Svezia, calma apparente a Stoccolma ma i riot si estendono
La rabbia popolare che si è riversata in strada durante queste notti, ha avuto origine in un quartiere, Hursby, in cui l’80% della popolazione è composto da rifugiati e immigrati di prima o seconda generazione. Risulta ora significativo come si stia allargando anche ad altre zone della Svezia. In uno Stato, considerato storicamente come una delle “isole felici” del nord Europa dal punto di vista economico- sociale, ora sembra che qualcosa, o meglio, qualche certezza stia vacillando. La “socialdemocrazia scandinava”, frutto di un sistema capitalistico ritenuto dai più come uno dei più efficienti per il benessere sociale, sta dando prova in questi giorni di un’infallibilità fittizia, dimostrandolo concretamente con le rivolte che si stanno verificando in questi giorni.
La condizione di disfacimento economico globale non ha di certo risparmiato i Paesi considerati indenni dalla morsa della crisi, e mentre di riflesso il tasso di disoccupazione si alza anche in Svezia, affiancato a problemi di integrazione delle comunità straniere nel territorio, ora appare incontenibile la rabbia di centinaia di giovani migranti o di origine straniera per i quali la guerriglia urbana costituisce l’unico sbocco per fare giustizia della propria condizione non solo marginata socialmente ma anche economicamente. In una Svezia controllata e pacificata attraverso un modello capitalista di un certo tipo, evidentemente non bastano più i sussidi di disoccupazione per supplire alla mancanza di lavoro così come non basta un pacchetto di diritti sociali a integrare stranieri sradicati dalle loro culture d’origine in una terra in cui gli stessi autoctoni sembrano ora soffrire la scomposizione data.
Emblematici rimangono gli assalti ai diversi edifici pubblici, dalle scuole agli asili. Gli stessi luoghi in cui una cultura sociale e economica viene perpetrata attraverso la formazione delle nuove generazioni, le medesime istituzioni fondamentali per garantire continuità con un certo modello che fino a ieri era considerato infallibile. In questi giorni invece, in Svezia si sta dando un segnale forte e chiaro: qualcosa non sta funzionando e la popolazione, almeno una parte di essa, se prima appariva “sazia”, ora si riscopre insoddisfatta.
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