InfoAut
Immagine di copertina per il post

Libertà per chi? Il Corano, la Nato e gli imbarazzi svedesi

Risparmiato dalle ondate di calore, il clima svedese è nondimeno surriscaldato dalla crisi internazionale accesa (è il caso di dirlo) dai roghi del Corano che si sono verificati negli ultimi mesi.

di Monica Quirico, da Volere la Luna

Il nazista svedo-danese Rasmus Paludan li inscena dal 2019, previa autorizzazione delle autorità svedesi. Tuttavia, rispetto ai disordini di Pasqua del 2022, quando molti giovani di origine straniera risposero alla provocazione del leader di Stram Kurs (Linea dura) attaccando la polizia e vandalizzando auto e abitazioni, i roghi degli ultimi mesi hanno suscitato reazioni che vanno ben al di là della (comprensibile) rabbia di chi si sente cittadinə di serie B. Lo scenario è radicalmente mutato a seguito della decisione del Governo di destra (ma sarebbe stato diverso con i socialdemocratici?) di cedere a qualsiasi richiesta di Erdoğan pur di entrare nella NATO. Ecco allora il via libera alla vendita di armi a uno Stato fino all’altro ieri esecrato come dispotico, l’intensificazione della lotta al terrorismo senza tanti distinguo quando si tratta di organizzazioni curde e – incredibile a dirsi – la promessa di sostenere l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Di fronte a un pacco-dono così ricco, e impreziosito dagli F16 che gli USA si sono impegnati a vendergli, al vertice NATO di Vilnius, Erdoğan ha detto sì all’adesione della Svezia, ma subito dopo ha annunciato che il Parlamento turco non si riunirà prima di ottobre per ratificare la decisione. E già si annunciano altre manifestazioni offensive nei confronti del mondo musulmano.

Il primo rogo a mettere in forte imbarazzo il Governo svedese è stato quello compiuto da Paludan (ancora lui) nel gennaio di quest’anno, davanti all’ambasciata turca. I paesi musulmani si indignano e Ankara spicca un ordine di arresto per il nazista nordico (che riceve svariate minacce di morte), ammonendo le autorità svedesi a non concedergli più l’autorizzazione, pena il voto contrario della Turchia all’ingresso nella NATO. Ciò nonostante, in Svezia rimane maggioritaria un’interpretazione molto (troppo?) estesa della libertà di espressione, che ricomprenderebbe anche il vilipendio di testi sacri; una posizione condivisa dalla magistratura, che boccia la decisione della polizia di negare per due volte, a febbraio, l’autorizzazione a bruciare il Corano, per motivi di ordine pubblico.

Chi, anche in Italia, esprime ammirazione per la tenacia con cui la Svezia difende uno dei capisaldi del suo brand di “superpotenza morale” tralascia due circostanze. La prima è che l’accezione quasi incondizionata della libertà di espressione non si estende più a militanti e simpatizzanti di organizzazioni curde, i cui diritti sono usciti drasticamente ridimensionati dalla legge anti-terrorismo entrata in vigore a giugno: in Svezia anche solo sfilare con una bandiera del PKK è in linea di principio punibile. Per non parlare dell’estradizione di coloro che, rifugiatisi nel paese nordico perché perseguitati da Erdoğan, vengono riportati a forza in Turchia dove trovano ad attenderli torture, detenzione senza processo e talvolta la morte (anche se va detto che l’Alta Corte svedese più volte ha rifiutato la richiesta delle autorità turche). In secondo luogo, non bisogna dimenticare che la difesa della libertà di espressione non è immune da tatticismi politici: i Democratici di Svezia (partito di estrema destra il cui appoggio esterno è indispensabile alla sopravvivenza del governo) ne hanno fatto il cavallo di Troia delle loro costanti istigazioni, via social, all’odio etnico. Il partito di Jimmie Åkesson fa dell’insulto all’Islam in qualsivoglia forma un diritto inalienabile, per poi invocare il pugno di ferro della polizia contro i giovani dei “ghetti” che non ci stanno a fare da capro espiatorio per le falle del modello svedese. Se già non è semplice far ingoiare al loro elettorato la subordinazione alla NATO (ossia a Washington), cui i Democratici di Svezia sono stati a lungo contrari, un cedimento sull’islamofobia rappresenterebbe un boccone indigeribile. La loro rendita di posizione contribuisce a spiegare il basso profilo tenuto in questi mesi dal Governo, che però ora è sulla graticola, accusato com’è dai socialdemocratici e da una fetta crescente dell’opinione pubblica di passività a fronte della crisi internazionale che attanaglia la Svezia.

