco Nazionale Los Alerces- sta venendo intimidita per farle abbandonare il suo territorio. Da febbraio, la sua permanenza è minacciata da Alejandro Samamé, vicepresidente della Società Rurale di Esquel e figlio dell’ex procuratore giudiziario Eduardo Samamé, e da Nahuel Serra, figlio di impresari della zona. Samamé (figlio) e Serra sono padroni della Los Tercos SRL, un’impresa che ha ricevuto per un periodo di 99 anni la licenza per lo sfruttamento agricolo, pastorale, forestale e minerario.

Secondo quanto hanno informato gli abitanti mapuche della zona, attualmente la Catriman “sta venendo perseguitata dalla presenza di quattro scagnozzi, che non le permettono di passare attraverso le proprie terre”. Il giudice Alberto Criado di Esquel ha proibito, inoltre, l’avvicinamento della figlia della Catriman, impedendole di assisterla. “Rendiamo responsabili l’Istituto Autarchico di Colonizzazione e Promozione Rurale, che ha venduto la terra, quando si suppone che è proibita la vendita di “terra demaniale” a funzionari (e loro familiari), il giudice Criado, la Procura di Chubut, la Società Rurale di Esquel e il Tribunale della Famiglia del rischio di vita che corre la Papay ”, segnala il Lof in un comunicato. Avvertono che l’anziana mapuche è vittima di violenza di genere e di razzismo.

Le intimidazioni alla Catriman costituiscono un nuovo capitolo della violenza che in questa provincia vivono i popoli originari. Il passato 16 settembre, 20 comunità mapuche-tehuelches di Chubut hanno chiesto la dichiarazione di incostituzionalità del decreto 112/21, ratificato dal governatore Mariano Arcioni. Le popolazioni sostengono che trasgredisce tutte le sue funzioni e passa sopra anche alla legge provinciale di creazione dell’Istituto Autarchico di Colonizzazione e Promozione Rurale. Questa legge regola la partecipazione indigena nell’Istituto (articoli 39 e 48) mediante una Commissione delle Terre Indigene, ma il governo chubutense non ha mai messo in funzione suddetta commissione. Allo stesso tempo, contestano che il Decreto 112/21 viola i diritti dei popoli indigeni perché fu elaborato senza partecipazione né consultazione (come stabilisce il Trattato 169 dell’OIL, tra le altre normative).

Foto: Marcela Tomas (IIDYPCA-Universidad Nacional de Río Negro, GEMAS).

1 ottobre 2021

Agencia Tierra Viva

Da Comitato Carlos Fonseca

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