La Francia al voto dopo Charlie Hebdo: una società lepenizzata
La notizia, che non è una notizia visti gli ultimi anni di attualità politica del paese, è una progressiva lepenizzazione del paese, nonostante questa tornata elettorale sia stata vinta da un Sarkozy tornato alla guida del partito dopo una serie di guai giudiziari nei quali è ancora invischiato. Il programma politico di Sarkò di fatto era tutto schiacciato sul programma lepenista, basato su diversi provvedimenti e appelli di carattere razzista (come quelli per vietare il velo all’università e che obbligheranno i bambini e le bambine musulmane a trovare carne di maiale nei menu scolastici senza potersi lamentare) che l’hanno fatta da padrone, insieme a quelli meno eclatanti ma comunque pericolosi come la volontà di restringere la libertà di circolazione assicurata dagli accordi di Shenghen.
La “sinistra” al governo di Hollande ha tenuto, grazie anche all’utilizzo spregiudicato fatto dal presidente francese dell’emozione post attentati a Charlie, emozione trasformata in difesa dei valori della Republique, della sua comunità nazionale. Tutta la galassia della gauche istituzionale sommando i risultati ottenuti arriverebbe anche al 35%, a poca distanza dalla coalizione arrangiata da Sarkozy e baricentrata sull’Ump, con il FN che non arriverebbe in questo modo ad un’eventuale partecipazione al ballottaggio in un elezione presidenziale come quella in programma nel prossimo 2017.
Da un lato queste elezioni mostrano un primo affievolimento del consenso nei confronti della Le Pen, che sarebbe relativo all’inizio della curva discendente dell’effetto Tsipras, incapace di competere nella battaglia contro gli stessi poteri forti dell’UE contro cui si scaglia il Front National. Non a caso il punto su cui Sarkozy ha fortemente e chiaramente differenziato la sua campagna elettorale da Marine Le Pen è stato proprio la ferma adesione dell’Ump all’Unione Europea e alla moneta unica. Il tema di come riuscire a poter o meno riformare l’UE dall’interno continua quindi ad essere centrale nel dibattito politico europeo.
Dall’altro però occorre notare come la circostanza più problematica, che tracima i rigidi confini dell’analisi delle urne, è come dicevamo sopra la vittoria sul piano ideologico, del dibattito pubblico, di Marine Le Pen che ha saputo imporre la sua agenda e costretto tutti gli altri partiti a misurarsi su quella. Sarkozy al fine di recuperare centinaia di migliaia di elettori di destra finiti a votare Fn ha addirittura annunciato la rottura del dispositivo del “fronte repubblicano” che dava indicazione in ogni ballottaggio tra Fn e uno tra Ps/Ump di votare l’alternativa al partito lepenista.
Questo equivale ad uno sdoganamento e una legittimazione del Fn mai avuta prima dai LePen nell’arco della loro storia, a simboleggiare la forza dell’opzione euroscettica lepenista nella fase attuale e la trasformazione compiuta da Marine del partito di Jean-Marie.
Rilevante anche l’irrilevanza totale dei partiti di cosiddetta sinistra radicale, dal consenso praticamente inesistente in una fase molto dura in cui gli effetti dell’attentato del 7 gennaio sono stati sfruttati per silenziare ogni opposizione interna e critica del ruolo interno e globale degli attori politici che rappresentano la Republique nei posti di potere. Un’opposizione interna che i movimenti e le piazze antirazziste cercano di conquistarsi, dovendo affrontare tante difficoltà.
Un approfondimento da RadioInfoaut sulla tornata elettorale francese:
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