Dopo il pronunciamento della magistratura a favore dell’autorizzazione dei roghi, la situazione, già spinosa, è diventata infatti incandescente. Entrano in scena due rifugiati iracheni dal passato oscuro, Salwan Momika e Salwan Najem, che raccontano di essersi convertiti al cristianesimo e di essere pronti a bruciare il Corano finché la Svezia non lo metterà al bando. Di Momika era una delle richieste di autorizzazione respinte a febbraio. Quale miglior occasione per rifarsi che usare pagine del Corano per strofinarsi le scarpe e poi bruciarne alcune, davanti alla più grande moschea di Stoccolma, per giunta a fine giugno, cioè in concomitanza con una delle feste più importanti per le/i musulmanɜ, quella del Sacrificio? Non scoppiano disordini non tanto per la presenza in forze della polizia, quanto per la determinazione dei fedeli a non fare il gioco dei provocatori. All’estero però le reazioni non si fanno attendere: l’ambasciata svedese a Baghdad viene assaltata; il Pakistan, su incarico dell’Organizzazione della Conferenza islamica, chiede una riunione straordinaria del Consiglio dei diritti umani dell’ONU; diversi paesi (tra gli altri, Qatar e Arabia saudita) convocano gli ambasciatori svedesi, mentre l’Iran rifiuta di accogliere il nuovo rappresentante diplomatico di Stoccolma. Da più parti si incita al boicottaggio dei prodotti svedesi. Anche papa Francesco si dice indignato per quanto accaduto a Stoccolma. Nel frattempo, i roghi si moltiplicano anche in Danimarca: non sia mai che l’estrema destra locale rimanga indietro.

Il Governo svedese condanna le azioni offensive per le/i musulmanɜ, che in alcun modo rispecchierebbero le sue opinioni: ma come può risultare credibile, considerando che l’ultima campagna elettorale (2022) è stata all’insegna della xenofobia e che il centrodestra per governare ha stretto un accordo con un partito apertamente razzista? Il 19 luglio l’ambasciata svedese a Baghdad viene nuovamente attaccata. Dopo pochi giorni, si diffonde la notizia che sono pervenute alle autorità svedesi due nuove richieste di autorizzazione (una di Momika) per ulteriori performance, stavolta davanti all’ambasciata iraniana. L’ayatollah Ali Khamenei avverte la Svezia che «difendere gli autori dei roghi del Corano equivale a dichiarare guerra al mondo musulmano». In Yemen migliaia di persone, compresi gruppi armati, protestano contro gli oltraggi al Corano in Svezia e Danimarca. L’Organizzazione della Conferenza islamica, oltre a concordare misure comuni da parte dei 57 stati membri per rispondere, sul piano diplomatico, economico e politico, alle offese, decide di rivolgersi all’UE perché ponga fine allo scandalo.

I due individui che hanno chiesto il permesso alla polizia svedese alla fine rinunciano, ma non basta per placare gli animi. Si torna a discutere della proposta che Bo Rothstein, uno dei più influenti politologi del paese, di area socialdemocratica, ha lanciato due anni fa: proibire il rogo di tutti i libri, non solo dei testi sacri; un tale divieto, lungi dal conculcare la libertà di espressione, la rafforzerebbe: «bruciare libri infatti non è un atto politico, bensì una minaccia alla democrazia». Incalzato da più parti, il governo apre a una revisione della legge sull’ordine pubblico. Ora, benché dietro l’accezione integralistica della libertà di espressione radicata nei paesi scandinavi si celino molti scheletri nell’armadio (https://volerelaluna.it/mondo/2020/11/27/liberta-di-espressione-e-blasfemia-il-precedente-danese/), l’eventualità di una restrizione dei comportamenti pubblici legittimi, in un contesto nazionale e internazionale segnato dalla guerra e dalla xenofobia, suscita qualche preoccupazione. Si potrà ancora bruciare una bandiera (magari della Turchia o degli USA), o appendere a testa in giù un manichino raffigurante unə statista (ad esempio Erdoğan)? Più in generale, dove sta il confine tra sacro e politico? E chi lo stabilisce? Dopo essere rimasto inerte per mesi, il governo potrebbe quindi scegliere una modalità di intervento suscettibile di spianare la strada a (ulteriori) torsioni autoritarie.

