InfoAut
Immagine di copertina per il post

IRAN. Trump blocca i raid e delude Israele e Arabia Saudita

||||

I due paesi, nemici giurati di Tehran, stentano a rendersi conto della decisione presa dal presidente Usa di annullare la rappresaglia per l’abbattimento da parte dell’Iran di un drone-spia americano nell’area dello Stretto di Hormuz

 

I pezzi del drone Usa abbattuto dall’Iran

di Michele Giorgio – Il Manifesto

Roma, 22 giugno 2019, Nena News – Lo sbigottimento di Israele, il silenzio dell’Arabia saudita. I due principali alleati in Medio oriente dell’Amministrazione Trump nonché nemici giurati dell’Iran, stentano a rendersi conto della decisione presa giovedì notte dal presidente Usa di annullare all’ultimo istante la rappresaglia per l’abbattimento, nella notte di mercoledì, di un costoso drone-spia della Marina americana nell’area dello Stretto di Hormuz. Drone che, ripetono da Tehran, era entrato nello spazio aereo nazionale – il ministro degli esteri Zarif ha diffuso le coordinate della posizione del velivolo abbattuto – mentre per Washington era lontano decine di km dall’Iran. Il premier Netanyahu, certo dell’attacco americano all’Iran, giovedì pomeriggio aveva dato pieno sostegno agli Usa. Ieri è rimasto muto.

«La delusione è forte perché Israele dava per certa la ritorsione americana e non averla attuata rende più forte l’Iran» ci dice l’analista Eytan Gilboa del centro studi strategici BeSa di Tel Aviv. «Gli iraniani – prosegue – stanno testando la solidità della determinazione di Trump, pensano che (il presidente Usa) urli tanto ma poi faccia poco, dal punto di vista militare. Israele pensa che l’uso della forza sia in grado di scoraggiare e domare Tehran. Al contrario l’Iran ora farà ciò che vuole, perché crede che gli Usa non lo attaccheranno militarmente».

Riyadh è rimasta in silenzio tutto il giorno. Un silenzio che fa rumore. La casa regnante saudita, come Netanyahu, ha invocato e ottenuto l’uscita degli Usa al Jcpoa, l’accordo internazionale sul programma nucleare iraniano, e l’imposizione di pesanti sanzioni sulle esportazioni di petrolio e sulle finanze di Tehran. Ora ritiene di trovarsi nella stessa situazione del 14 settembre del 2013, quando Barack Obama sul punto di attaccare la Siria, alleata di Tehran, fermò le operazioni militari.

L’attacco americano e la distruzione delle centrali atomiche iraniane, per Arabia saudita e Israele è l’atto decisivo per mettere fuori gioco il paese che si oppone al loro controllo della regione. Denunciano una presunta intenzione della Repubblica islamica di costruire ordigni nucleari. L’Iran nega di volersi dotare della bomba atomica, arma di distruzione di massa che in Medio oriente possiede segretamente solo Israele.

Con Trump alla Casa Bianca, Tel Aviv e Riyadh erano certe che le cose sarebbero cambiate. Invece il presidente del pugno di ferro, che ha scardinato il diritto internazionale, che ha regalato a Israele Gerusalemme e il Golan, che ha già bombardato la Siria, ha fermato il bombardamento che si attendevano. Raid che avrebbero innescato una guerra devastante, come indicano le parole pronunciate ieri dal segretario del Consiglio di sicurezza nazionale dell’Iran, il contrammiraglio Ali Shamkhani: «L’Iran non ha mai attaccato alcun paese e non vuole farlo in futuro, ma risponderà ad ogni aggressione».

Ieri Trump ha avuto una conversazione telefonica con Mohammad bin Salman, il potente erede al trono saudita. Ufficialmente per discutere del mercato petrolifero. In realtà per spiegare ai sauditi i motivi del suo passo indietro.

Quali siano questi motivi è difficile accertarlo. Sappiamo con certezza ciò che hanno riferito il New York Times e il Washington Post: le forze americane erano pronte, gli obiettivi (batterie di radar e missili) sotto tiro, poi, a dieci minuti dal via Trump ha cambiato idea. Arduo credere che dietro ci siano gli scrupoli per la vita degli 150 iraniani che sarebbero rimasti uccisi nei raid, come ha spiegato Trump. Con più probabilità, il tycoon per una volta ha fatto uso di buon senso e ha ascoltato gli ammonimenti dei vertici militari sulle conseguenze dell’attacco per l’intera regione e non i falchi anti-iraniani che popolano la sua Amministrazione come John Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale, il segretario di Stato Mike Pompeo e la direttrice della Cia, Gina Haspel.

Ed è probabile che alla Casa Bianca siano giunti gli inviti a non passare la linea rossa degli alleati europei – e forse anche di Russia e Cina – che puntano sul vertice con l’Iran del 28 giugno in cui si deciderà la sorte del Jcpoa.

