Tunisia: e con lo sciopero ancora un passo avanti!
Aggiornamento delle ore 20h:
“E la lotta inizia ora” si concludono così le interviste ai manifestanti che ascoltiamo in questo momento dalla Tunisia. Dopo la grande giornata di sciopero, di scontro e di lotta, dopo aver espresso tanta forza politica accumulata in un mese di rivolta, il movimento tunisino riesce a scacciare Ben Ali.
Il regime ormai delegittimato dalla piazza con radicalità e determinazione tenta ora la carta del colpo di forza dall’alto, mettendo al potere Mohammed Ghannouchi da poche ore presidente ad interim della Tunisia. Ministro dal 1988 e primo ministro nel 1999, è amico stretto del vecchio dittatore, e vice presidente dell’RCD, il partito unico dello stato di polizia.
E’ vero! la lotta inizia ora, e dalla parte del movimento tunisino continueremo a raccontare e a dare voce alla straordinaria rivolta nel Magreb ai tempi della crisi. La redazione di Infoaut
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E lo sciopero assesta ancora un colpo al regime. Sta volta è uno di quei colpi forti che scatenano terremoti.
Lo sciopero a Tunisi sta portando in piazza più di 150000 manifestanti, e ancora Sfax, Soussa, Monastir, le martoriate Kesserine, Sidi Bouzid e Tahala, i piccoli villaggi, le località turistiche, e le grandi città. Inutile redarre l’elenco, oggi tutta la Tunisia è in movimento e in massa si urla “Tunis Tunis libera libera, Ben Ali vai via!”.
Stamattina prestissimo in 5000 puntuali davanti la sede del sindacato della capitale, e passo dopo passo dritti verso l’Avenue Bourguiba. In poche ora il corteo è cresciuto, altri gruppi di manifestanti da tutte le strade e direzioni, fino a raggiungere i numeri (ancora provvisori) a 6 cifre. La polizia non ha potuto fare a meno all’inizio che indietreggiare e lasciare che il corteo di massa raggiungesse il ministero degli interni. Raggiunto il ministero il presidio di massa ha rilanciato gli slogan contro il dittatore e la polizia ha reagito. Lacrimogeni, sfere di gomma, proiettili della polizia da una parte e coraggio, determinazione e forza dei manifestanti dall’altra: il centro di Tunisi sta diventando l’oggetto della contesa tra regime e piazza. E la rivolta si dissonde anche in altri quartieri dove la polizia spara e tenta di difendere i simulacri vuoti del regime in crisi.
Intanto le abitazioni della famiglia Trabelsi, una delle lobby familiari e mafiose più potenti della Tunisia, di cui la moglie del dittatore è una delle maggiori “esponenti pubbliche”, sono state prese d’assalto e saccheggiate, oggetti lussuosissimi e mercedes nella mani di giovani delle periferie, e poi l’incendio dopo che ogni lavoratore al servizio della famiglia più potente della Tunisia è stato fatto uscire.Si parla di spari intorno a Cartagine, a La Marsa. Intanto diverse dichiarazioni dei manifestanti spiegano meglio di ogni altro commento la situazione nella piazza del paese magrebino “non stiamo facendo la rivoluzione per un pò di zucchero, e 100 di noi non sono morti per youtube. Noi vogliamo la libertà fino alla vittoria”.
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