Il primo ministro, Ulf Kristersson, dichiara che la Svezia, costretta a intensificare i controlli interni e alle frontiere a seguito delle serie minacce alla sua sicurezza (rischio attentati, insomma), sta fronteggiando la più grave crisi del dopoguerra. Dovrebbe però riflettere su dove si annidi il nemico più insidioso: nel mondo musulmano o a casa propria? Il 27 luglio Richard Jomshof, presidente della Commissione Giustizia del parlamento svedese, ha chiarito quale sia la risposta del suo partito, i Democratici di Svezia, alla richiesta di un dialogo più ampio tra culture diverse avanzata da una figura di spicco della comunità musulmana svedese, Tahir Akan. Scrive Jomshof: «In effetti c’è una crisi. Deriva dal deliberato piano degli islamisti di islamizzare la Svezia, con l’aiuto di una nutrita schiera di complici. Convengo che abbiamo bisogno di ‘un dialogo più ampio’, un dialogo su come democratizzare il mondo musulmano. O meglio, un dialogo sull’Islam, questa religione/ideologia antidemocratica, violenta e misogina, fondata da quel signore della guerra, assassino seriale, commerciante di schiavi e ladro che è stato Maometto. Non occorre dunque alcuna ‘mappatura’ per scoprire come possiamo migliorare ‘la società svedese’. Ciò di cui abbiamo bisogno in questa situazione è difendere la nostra democrazia e la nostra libertà. E contemporaneamente prendere la lotta all’islamismo sul serio. Questo ci vuole».

Bisogna forse coniare, per questa militarizzazione integrale dell’esistenza, un nuovo termine: neicocrazia, a designare regimi fondati sull’odio (dei privilegiati nei confronti degli esclusi), in cui nessun compromesso è possibile.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

curdierdogannatopkkroghi coranosvezia

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’Europa chiama alla guerra

Rearm Eu prevede 800 miliardi per il riarmo europeo, il piano di Ursula Von Der Leyen viene discusso oggi in Consiglio Europeo. Emmanuel Macron lancia dichiarazioni inquietanti sulla sua offerta di ombrello nucleare made in France.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: La guerra contro i popoli continua

Nel quadro delle Giornate Globali Giustizia per Samir Flores Soberanes!, a sei anni dal suo assassinio, il Congresso Nazionale Indigeno e l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale hanno reso pubblica una dichiarazione a sostegno dell’Unione delle Comunità Indigene della Zona Nord dell’Istmo (Ucizoni), condannando l’imboscata avvenuta nella zona di confine tra Santo Domingo Petapa e San Juan Mazatlán, Oaxaca, nella quale furono uccisi tre dei loro difensori del territorio.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

PKK: rispetteremo l’appello del leader Öcalan, dichiariamo il cessate il fuoco

Il Comitato esecutivo del PKK ha dichiarato in un comunicato: “Siamo d’accordo con il contenuto dell’appello del leader Öcalan” e dichiariamo un cessate il fuoco a partire da oggi. Tradotto da ANF Il Comitato esecutivo del PKK ha dichiarato in un comunicato: “Siamo d’accordo con il contenuto dell’appello del leader Öcalan così com’è, e dichiariamo […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Grecia: sciopero generale a due anni dalla strage ferroviaria di Tebi, manifestazione oceanica ad Atene

Grecia paralizzata per uno sciopero nazionale indetto da tutti i sindacati con oltre 200 manifestazioni – una delle mobilitazioni più imponenti degli ultimi decenni – per chiedere verità e giustizia in occasione dell’anniversario di due anni dalla strage ferroviaria di Tebi, in cui persero la vita 57 persone, tra cui molti studenti: 85 i feriti gravi, […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Giornate di lotta globali per Samir Flores

Il 20 Febbraio decorrevano 6 anni dall’assassinio di Samir Flores Soberanes.Compagno instancabile nelle lotte territoriali ed ambientali contro la devastazione ambientale del Proyecto Integral Morelos. da Nodo SolidalePer approfondire clicca qui Il 20 siamo stati sotto l’ambasciata messicana a Roma con il busto di Samir, mentre altri busti bloccavano la strada per cholula, venivano esposti a Parigi, […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Kurdistan: appello storico di Ocalan. “Tutti i gruppi devono deporre le armi e il PKK deve sciogliersi”

cL’atteso appello del leader e cofondatore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, Abdullah Ocalan, è stato diffuso oggi pomeriggio, giovedì 27 febbraio 2025, ma senza l’atteso video-messaggio, evidentemente bloccato da Ankara. A parlare quindi deputate-i del partito della sinistra curda e turca Dem che si sono recati recata sull’isola-carcere di Imrali, dove Ocalan è detenuto da 26 anni. […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Rottura e interdipendenza: la partita tecnologica tra Usa e Cina