Resta peraltro un mistero la lettera che Trump avrebbe inviato via Oman al leader supremo iraniano Khamenei – con l’aut aut «negoziate con gli Usa o vi attaccheremo» – che a Tehran negano di aver ricevuto. Intanto i Guardiani della rivoluzione celebrano i successi militari. Accanto al drone abbattuto – dicono – viaggiava un aereo militare a stelle e strisce con 35 persone a bordo. «Avremmo potuto colpirlo, abbiamo scelto di non farlo», ha detto il generale Ami Ali Hajizadeh, capo dell’aviazione. Diverse compagnie aeree hanno annunciato che non sorvoleranno più Hormuz.

 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

irantrumpUsa

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Zoo umani, esposizione di teschi, la frusta: capire la rivolta dei Kanak

In Palestina, come in Nuova Caledonia e in altri conflitti coloniali, quando i colonizzati si ribellano, i colonizzatori cancellano la storia e cercano di far dimenticare i loro crimini.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il famoso storico Pappé fermato e interrogato dall’FBI negli USA

L’Impero egemone in caduta libera, insieme allo stato paria e genocida israeliano ormai sono impazziti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Broadcast 4 Palestine.

Speciale Info in diretta da Palazzo Nuovo occupato.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

76 anni di Nakba: una Storia di colonialismo di insediamento

Sono passati 76 anni dalla Nakba, il disastro della nascita di Israele, il 15 maggio 1948, sul territorio dei nativi palestinesi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: la polizia ha effettuato varie perquisizioni ai locali e alle mense delle organizzazioni sociali

Lunedì mattina, agenti della Polizia Federale hanno perquisito i locali e le mense popolari del Polo Obrero, si sono recati anche nel domicilio di uno dei dirigenti del FOL e hanno effettuato una perquisizione del locale di questa organizzazione nel quartiere di Congreso.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Rafah: le trattative tra Israele e Hamas e il sostegno (apparentemente) in bilico degli Stati Uniti.

Un approfondimento con Eliana Riva, caporedattrice di Pagine Esteri, sullo stato delle trattative in corso al momento al Cairo tra la resistenza palestinese e Israele..

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Intifada studentesca: le rivendicazioni.

Di seguito pubblichiamo alcuni contributi che provengono delle occupazioni studentesche avvenute ieri a Torino e Pisa e aggiornamenti dalle altre università italiane occupate.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il Salone del Libro viene bloccato per la sua complicità al sionismo: la vittoria della mobilitazione per la Palestina!

Sabato pomeriggio, con il coordinamento Torino per Gaza ci siamo dati appuntamento a ridosso della metro Lingotto per raggiungere il Salone del Libro.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Salone del Libro: come è fatta la vera censura

Riprendiamo il comunicato del Coordinamento cittadino Torino per Gaza su quanto accaduto ieri al Salone del Libro.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bologna: provocazione della celere in piazza Scaravilli, ma le tende per Gaza resistono e si moltiplicano

L’”acampada” per la Palestina allestita in Piazza Scaravilli a Bologna, nell’ambito della cosiddetta “intifada degli studenti”, è stata attaccata dalla celere nella serata di venerdì 10 maggio, al termine di un corteo dimostrativo.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Una luce di speranza

La grande rivolta giovanile nelle università degli Stati Uniti non smette di crescere e mostra una meraviglia di organizzazione e l’incredibile diversità di coloro che vogliono fermare il genocidio a Gaza, arrivando a contagiare anche l’Europa.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’America Latina al crocevia. Tensioni geopolitiche e la sfida dell’Unità Regionale

Il mese di aprile del 2024 ha tratto con sé una rivelazione di grande impatto: un rapporto fatto trapelare dall’ambasciata degli Stati Uniti in Bolivia, meticolosamente elaborato dal Centro di Studi Geopolitici Multidisciplinari (CEGM), getta luce sul nuovo e ambizioso piano di ricolonizzazione dell’America Latina.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Intifada Studentesca: le tende per Gaza stanno diventando un movimento globale

A quasi sette mesi dallo scoppio della guerra a Gaza, in numerose università del mondo sta montando la protesta degli studenti contro la risposta militare di Israele.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

USA: Columbia occupata, iniziano le sospensioni, prosegue la repressione poliziesca. Centinaia di arresti

Il campus di New York è off limits anche alla stampa. E i ragazzi erigono le barricate. La Polizia entra a Columbia, centinaia di arresti

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Un documento trapelato dal New York Times su Gaza dice ai giornalisti di evitare le parole: “Genocidio”, “Pulizia Etnica” e “Territorio Occupato”

Nel mezzo della battaglia interna sulla copertura del New York Times riguardo la guerra di Israele, i principali redattori hanno emanato una serie di direttive.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

USA per la Palestina: dipendenti Google licenziati e studenti alla Columbia University sgomberati dalla polizia

Negli Stati Uniti proteste in corso a sostegno del popolo palestinese, per il quale diversi settori della società civile si sono mobilitati.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Attacco iraniano a Israele: quali conseguenze per il Libano?

Lo Stato ebraico potrebbe intensificare la lotta contro Hezbollah, ma secondo gli esperti una guerra aperta sul territorio libanese è improbabile.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

USA: La polizia uccide un 26enne afroamericano con 96 colpi in 42 secondi

Video mostra agenti della polizia a Chicago che sparano 96 colpi in 41 secondi durante un fermo