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Intervista al leader del PFLP Ahmad Sa’adat

Ahmad Sa’adat, rinchiuso in una prigione israeliana, sostiene che i trattati di pace non facciano altro che aumentare le fratture in seno alla società palestinese.
 
Ahmad Sa’adat, segretario generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (PFLP), crede che il conflitto medio orientale può essere risolto solo attraverso la creazione di un unico stato comune per palestinesi ed ebrei – una posizione in contrasto con la “soluzione due stati” a lungo sostenuta dalle potenze mondiali.
 
In risposta alle domande della Reuters, Sa’adat condanna la partecipazione palestinese ai negoziati che si prevede inizieranno a breve sotto la guida degli Stati Uniti.
 
«I negoziati non saranno altro che una copertura della politica israeliana basata sull’occupazione», sostiene Sa’adat, rinchiuso in una prigione israeliana in cui deve scontare 30 anni di reclusione a causa del suo ruolo nella seconda intifada. Israele l’ha infatti accusato di aver ordinato nel 2001 l’assassinio del ministro israeliano del turismo Rehavam Zeevi, anche se non sono state trovate prove sufficienti per accusarlo di omicidio.
 
Sa’adat è a capo di un gruppo che resta, almeno nominalmente, la seconda fazione dell’OLP, Organizzazione per la Liberazione della Palestina, un organo guidato dal presidente Abu Mazen e principalmente guidato dal partito di Fatah.
 
Sebbene oggi l’influenza del FPLP sia limitata rispetto a quella di Fatah e del gruppo islamico Hamas (che però non fa parte dell’OLP), Sa’adat è una delle personalità palestinese più importanti rinchiusa in un carcere israeliano.
 
Hamas ha chiesto il suo rilascio in cambio di Gilad Shalit, un soldato israeliano catturato dai palestinesi durante un raid del 2006 nella striscia di Gaza. Sa’adat ha dichiarato che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyau ha ostacolato le trattative: «non c’è possibilità per Hamas di ritrattare rispetto ai nomi avanzati nei negoziati», ha detto. Israele, sostiene Sa’adat, non è interessato a degli accordi di pace che siano accettabili anche per i palestinesi.
 
«Gli accordi proposti dagli Stati Uniti per rilanciare i processi di pace sono volti a nascondere l’impotenza americana e il fallimento del presidente Barack Obama rispetto alla sua promessa di dar vita ad un nuovo inizio per il mondo musulmano».
 
Per giustificare il sostegno arabo per ulteriori trattative, Abu mazen ha dichiarato di aver ricevuto dagli Stati Uniti la sicurezza che Israele non avrebbe applicato alcuna “misura provocatoria”.
 
Sa’adat sostiene che la leadership palestinese ha ceduto rispetto alle sue richieste iniziali, che includevano l’arresto totale della costruzione di colonie nei territori occupati.
 
Ulteriori negoziati secondo Sa’adat renderebbero ancora più ardua la riconciliazione tra Abu Mazen e gli oppositori alla sua strategia, che prevede la negoziazione al fine di creare uno stato palestinese accanto a quello israeliano.
 
Il rifiuto della strategia di Abu mazen da parte di Hamas e delle altre fazioni è al centro di una spaccatura nazionale che molti palestinesi ritengono essere un freno alla lotta per la loro causa.
 
Secondo Sa’adat «la continuazione dei negoziati, diretti o indiretti, avrà delle conseguenze nel raggiungimento della riconciliazione dei palestinesi»
Il leader del PFLP inoltre sostiene che l’unico modo per porre fine al conflitto in medio Oriente è la creazione di un unico stato. L’idea di un solo stato bi-nazionale che vada dal mar Mediterraneo al fiume Giordano è respinta da Israele, in quanto metterebbe in pericolo la maggioranza ebraica.
“La soluzione è quella dell’unico stato, non dei due stati.” “Non ci sono altri orizzonti per altre possibili soluzioni”
Sa’adat

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