La competizione strategica tra Cina e Stati Uniti è più complessa e meno lineare di come viene solitamente rappresentata dai media generalisti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’enigma del riarmo europeo

Mentre scocca il terzo anno di guerra, finalmente si parla di negoziati di pace.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Autonomie e autodifesa in Amazzonia

Le autonomie territoriali e l’autogoverno popolare devono difendere i propri spazi in un periodo di crescente violenza statale e criminalità organizzata, che sono attori delle guerre di esproprio. di Raúl Zibechi, da Comune-info Se non lo facessero, sarebbero seriamente a rischio sia la sopravvivenza delle persone e dei gruppi, sia le autonomie. Tuttavia, molte autonomie […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Trump ribalta Zelensky facendo dissolvere la falsa coscienza dal capitalismo “liberale”

Terre rare, materie prime, il dollaro come valuta di riferimento, porte spalancate ai capitali americani e i risparmi nazionali dritti dritti nei portafogli di società Usa. In meno di una riga di post, il neo-presidente, attaccando l’omologo ucraino, ha riassunto la dottrina che gli Stati Uniti hanno seguito per anni. L’Europa balbetta, proponendo solo nuova […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

TURCHIA: IL LEADER DEL PKK OCALAN INCONTRA PER LA SECONDA VOLTA UNA DELEGAZIONE DI DEM

Riprendiamo da Radio Onda D’urto: Dopo anni di completo isolamento, nel giro di poche settimane una delegazione del partito della sinistra curda e turca Dem, terza forza del Parlamento turco, ha potuto incontrare oggi, mercoledì 22 gennaio e per la seconda volta Abdullah Ocalan, leader del Partito dei Lavoratori del Kurdistan – Pkk, imprigionato dal […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’escalation di Erdogan contro il Rojava

La Turchia e le milizie islamiste filo-turche, in particolare l’Esercito nazionale siriano (SNA), stanno sfruttando lo spostamento di potere a Damasco per colpire le aree di autogoverno controllate dai curdi nella Siria settentrionale e orientale. Ankara giustifica queste azioni sostenendo che i gruppi che operano nella regione, in particolare le Unità di difesa popolare curde […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: attacchi continui (ma respinti) dei turcojihadisti tra Manbij e la diga di Tishreen. L’aggiornamento con Jacopo Bindi dell’Accademia della Modernità Democratica

Nella Siria del Nord e dell’Est, dove da una dozzina d’anni è attiva l’esperienza rivoluzionaria dell’Amministrazione autonoma (Rojava), continuano gli attacchi incessanti contro le Forze democratiche siriane. Aerei da guerra turchi e droni dal cielo, oltre ai mercenari turcojihadisti via terra, colpiscono i fronti sud ed est di Manbij, per cercare di avanzare nella regione della […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Qualcosa di nuovo sul fronte occidentale

“Avevamo diciott’anni, e cominciavamo ad amare il mondo, l’esistenza: ci hanno costretti a spararle contro.”

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Israele e Turchia premono sulla Siria del Sud-Ovest e del Nord-Est

In queste giornate di repentini cambiamenti vogliamo fare il punto con Eliana Riva, caporedattrice del giornale di informazione Pagine Esteri, rispetto a due elementi di particolare pressione sul territorio siriano, ossia Israele da un lato e la Turchia dall’altro.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Guerra globale, una sola egemonia da garantire

Ich kenne Schritte die sehr nützen und werde euch vor Fehltritt schützen Und wer nicht tanzen will am Schluss weiß noch nicht dass er tanzen muss Io conosco passi che sono molto utili  e che vi proteggeranno dai passi falsi  e chi alla fine non vuole ballare  non sa ancora che deve ballare (Amerika – […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Kurdistan: attacco ad Ankara, bombardamenti turchi, colloqui con Ocalan

Giovedì, dopo la notizia di un riuscito attacco della guerriglia (rivendicato venerdì mattina) curda del PKK contro la principale industria di ingegneria bellica turca ad Ankara, l’aviazione di Erdogan ha scatenato sanguinosi raid aerei sulla Siria del Nord e sul nord dell’Iraq, dove il PKK sta infliggendo dure perdite all’esercito turco.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

KCK: agiremo secondo il processo sviluppato da Rêber Apo

“Il nostro movimento, con tutte le sue componenti, agirà secondo il processo che il Rêber Apo svilupperà”, ha dichiarato la co-presidenza della KCK, sottolineando che per questo devono essere stabilite le condizioni di salute, sicurezza e lavoro del leader.